“Basta rinvii, Governo non prenda in giro gli agricoltori”

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“Se saranno nuovamente rinviati Granaio Italia e la piena attivazione del registro telematico, necessari per un controllo e un monitoraggio finalmente seri e certificati del grano duro italiano e di quello importato, vorrà dire che il Governo vuole consapevolmente prendere in giro i cerealicoltori e i consumatori italiani. Questo è offensivo, inaccettabile, un danno per l’agricoltura italiana, e rende tragicomica la scritta ‘sovranità alimentare’ sulla targa d’ingresso del Masaf”.

È questa la posizione espressa da Gennaro Sicolo, presidente di CIA Puglia e vicepresidente nazionale di CIA Agricoltori Italiani, in merito all’emendamento al Milleproroghe (firmato dai deputati De Carlo e Lisei di Fratelli d’Italia), con cui il Governo chiede di posticipare l’obbligo di registrazione delle movimentazioni dei cereali al 1° gennaio 2026. Dopo una prima operatività sperimentale scattata la scorsa estate, il ministro Lollobrigida e il Governo avevano preso l’impegno di passare alla piena attuazione del registro telematico dal primo marzo 2025.

“Ai consumatori italiani rilanciamo il nostro appello: comprate solo pasta fatta al 100% con grano italiano: fatelo per la vostra salute e per salvaguardare la sopravvivenza della cerealicoltura italiana, smontando il giochetto dei poteri forti che puntano sulle importazioni di grano di cui spesso è incerta anche la provenienza oltre gli standard di sicurezza alimentare”.

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Sull’entrata in funzione di Granaio Italia, strumento fondamentale per porre un freno alle speculazioni e ai valori al ribasso che penalizzano i cerealicoltori italiani a tutto vantaggio delle importazioni, CIA Agricoltori Italiani e la sua declinazione pugliese hanno condotto una battaglia serrata. Ad aprile 2023, l’organizzazione ha avviato una campagna e una petizione nazionale (https://chng.it/zVC8sWyT75) capaci di raccogliere oltre 75mila firme. CIA Puglia, inoltre, ha raccolto l’adesione dell’ANCI Puglia e di ben 45 comuni pugliesi, rappresentativi di oltre 1 milione e 200mila cittadini della Regione Puglia, alla propria piattaforma di proposte per salvaguardare il settore cerealicolo italiano e tutelare i diritti dei consumatori ad avere una piena, totale e trasparente informazione sul grano utilizzato per produrre la pasta italiana. Una mobilitazione suggellata con tre grandi manifestazioni a Foggia, Bari e Roma, durante le quali migliaia di agricoltori e decine di amministratori locali hanno richiesto a gran voce che la cerealicoltura italiana sia messa nelle condizioni di tornare a produrre senza la spada di Damocle delle importazioni selvagge e incontrollate, con meccanismi che certifichino provenienza e salubrità del prodotto, in modo che il grano italiano torni ad avere un valore equo, corrispondente alle sue caratteristiche qualitative e commisurato ai costi di produzione parametrati sugli standard vigenti nel nostro Paese.

“Tutte quelle battaglie”, ricorda Sicolo, “hanno portato prima alla riattivazione della Commissione Sperimentale Unica per il prezzo del grano e poi, a marzo dello scorso anno, alla definizione da parte del Governo dei tempi di avvio per il registro telematico e per l’intero pacchetto di azioni previste con Granaio Italia. Un ulteriore rinvio sarebbe un tradimento degli agricoltori da parte del Governo. Il Registro telematico e le misure di Granaio Italia sono gli strumenti necessari a ristabilire una grande ‘operazione verità’ sulla produzione cerealicola italiana, sul fabbisogno della filiera grano-pasta e, soprattutto, su quantità, qualità e la provenienza delle massicce e crescenti importazioni di frumento dall’estero”. Da giugno 2022, quando il “fino” alla Borsa Merci di Foggia fu quotato a 562 euro alla tonnellata, il valore del grano duro italiano ha subito un vero e proprio tracollo: l’ultima quotazione, quella del 29 gennaio 2025, è di 332-337 euro alla tonnellata. Peccato che nel frattempo i costi di produzione siano saliti a oltre 1300 euro per ettaro.

“Basta assecondare i poteri forti che affossano l’agricoltura: si dia il via a Granaio Italia e si attivino le procedure del registro telematico superando quelle difficoltà tecniche che, a tutti gli effetti, sembrano la foglia di fico dietro la quale nascondere un altro colpo mortale alla nostra cerealicoltura”.



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