«I dissesti e i predissesti non derivano da responsabilità ascrivibili al legislatore nazionale»

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LAMEZIA TERME «I dissesti e i predissesti di cui sono protagonisti, in particolari, i Comuni della Calabria non derivano da responsabilità ascrivibili al legislatore nazionale, il quale penso che abbia dato tanto sia in termini di legislazione (di salvezza) sia in termini finanziari (soccorso finanziario). Credo, invece, che, il più volte delle volte, derivino da una errata interpretazione e applicazione della norma da parte degli addetti ai lavori. I c.d. tecnici, interni ed esterni agli Enti».  Lo afferma Rocco Nicita, Revisore dei conti, con riferimento al dibattito animato dagli interventi dei sindaci di Catanzaro e Reggio Calabria. Secondo Nicita «l’entrata in vigore della contabilità armonizzata, in data 1 gennaio 2015, introduce uno “scompiglio” nell’ordinamento contabile e finanziario degli Enti locali, un cambio di passo forte perché segna il passaggio tra il metodo tradizionale di rilevazione “lenta” dei fatti “Comunali” al metodo moderno di rilevazione “accelerata” degli accadimenti “Comunali”, e prova a mettere in connessione tutti i bilanci della Pubblica Amministrazione. Infatti, il nuovo metodo: registra concretamente la distanza tra le fasi dell’entrata e le fasi della spesa; fa dipendere l’effettuazione della spesa alla effettiva riscossione dell’entrata e, in questo modo, rafforza il principio di copertura finanziaria di ogni provvedimento di spesa; irrobustisce gli equilibri di bilancio contemplando la indispensabile imputazione e valorizzazione di accantonamenti e fondi, che sono i guardiani a presidio  degli equilibri di bilancio.  Con l’entrata in vigore della riforma, il legislatore ha usato nello stesso tempo il bastone e la carota. Il bastone: con la  contabilità armonizzata ha di fatto posto fine a quella pratica che prevedeva l’utilizzo di entrate “fittizie” o di dubbia esigibilità  a copertura di spese certe e, conseguentemente, ha rafforzato i principi dell’attendibilità e veridicità dei bilanci comunali;  la carota: con il riaccertamento straordinario dei residui attivi e passivi , vale a dire l’effettuazione dell’operazione di pulizia dei bilanci al fine di conoscere “ il reale stato di salute finanziaria degli enti territoriali”, ha, da una parte , “spinto” gli enti affinché  facessero emergere i disavanzi (sommersi) imponenti, dall’altra,  ha  previsto la possibilità di spalmare in un numero massimo di trenta anni il disavanzo derivante da tale operazione di restyling dei bilanci (cancellazione dei residui attivi non riscuotibili, sterilizzazione delle entrate di dubbia esigibilità, la previsione del fondo contenzioso/ passività potenziali , del  fondo perdite società partecipate  ecc. ). In materia – prosegue Nicita – la lettura delle numerose deliberazioni della Corte dei conti- Sezione regionale di controllo- per la Calabria, consegna un dato su cui dovremmo tutti riflettere. La Corte dei Conti  è dovuta, quasi sempre,  intervenire per correggere con la matita blu l’esito dell’effettuazione dell’operazione di riaccertamento straordinario dei residui portata a termine dai Comuni, i quali, forse, non avendo (nel 2015) compiutamente metabolizzato la ratio della norma, non avrebbero fatto emergere tutte le criticità presenti nei rendiconti, quindi , di conseguenza, non avrebbero fatto emergere i disavanzi reali, vanificando nei fatti il “soccorso di una norma speciale” . Forse è lì che bisogna andare a cercare le cause che hanno portato tanti Enti, paradossalmente anche dopo l’entrata in vigore della contabilità armonizzata, in situazioni di pre-dissesto e dissesto finanziario, acclarato che le cause principali sono quasi sempre: lo scarso volume di riscossioni dei residui; l’inadeguatezza degli accantonamenti ai fondi.  L’espansione delle situazioni di predissesto-dissesto, in particolare in Calabria, diventa ancora più inspiegabile quando si considera l’imponente liquidità immessa dal livello centrale nelle casse Comunali attraverso l’anticipazione di liquidità, ossigeno che avrebbe dovuto allontanare gli Enti da tali istituti, avendo di fatto trasformato i loro debiti a breve termine in debiti a medio e lungo termine. Allora, invece che assumere posizioni anacronistiche, piagnucolose e assistenziali, invocando aiuti finanziari, forse – conclude Nicita — sarebbe più proficuo e fattibile richiedere al legislatore nazionale la riedizione della norma che accorderebbe agli Enti territoriali di ripetere l’effettuazione dell’operazione di riaccertamento straordinario dei residui, soprattutto a quegli Enti che per tale operazione hanno subito la matita blu della Corte dei Conti».  

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