La denuncia di Milinkovic Savic: “Puoi insultarmi, ma basta razzismo” – Il Catenaccio

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Insulti, cori e interruzioni. Ieri è toccato a Milinkovic Savic, ma il razzismo negli stadi continua, a tutti i livello Ecco gli episodi più gravi degli ultimi anni. 

Non c’è nessun problema negli insulti, mi sta anche bene; ma il razzismo no“. Milinkovic Savic, portiere del Torino, è tra i protagonisti della sfida pareggiata contro l’Atalanta. Per un rigore parato, l’ennesimo in stagione, ma soprattutto per i cori razzisti che sono piovuti dalla gradinata del tifo bergamasco. 

Forse lo avevamo dimenticato o, più probabilmente, abbiamo smesso di dargli importanza, nascondendolo, ignorandolo, ma il razzismo negli stadi, come del resto nella società, nella politica, nella quotidianità, continua a esserci. E a infettare. Le ultime stagioni ci hanno già servito il solito copione: cori, sospensioni, indignazione di facciata. Dai vergognosi attacchi a Milinkovic-Savic ai cori beceri contro Maignan e Vlahovic, la Serie A si trova ancora una volta davanti a una domanda senza risposta: come si estirpa questa piaga?

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 Vanja Milinkovic-Savic: insulti e lanci di oggetti a Bergamo

L’ennesima pagina vergognosa è andata in scena a Bergamo, come vi dicevamo in apertura, dove Vanja Milinkovic-Savic, portiere del Torino, è stato bersagliato da insulti razzisti durante il match contro l’Atalanta. “Zingaro“, “serbo di m…” e, per non farsi mancare nulla, anche un accendino lanciato dalla curva.

Io non ho risposto niente, mi sono solo girato, ma queste cose non possono esserci in un campo da calcio. Questo non è sport“, ha detto il portiere nel post-partita. La società granata, intanto, ha chiesto provvedimenti.

Maignan a colloquio con l’arbitro

 Mike Maignan: cori razzisti a Verona

Un’altra giornata, un altro episodio. Questa volta a gennaio 2024, questa volta il bersaglio è Mike Maignan, portiere del Milan, durante la trasferta a Udine. Stessa cosa accaduta quest’anno, a Verona. Dalla curva gialloblù partono insulti, lo speaker prova a fermarli con l’annuncio di rito. Risultato? Fischi e cori ancora più forti.

Non è stato il giocatore ad essere stato aggredito. È stato l’uomo. È stato il padre di famiglia. Questa non è la prima volta che mi succede. E non sono il primo a cui è successo. Abbiamo fatto comunicati stampa, campagne pubblicitarie, protocolli e non è cambiato nulla“, ha scritto Maignan sui suoi social. Difficile dargli torto. Il Milan lo ha supportato, chiedendo sanzioni più dure, ma la realtà è che la repressione è un’arma spuntata se non accompagnata da un cambiamento culturale. “Oggi un intero sistema deve assumersi le proprie responsabilità: gli autori di questi atti, perché è facile agire in gruppo nell’anonimato di un forum; gli spettatori che erano in tribuna, che hanno visto tutto, che hanno sentito tutto ma che hanno scelto di tacere, siete complici; il club dell’Udinese, che ha parlato solo di interruzione della partita, come se nulla fosse, è complice; le autorità e la Procura, con tutto quello che sta succedendo. Se non fai nulla, sarai complice anche tu“.

Sul caso era intervenuta anche la politica. Prima il sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni, che aveva dichiarato: “Ho invitato personalmente Maignan a Udine per realizzare insieme iniziative concrete dedicate ai più giovani, con il supporto di Fondazione Milan. Proporrò al Consiglio comunale di conferirgli in quell’occasione anche la cittadinanza onoraria“. Poi il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga: “Ogni forma di razzismo va assolutamente condannata con risolutezza e fermezza. Quanto accaduto ieri sera in un momento durante il quale dovrebbero regnare il fairplay, il rispetto reciproco e la correttezza è un fatto grave sul quale dovrà essere fatta chiarezza. Bisogna però tracciare una netta distinzione tra un piccolo gruppo isolato, il quale si è reso responsabile di quel gesto ingiustificabile, e i tifosi del Friuli Venezia Giulia di ogni specialità che si sono sempre identificati nei valori dello sport, così come l’Udinese Calcio che di tali valori è sempre stato esempio virtuoso“.

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 Dusan Vlahovic: ennesimo caso di insulti a Torino

E poi c’è Vlahovic. Juventus-Fiorentina, la partita più calda per l’ex viola. Troppo calda. Il serbo viene bersagliato dai soliti cori discriminatori, l’arbitro ferma il gioco per qualche minuto, lo speaker richiama i tifosi, poi si riparte. Tutto già visto, tutto già sentito.

Come si legge su Eurosport, l’arbitro Mariani ha applicato l’articolo 62 delle NOIF (Norme Organizzative Interne della FIGC) che nel comma 8 e 9 prevede: “Nel corso della gara, ove intervengano per la prima volta i fatti di cui al comma 6 (ovvero il rilevamento di uno o più striscioni esposti dai tifosi, oppure cori, grida ed ogni altra manifestazione discriminatoria, NDR), l’arbitro, anche su segnalazione del responsabile dell’ordine pubblico dello stadio, designato dal Ministero dell’Interno o dei Collaboratori della Procura federale ed, in assenza di quest’ultimi, del Delegato di Lega, dispone la interruzione temporanea della gara comunicando la decisione ai calciatori, i quali dovranno rimanere al centro del campo insieme agli ufficiali di gara. Il pubblico dovrà contemporaneamente essere informato con l’impianto di amplificazione sonora od altro mezzo adeguato, sui motivi che hanno determinato il provvedimento e verrà immediatamente invitato a rimuovere lo striscione e/o a interrompere cori, grida ed ogni altra manifestazione discriminatoria“.

Ma basta questo per fermare il razzismo? La risposta, ovviamente, la conosciamo già. 



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