La Campania ha voltato pagina sulla gestione dei Rifiuti. I 10 anni della riforma nella Relazione ORGR

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Enzo De Luca e Fulvio Bonavitacola a Ecomondo 2023

La Campania ha voltato pagina sulla gestione dei Rifiuti afferma il Presidente dell’Osservatorio Regionale sulla Gestione dei Rifiuti (ORGR), sen. Enzo De Luca, che interviene alla vigilia della presentazione alle Commissioni e al Consiglio Regionale della Relazione annuale sul Ciclo Integrato dei Rifiuti nelle cinque province della Campania, commentando anche la recente sentenza della Corte Europea sui fatti della cosiddetta Terra dei Fuochi. Di seguito il testo della sua dichiarazione.
“DIECI ANNI DI RIFORMA CHE CAMBIANO LA STORIA DELLA CAMPANIA” – Dichiarazione di Enzo De Luca, Presidente Osservatorio Regionale Gestione Rifiuti – ORGR. La sentenza pronunciata contro l’Italia dalla Corte Europea – per i gravi danni alla salute denunciati prima del 2013 dai cittadini vittime con l’ecosistema dello sversamento di rifiuti tossici tra Napoli e Caserta -, evidenzia indirettamente la portata dello straordinario lavoro iniziato dal Governo della Campania solo due anni dopo, nel 2015, con l’Amministrazione presieduta da Vincenzo De Luca e l’Assessorato all’Ambiente guidato da Fulvio Bonavitacola. Oggi, a distanza di oltre un decennio da quelle denunce, non solo si è spezzata la continuità di quei deprecabili crimini ambientali, ma è stato pianificato, elaborato e avviato ad una realizzazione ormai molto avanzata, il nuovo sistema di gestione ambientale, ripensato per mettere al centro la salute dei cittadini e dell’ecosistema. Il disastro ecologico e ambientale accertato nella cosiddetta Terra dei Fuochi, scoperto e perseguito dalle inchieste condotte da Magistratura e Forze dell’Ordine, con l’appoggio del Parlamento attraverso la Commissione Bicamerale sui reati connessi al ciclo dei rifiuti, è stato dimostrato dalle sentenze essere stato il frutto dell’azione insistita e coordinata messa in atto spietatamente dalla criminalità organizzata che, citando l’ex Procuratore Antimafia Pietro Grasso, “aveva allestito un suo illegale ciclo ambientale”. Dello scempio lasciato sul terreno da quei traffici personalmente mi sono occupato da Senatore della Repubblica tra il 2008 e il 2013, ricoprendo le funzioni di vicepresidente vicario della Commissione parlamentare d’inchiesta. Data la dimensione del fenomeno delinquenziale, si comprese allora che non era sufficiente promuovere un risanamento solo dei luoghi, ma occorreva ricostruire un sistema di gestione di rifiuti e scorie basato sulla legalità e la trasparenza, rigenerando un clima di fiducia nelle istituzioni e di serenità delle comunità. Questo sforzo è da anni al centro di un vastissimo ed elaborato programma, che ha agito su due fronti complementari: sul piano nazionale, una opera di risanamento e bonifica, che proprio l’iniziativa dell’attuale Governo regionale ha contribuito in maniera determinante ad avviare; nel contesto regionale, una riorganizzazione completa del sistema gestionale per quanto riguarda i rifiuti urbani e non. Come ha opportunamente ricordato nei giorni scorsi proprio il Vice Presidente Fulvio Bonavitacola, mentre per la Terra dei Fuochi si trattava allora di iniziare – e oggi di completare – un percorso lungo e complesso, a causa della notevole estensione delle contaminazioni scoperte, in Campania occorreva voltare pagina. La sentenza della Corte Europea, pertanto, aiuta a fare chiarezza sul piano storico. Ha fotografato nei suoi contorni tragici la realtà legalmente accertata che l’attuale Governo De Luca ha trovato all’atto del suo insediamento, evidenziando così il punto da cui è iniziata una riforma epocale, che tra il 2016 e i giorni nostri ha determinato quella che proprio Bonavitacola ha definito nell’ultima edizione di Ecomondo, “una fase nuova”. Come Presidente dell’Osservatorio sulla Gestione dei Rifiuti, organismo disegnato dalla riforma per collegare il Governo Regionale al Consiglio e alla governance