Patta, ragazzo d’oro. “Il trionfo a Tokyo? Di quei momenti non ricordo nulla, difficile anche parlarne”

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Vincere un oro olimpico a 21 anni in una delle discipline simbolo dei Giochi, in un’edizione magica per la propria nazionale con trionfi epici e gesta atletiche da cineteca che rimarranno per sempre nel cuore di chi ama lo sport in ogni sua forma e declinazione.

Lorenzo Patta ha vissuto tutto questo e da allora la sua vita è cambiata. Era il 2021 e il velocista di Oristano era arrivato da poco in azzurro facendosi spazio fra l’agguerrita concorrenza e guadagnandosi in pochi mesi la fiducia di federazione e allenatore, così da strappare il tanto anelato biglietto per Tokyo e la XXXII Olimpiade.

Il torneo di Gimbo Tamberi che impazzisce di gioia dopo aver centrato l’oro nel salto in alto a pari merito col collega e amico qatariota Barshim. Quello di Marcel Jacobs che brucia tutti sui 100 m ottenendo un trionfo impensabile fino a 9 secondi e 84 centesimi prima. Quello di Massimo Stano campione assoluto della marcia 20 km maschile e Ganna e compagni prodigiosi nell’inseguimento a squadre.

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Quelli, infine, di Patta, Tortu, Jacobs e Desalu che vanno a prendersi la gloria con le unghie e con i denti nella staffetta 4×100 mandando in visibilio i tifosi italiani collegati in mondovisione.

Nel 2024, a Parigi, il fantastico quartetto si è fermato in quarta posizione, a un soffio dal podio, ma nel mirino c’è già Los Angeles 2028. Abbiamo raccolto le sensazioni di Patta in vista degli impegni del 2025 e delle sfide future.

Che 2025 sarà per te?

‭«Per adesso sono abbastanza tranquillo. Inizierò la stagione direttamente all’aperto, niente gare indoor. Ora è il periodo di preparazione in vista degli impegni‭».

Nonostante il successo, hai scelto di continuare a vivere a Oristano e allenarti in Sardegna. Ti pesa dal punto di vista logistico?

‭«Non particolarmente. È una scelta dovuta in primis alla voglia di continuare a lavorare con il mio allenatore. Ho iniziato con lui, è andata da subito bene. I risultati arrivano, non vedo perché dovrei cambiare. Anche il clima fa la sua parte: qua praticamente abbiamo 15-20 gradi tutto l’anno, temperature ideali per gli allenamenti di un velocista‭».

Come inizia la tua carriera nell’atletica?

‭«La passione per la corsa l’ho sempre avuta. Ho iniziato giocando a calcio, ma il mio punto forte è sempre stato la velocità. Mi sono affiancato all’atletica attraverso le gare scolastiche. Quando mi proposero i giochi studenteschi ero un po’ scettico, alla fine ne è valsa la pena‭».

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Quando hai capito che poteva diventare un’esperienza di vita?

‭«I risultati hanno aiutato, proprio con le gare studentesche sono arrivato secondo a livello italiano. Poi ho iniziato a vincere qualcosa a livello individuale, mi hanno contattato dalle Fiamme Gialle e ho capito che stava diventando il mio lavoro. È stato tutto veloce e bello‭».

Entrare in un gruppo sportivo come le Fiamme Gialle è il passaggio determinante per un atleta che fa uno sport come il tuo?

‭«È il momento in cui capisci che sta diventando realmente una cosa importante. Entrare in una forza armata è l’obiettivo di ogni atleta, perché ti dà la serenità di fare il tuo lavoro in maniera tranquilla e nel migliore dei contesti possibili‭».

Della prima chiamata in nazionale che ricordo hai?

‭«Bello, molto bello. Ho fatto il mio esordio in nazionale maggiore in Coppa Europa nel 2021. Feci 100 metri nella staffetta. Un momento memorabile che è stato anche il trampolino di lancio per le Olimpiadi. Ricordo il 2021 come un anno magico‭».

In pochi mesi ti sei ritrovato tra i grandi, poi a correre alle Olimpiadi, infine a vincerle. Come si gestisce mentalmente un susseguirsi di esperienze che altri compiono nel giro di anni?

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‭«È stato semplice perché paradossalmente il Covid, che ha svuotato gli stadi, ha reso l’impatto con una manifestazione di quel tipo meno forte. L’assenza di pubblico a Tokyo ha alleggerito mentalmente la grandezza dell’evento. Poi, di mio, ho un carattere che mi permette di conservare lucidità e questo mi ha aiutato‭».

C’è un aneddoto di quell’edizione dei Giochi che ricordi con piacere, a parte la vittoria?

