Giornata per la vita. L’uomo che comincia a esistere: un miracolo, un concentrato di speranza, il più prezioso dei doni

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L’intransigente difesa dell’uomo che comincia è condizione di un rinnovamento generale della società; non un campo d’azione periferico e limitato – perché un autentico amore per l’uomo è indivisibile – ma è la strada che apre la porta all’accoglienza e all’inclusività, che getta una luce più chiara sulla dignità di ogni essere umano e che rafforza ogni solidarietà. Si spalancano così orizzonti nuovi di speranza

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Trasmettere la vita, speranza per il mondo” è il tema del Messaggio che, puntuale, è arrivato anche quest’anno da parte dei vescovi italiani per la Giornata per la vita, che verrà celebrata, come sempre, ogni prima domenica di febbraio, in tutta Italia. Il Messaggio è stato particolarmente atteso, perché inserito nel Giubileo della speranza. Quest’anno è infatti diverso, perché siamo chiamati a vivere la speranza in modo nuovo, più intenso e consapevole. Leggendo e rileggendo la Bolla con cui Papa Francesco ha indetto il Giubileo si comprendono a fondo le ragioni della novità. Davvero, in questo tempo difficile e travagliato, siamo pellegrini di speranza, insieme alla Chiesa universale e a quanti ad essa vorranno affiancarsi. Pellegrini, anche noi. Pellegrini tutti. Ecco, la Giornata per la vita del 2025 sboccia nel giardino giubilare e torna ad aprire i cuori alla speranza che non delude, con la forza di un cammino che riguarda tutta la Chiesa, non solo quella italiana. D’altra parte, il legame tra la vita umana e la speranza è profondo, forte e inscindibile. Come non ricordare quanto scrissero i vescovi italiani nel 1979 all’indomani dell’approvazione della legge sull’aborto, agli albori della prima Giornata per la vita?

“Per ritrovare speranza bisogna avere il coraggio di dire la verità: la vita di ogni uomo è sacra”.

“Trasmettere la vita, speranza per il mondo”: questo il tema della Giornata per la vita e non poteva essere più bello, ricco, armonioso, carico di premura e attenzione per l’esistenza umana. Va letto e riletto. Viene in mente la splendida affermazione della Redemptor Hominis: “L’uomo è la prima e fondamentale via della Chiesa”. E per capire fino in fondo chi è l’uomo nella sua essenza, occorre portare lo sguardo sull’uomo che non ha altra qualità se non quella della sua umanità: colui che non è ancora nato.

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Con il Giubileo e la Giornata per la vita la Chiesa ci invita a scoprire le ragioni più profonde del valore di ogni uomo e, per scoprirle fino in fondo, bisogna volgere lo sguardo sull’uomo che comincia a esistere: un miracolo, un concentrato di speranza, il più prezioso dei doni.

Richiamando la Dignitas infinita, i vescovi ribadiscono che “la difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano. Suppone la convinzione che un essere umano è sempre sacro e inviolabile, in qualunque situazione e in ogni fase del suo sviluppo”. Il riferimento nel messaggio dei vescovi alla costante, generosa e operosa attività dei Cav, da 50 anni a servizio della società e della Chiesa, riempie di gioia perché conferma la comunione del popolo della vita, che in primo luogo è il popolo di Dio. Porre perciò al centro il più piccolo, colui che non conta, e riconoscerlo uno di noi, significa porre al centro tutto l’uomo e ogni uomo rovesciando i paradigmi di una mentalità per cui vale solo chi ha potere, soldi, successo, salute; ecco perché l’intransigente difesa dell’uomo che comincia è condizione di un rinnovamento generale della società; non un campo d’azione periferico e limitato – perché un autentico amore per l’uomo è indivisibile – ma è la strada che apre la porta all’accoglienza e all’inclusività, che getta una luce più chiara sulla dignità di ogni essere umano e che rafforza ogni solidarietà. Si spalancano così orizzonti nuovi di speranza.

È necessario, però, far uscire il tema della vita dalla gabbia delle ideologie e delle tifoserie per portarlo su un piano di verità e di amore verso tutti. “Se la questione della natalità dovesse diventare la bandiera di qualcuno contro qualcun altro – scrivono i vescovi nel Messaggio – la sua portata ne risulterebbe svilita e le scelte relative sarebbero inevitabilmente instabili, soggette a cambi di maggioranza o agli umori dell’opinione pubblica”.

Il “cambio d’epoca” che stiamo vivendo esige che comprendiamo, ancora di più e fino in fondo, le ragioni della speranza da portare al mondo, che sappiamo custodire lo stupore per l’Annuncio che la vita ha un destino buono ed eterno, che ogni uomo dal concepimento è parola d’amore del Padre e che “di un amore infinito possiamo fidarci”. Possiamo quindi offrire a tutti la mano tesa per un dialogo corrispondente a ciò che vibra nel cuore di ciascuno, corrispondente cioè a un desiderio di verità, bellezza, giustizia che tutti abbiamo dentro, nonostante la mentalità dominante cerchi di seppellirlo, stordirlo e deviarlo, fino a negarlo praticamente.

La Giornata è ecclesiale quindi non può essere messa da parte la preghiera. Madre Teresa, in una intervista pubblicata sul “Sì alla Vita” dell’ottobre 1990, ricordava che “coloro che sono impegnati nella difesa del diritto alla vita non possono ottenere nulla se non attraverso la grazia di Dio. Noi abbiamo bisogno della grazia divina non solo per compiere buone azioni ma persino per esistere. Quindi, siccome coloro che sono impegnati nella difesa del diritto alla vita hanno bisogno della grazia di Dio per compiere ogni buona azione, non è possibile difendere la vita umana senza la grazia di Dio creatore e Redentore”. A “Maria aurora del mondo nuovo” chiediamo con le parole di Giovanni Paolo II di “accogliere il Vangelo della vita come dono sempre nuovo, la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire, insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell’amore a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita”.

(*) presidente del Movimento per la vita italiano





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