territoriale, posso affermare che una parte certamente decisiva in questa strategia di riavvicinamento del cittadino alle istituzioni in materia ambientale è costituita dallo sforzo compiuto per ristabilire tutti i diritti. A partire dalla Legge Regionale 26 maggio 2016 n. 14, attraverso le sue evoluzioni normative fino a tutto il 2024, il primo ciclo integrato della Campania è stato costruito sul diritto dei cittadini alla salute nel benessere di un ecosistema equilibrato e protetto, dove il rifiuto può e deve rappresentare una fonte di sviluppo sostenibile per le comunità, creando economia, reddito, posti di lavoro. Oggi la Regione realizza un ciclo integrato dei rifiuti trasparente, non solo bonificando i suoli e riorganizzando il servizio, ma anche e soprattutto garantendo all’utente un ruolo attivo nella difesa dell’ambiente urbano e rurale, al fianco degli enti locali, cui è stato restituito il ruolo costituzionale sospeso dal lungo commissariamento durante l’emergenza. Stabilendo e organizzando un moderno sistema di controlli e verifiche – con il pieno contributo in questa missione dell’ORGR – la Regione Campania ha gettato nell’ultimo decennio le fondamenta di un Ciclo integrato dei rifiuti efficace, efficiente, trasparente e sostenibile, come la Commissione Europea ha riconosciuto lo scorso anno, quando ha avviato l’iter per la cancellazione delle sanzioni contro l’Italia, segnatamente in riferimento all’emergenza iniziata negli anni ’90 del XX Secolo. Fondamentali sono gli strumenti per valorizzare i rifiuti, trasformandoli in materia per la produzione industriale ed energetica. Per questo, la Regione Campania ha investito molto nell’ambiente e nella transizione ecologica, fornendo ai Comuni i mezzi per assumere la propria responsabilità anche sul versante idrico. Il costante incremento della raccolta differenziata, pur in un complesso contesto economico e congiunturale, offre una dote decisiva alle nuove governance territoriali, costituite dai sette ambiti ottimali, per giungere rapidamente al completamento della filiera impiantistica nelle cinque province. È alla portata l’obiettivo ambizioso di chiudere il ciclo integrato dei rifiuti interamente sul territorio regionale nei prossimi mesi, grazie ai 12 impianti di compostaggio in corso di realizzazione e all’ammodernamento e alla riconversione pianificata e avviata dei grandi impianti già operanti. A dieci anni dall’avvio della riorganizzazione in Campania del ciclo dei rifiuti, ma anche dall’approvazione della legge 68 in materia di “delitti contro l’ambiente”, credo sia tempo di stabilire non solo in Campania, ma in Italia, nuove norme decisamente più efficaci contro chi altera l’ambiente e mina la salubrità dell’ecosistema. Ho depositato come primo firmatario nel 2010 agli atti parlamentari un ddl che ha l’obiettivo di aggiornare il codice penale, introducendo la fattispecie di reati precisi contro l’ambiente e il patrimonio naturale, ma anche a tutela della salute. Avallata dall’allora procuratore antimafia Pietro Grasso, poi eletto presidente del Senato, incassò il plauso e la condivisione delle forze dell’ordine, della magistratura, di una platea trasversale di rappresentanze politiche e istituzionali. Quel ddl potrebbe fornire anche oggi lo spunto per elaborare un nuovo testo di legge per l’Italia impegnata nella transizione ecologica con l’Europa. Nel frattempo, il dovere delle istituzioni è dialogare e cooperare per implementare la capacità di controllo e di vigilanza pubblici sulla gestione dei rifiuti e delle scorie ad ogni livello. Come Osservatorio, dopo un primo protocollo siglato ad Avellino dall’ORGR con l’Ufficio Territoriale di Governo nel marzo 2018 per lo scambio di informazioni e dati non sensibili sulla raccolta, il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti utbani, una analoga intesa sarà sottoscritta con le altre Prefetture in tutte le province allo scopo di rendere più efficace l’opera di contrasto ai reati ambientali connessi al territorio campano.


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