Unicredit su Generali, Orcel: «Un’operazione finanziaria, avanti su Banco Bpm e Commerzbank»

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Federico Fubini

Piazza Gae Aulenti ha acquistato fino al 4 per cento del colosso assicurativo: «Solo un’operazione finanziaria, il focus è un grande gruppo bancario europeo»

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Mai negli ultimi anni il top manager di una banca in Europa è stato al centro della scena come, oggi, Andrea Orcel. Ma l’amministratore delegato di Unicredit non vi è per i suoi rapporti con la politica, come succede a certi leader dei colossi tecnologici americani. L’ambiente naturale di Orcel è il mercato. Proprio ieri in serata è trapelato, prima sul Sole 24 Ore, che Unicredit ha costruito per mesi una posizione in derivati nel capitale di Generali: salita fino al 4%, ora intorno a un potenziale 3,5%.
Dall’istituto si fa sapere che si tratta di una operazione finanziaria, senza obiettivi strategici; neppure quello di influenzare le prossime nomine nel consiglio d’amministrazione delle Generali. Unicredit resta concentrata sulla sua Offerta pubblica di scambio per Banco Bpm e sul corteggiamento della tedesca Commerzbank, della quale ha il 28% (di cui il 18,5% in una posizione in derivati costruita negli ultimi mesi).

Gli obiettivi strategici di Unicredit

Queste restano le partite che Orcel considera rilevanti per l’Unione europea, non solo per Unicredit. «L’economia europea ha un’enorme esigenza di investimenti — dice il manager al Corriere —. Le banche sono una fonte fondamentale di capitale per finanziare queste ambizioni di crescita. Servono scala e competenza paneuropee». Oggi l’Europa è nel ruolo di grande malato dell’economia mondiale e il rapporto di Mario Draghi consiglia una cura in campo finanziario: mercati dei capitali integrati e banche più grandi, capaci di accompagnare nel mondo le imprese europee.
Orcel non aveva bisogno di essere convinto. Pensa di poter dare un contributo, dice, a «rivitalizzare l’economia europea». Di certo, con le due operazioni aperte il suo gruppo può diventare primo di gran lunga per valore di mercato in area euro. Anche per questo da Unicredit non trapelano commenti sull’offerta lanciata dal Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca.




















































«Unicredit non è italiana? Ha la sede centrale nel Paese ed è radicata»

Orcel è più interessato a rispondere alle critiche mosse da alcuni alla sua strategia, anche su Banco Bpm. Particolarmente ingiusta gli sembra quella riguardo all’identità di Unicredit, descritta da esponenti del centrodestra come «non italiana» a causa della struttura aperta del capitale e delle attività in Germania e in Europa centrorientale. Orcel la vede diversamente: «Unicredit è radicata in Italia: ha la sede centrale nel Paese, dove paga le tasse, sostiene le nostre persone e l’economia nazionale. La sede centrale di Unicredit è saldamente in Italia» insiste due volte il manager, come a sottolineare che l’integrazione con Commerz — nei piani — non cambierebbe questa realtà. Orcel aggiunge che una fusione con Banco Bpm farebbe salire il contributo dell’Italia all’utile netto del gruppo dal 40% a circa il 50% del totale: per l’azienda, il Paese conterebbe di più.

«Perché migliorerebbe l’offerta ai clienti»

Anche questo aspetto solleva preoccupazioni in alcuni osservatori, che temono l’erodersi della concorrenza sul mercato nazionale. L’amministratore delegato di Unicredit ritiene questi timori infondati, anzi sembra convinto che una fusione con Banco Bpm aumenti le opzioni per imprese e famiglie in molti distretti. Ma soprattutto, ricorda che una banca di scala europea può sostenere di più gli esportatori italiani nel mondo. «L’accordo (con Banco Bpm, ndr) migliorerà l’offerta ai clienti — sostiene il manager di Unicredit —. Nei territori non c’è quasi nessuna sovrapposizione di filiali fra i due gruppi, la vera concorrenza aumenterebbe e il servizio alle imprese piccole e medie, come alle famiglie, si rafforzerebbe». E aggiunge, reagendo a un’altra critica su una possibile stretta al credito per chi oggi si finanzia sia presso Unicredit che da Banco Bpm: «Senza il rischio di dover ridurre l’esposizione».

«L’offerta su Bpm? È equa»

Di certo Orcel ritiene la sua offerta sulla rivale del lombardo-veneto «equa». Molti nel mercato si aspettano un rilancio, ma il manager nota: «C’è un rischio di ribasso rispetto alle stime di consenso in un contesto di tassi in calo, di inflazione più elevata, in particolare per una banca che non ha investito a sufficienza né costruito linee di difesa». Unicredit ritiene di averlo fatto, ma che per alcuni altri non sia così chiaro.

La «campagna tedesca»

Intanto l’operazione su Commerzbank incontra resistenze di governo, in Germania, anche più accese. Nota Orcel: «Vogliamo investire venti miliardi di euro nell’economia tedesca perché crediamo che il Paese, come l’intera Europa, abbia bisogno di banche più grandi, efficienti e forti». In concreto il manager sembra convinto di poter aprire una breccia nelle resistenze politiche grazie all’approccio più aperto delle medie imprese tedesche. «L’unione fra Unicredit e Commerz può sostenere molto bene il Mittelstand e rivitalizzare l’economia tedesca — martella —. Le due banche insieme guiderebbero la ripresa offrendo al Mittelstand finanziamenti su misura, servizi di consulenza, collegamenti paneuropei e accesso ai mercati dei capitali che Commerz da sola non può fornire». In modo velato, il manager italiano chiede all’establishment tedesco una presa d’atto delle tendenze in atto: «Le banche statunitensi e altre stanno guadagnando quote crescenti del mercato bancario in Germania. Commerzbank da sola avrà difficoltà a mantenere la sua posizione senza una maggiore scala, investimenti e valore aggiunto».

«Nessun rischio per il personale»

Nei piani di Orcel, l’integrazione con Banco Bpm si dovrebbe fare nella seconda metà di quest’anno, quella con Commerz nel 2026. Ma entrambe sollevano interrogativi sugli impatti per il personale. Il manager non si sottrae. Ricorda che Unicredit dal 2021 ha fatto 16 mila assunzioni, poi entra nel merito. In Italia, dice, le uscite di personale sono sempre avvenute solo «in modo costruttivo attraverso i pensionamenti anticipati». Quanto alla Germania, Unicredit con il nuovo gruppo conta di trattenere molti giovani qualificati che altrimenti preferirebbero Londra o New York. E aggiunge: «Se si dovessero prendere decisioni difficili, come lascia intendere la tendenza nel settore, questo avverrà come sempre insieme ai rappresentanti dei dipendenti».

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