‭«Ricordo il rientro al Villaggio Olimpico dopo la vittoria. Siamo tornati verso le 4 di notte, dopo ore di interviste e antidoping. C’erano tantissimi compagni di nazionale svegli ad aspettarci per festeggiare con noi. Emozionante‭».

Tu hai corso la prima frazione di quella 4×100. Che sensazioni si provano prima di scattare per una finale olimpica?

‭«Nulla. Lì veramente sei in trance agonistica al massimo, sei concentrato sulla tua frazione e non pensi a nulla. Di quei momenti ricordo solo che dopo aver fatto il mio guardavo la gara dal maxischermo e ho visto Filippo (Tortu, ndr) tagliare il traguardo per primo. Una gioia incredibile. È difficile persino parlarne‭».

Sei stato il primo ad abbracciare Tortu sul traguardo, cosa vi siete detti in quel momento?

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‭«È un’altra cosa che non ricordo. Ricordo solo che Filippo mi chiedeva: “Ma abbiamo vinto noi?”. Io l’avevo visto dal vivo, lui correndo non si era reso ben conto. Poi abbiamo visto il tabellone che confermava il risultato‭».

Siete entrambi sardi, vi hanno aiutato a diventare amici?

‭«Con lui ho un rapporto speciale, ci sentiamo spesso. È la prima persona con cui ho stretto un legame forte in Nazionale. A volte lo prendo in giro dicendo che lui non è un vero sardo perché è cresciuto fuori. In realtà  tiene molto alle sue origini e penso sia più sardo di tante altre persone che vivono qua. Viene spesso in Sardegna e facciamo in modo di incontrarci tutte le volte che si può‭».

Oro olimpico a 21 anni. Come si fa a trovare le motivazioni per andare avanti quando hai raggiunto la vetta così giovane?

‭«Cercare di vincere un altro. Questo è l’obiettivo che ci eravamo posti anche quest’anno. Siamo andati vicini al podio. Si lavora per ottenere i risultati più grandi a cui si può aspirare. Le motivazioni non mancano mai‭».

Come vedi questa crescita imponente dell’atletica italiana negli ultimi anni?

‭«Sicuramente contano molto i risultati. Un ragazzino che vede i risultati di Jacobs, di Tamberi, i nostri, si sente motivato a fare le cose più seriamente e crescere al meglio‭».

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Stai lavorando per confermarti anche a livello individuale e uscire dalla dimensione della staffetta?

‭«È un obiettivo che mi sono posto già per quest’anno. Vediamo un po’ quello che riusciamo a tirare fuori. Sono disponibile per la staffetta, ma ora vorrei ritagliarmi anche un bello spazio per la gara individuale‭».

L’esperienza di Parigi, finalmente col pubblico, come l’hai vissuta?

‭«È stato molto, molto bello. Non è partita benissimo per me, nel senso che mi sono ritrovato ad essere escluso dalla batteria della staffetta. Ci sono rimasto parecchio male, ma ho avuto la fortuna di correre la finale. Lo stadio col pubblico, 80-90mila persone, è una cosa totalmente diversa. Ti dà una carica, un’adrenalina incredibile‭».

Sapevi di poter essere escluso nella prima fase o è stata una sorpresa?

‭«Arrivavo da un periodo in cui non ero al massimo della forma. Mi sono infortunato a inizio maggio e ho faticato a recuperare. Poi sono riuscito a rimettermi in sesto e mi è dispiaciuta la mancanza di dialogo con allenatore e dirigenti. Ho scoperto la mattina stessa che non avrei corso‭».

Hai recuperato per la finale. Un quarto posto che lascia l’amaro in bocca?

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‭«Sì, peccato. Ci ha fatto parecchio male perché se l’oro di Tokyo era inaspettato, a Parigi credevamo tanto in una medaglia. L’abbiamo sfiorata, ma abbiamo dimostrato ancora di essere tra i grandi della velocità mondiale e c’è da andarne fieri‭».

A Tokyo hai corso la prima frazione, a Parigi la terza. Qual è il criterio con cui si assegnano le posizioni?

‭«Dipende dalle caratteristiche del corridore. Io so correre abbastanza bene la curva, sono bravo nei cambi. Quindi so correre la prima e la terza, che ha un cambio a ricevere in curva e un cambio a dare in curva, quindi è forse la più complicata. È difficile schiodare dalla seconda e dalla quarta, che sono quelle dove serve maggiore potenza, atleti forti nel lanciato come Jacobs e Tortu‭».

Qualis ono gli obiettivi prossimi?

‭«C’è un mondiale a Tokyo che vorremmo onorare, ci manca solo l’oro mondiale, poi abbiamo vinto tutto nella staffetta. Si può sognare‭».

Che cos’è per te la felicità?

‭«Sono felice in molti momenti, quando sto con la famiglia, con gli amici, con il mio allenatore. Ma correre è la mia dimensione più bella, quella dove mi sento appagato‭».

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