VIBO VALENTIA Conferma tutte le accuse mosse nel procedimento “Costa Pulita”, blitz della Distrettuale antimafia di Catanzaro, a cominciare dall’intestazione fittizia di un villaggio turistico. «Per quanto riguarda la sparatoria alla macchina di Barillari non l’ho fatta io, ma sono io i mandante. Sono a conoscenza del ferimento fatto da Marchese». A parlare è il collaboratore di giustizia Antonio Accorinti (cl. 1980) figlio del presunto boss Antonio. Le sue sono dichiarazioni contenute in una serie di verbali risalenti al 2023.
L’incendio all’agenzia
In particolare, in un verbale del 19 maggio 2023, Accorinti davanti ai pm della Distrettuale antimafia catanzarese spiegava: «Posso riferire sull’incendio al villaggio fatto da Antonino Tedesco su incarico dei Melluso. Preciso che sono molto amico con Simone Melluso e il motivo era che questo voleva che Trimboli gli pagasse la mazzetta». E ancora: «So dell’incendio all’agenzia di Antonino Staropoli. C’è stato un battibecco e Simone Melluso gli ha messo fuoco, rischiando anche di farsi male». A questo proposito, nel corso delle sue dichiarazioni, Accorinti ha chiarito: «Antonino Staropoli, almeno fino al 2015, ha fatto parte del gruppo Melluso e non dei Mancuso come avevo detto erroneamente. L’incendio era stato appiccato da Simone Melluso per fargli capire che doveva restare con loro e non doveva avvicinarsi ai Bonavita, con cui aveva anche un rapporto di parentela ed aveva iniziato a frequentarsi più assiduamente». Inoltre, sempre secondo il racconto di Accorinti, «Simone Melluso ha schiaffeggiato davanti a me Giovanni Sicari, dopo averlo visto in compagnia di Gregorio Niglia, facendolo andare a chiamare da Antonino Tedesco, cognato di Giovanni Sicari».
Antonio Accorinti riferisce poi dell’estorsione ai danni dell’istituto scolastico «fatta da Andrea Niglia». «Lo so in quanto ci sono state le elezioni e mi sono stati dati soldi dallo stesso Niglia e da Massara per avere voti da me e dai miei familiari. Posso riferire anche l’estorsione in corso su Briatico Vecchio e sul danneggiamento alla baia Safò. Sono a conoscenza del fatto che una ditta di pulizie di Lamezia era vittima di una estorsione che non so se è andata a buon fine». E ancora: «So anche del titolare di un ristorante a Zungri, che negli anni passati aveva mandato 500 euro per i detenuti e li aveva dati a Giuseppe Armando Bonavita. So per certo che la ditta per cui effettuava queste forniture, nella specie erano pannelli solari, ha dato la mazzetta a Francesco Barbieri». «Questo soggetto, oltre all’attività di ristorazione, ha anche una ditta di condizionatori che fornisce ed istalla anche pannelli solari e, in relazione all’appalto della scuola elementare di Briatico, so che ha versato questi 500 euro a Giuseppe Armando Bonavita. Sempre con riguardo alla realizzazione di questa edificio scolastico, so che la ditta incaricata dei lavori edili, di cui non conosco il nome, ha versato dei soldi a Francesco Barbieri».
Nel corso delle sue dichiarazioni, Accorinti spiega in dettaglio un furto «un bicicletta rubata a quello della carrozzeria di San Leo di Briatico, pochi mesi prima del mio arresto, in cui il cognato di questo si era recato a Briatico a trovare un amico». Il mezzo «gli venne fatto ritrovare da Riccardo Melluso su mio mandato. Ero venuto a conoscenza di questo furto in quanto, l’indomani, ne stavano discutendo tutti all’interno di una pasticceria», spiega il pentito. «Landro lo consideravo un amico, era un bravo ragazzo che prestava il mezzo al cognato per andare a lavorare, così incaricai Riccardo Melluso di vedere se erano stati “i pecorari”, ovvero i Prestia e, nel caso, di farsela restituire e riportarla al proprietario», ha raccontato ancora Accorinti. Poi il pentito racconta di aver incontrato Landro e di avergli raccontato del furto. «Gli dissi che a rubargli la bici era stato Andrea Prestia, un suo cliente al quale, peraltro, come anche a tutti noi, era solito fare piccoli lavoretti senza farsi pagare». «Prestia restituì la bici a Melluso senza opporsi in alcun modo in quanto, la famiglia del primo è sotto la famiglia Melluso, intendo a livello criminale, prendono ordini da loro». (g.curcio@corrierecal.it)
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