Nonno investito e ucciso da un’auto a Treviso, nipotina di 7 anni risarcita con 46 mila euro: «Avevano un legame speciale»

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di
Giampaolo Chavan

L’incidente nel 2019 a Cessalto. Moglie e figlie del pensionato di 67 anni avevano già ricevuto dall’assicurazione 960 mila euro: la causa dopo il rifiuto di rifondere il danno anche alla bambina

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La nipote piange ancora il nonno a quattro anni e mezzo dalla sua morte. Se ne è andato in modo tragico quando lei aveva solo sette anni. È stato investito a pochi passi dalla sua casa nel Trevigiano, travolto da un’auto. Le lacrime scendono sul viso della bimba quando qualcuno cita il nome di chi l’aveva accompagnata nei giochi per tutti i pomeriggi quando usciva da scuola. Cerca una consolazione ad un dolore così enorme, dedicandogli canzoni grazie anche ai primi insegnamenti ricevuti nel corso di musica che frequenta da alcuni mesi. Poco dopo l’alba del 21 giugno 2019, il nonno di 67 anni fu travolto da una Clio Renault, guidata da un operaio di 56 anni di Musile di Piave mentre camminava sul ciglio della strada. All’automobilista è stata riconosciuta la piena responsabilità dell’incidente. Da quel giorno, la vita di Paola (nome di fantasia) è stata stravolta. Ha sofferto le pene dell’inferno. Si è trovata a dover gestire un dolore che anche per un adulto è un’impresa da superare. 

Al fratellino nulla: troppo piccolo

E pochi giorni fa, il giudice del tribunale civile le ha riconosciuto un risarcimento. L’avevano chiesto gli avvocati Paolo e Riccardo Ferri di Oderzo, avviando la causa civile contro la Compagnia della vettura guidata dall’investitore. La moglie e i due figli del sessantasettenne avevano già percepito 960.000 euro di risarcimento dalla stessa assicurazione. Pochi giorni fa, il tribunale ha deciso che anche il dolore della nipote oggi dodicenne dev’essere risarcito con 46.123 euro per il danno non patrimoniale, recita la sentenza, e la perdita parentale. È andata male, invece, per il fratellino che all’epoca della tragedia aveva solo un anno e mezzo. «Non è sufficientemente dimostrato», riporta il verdetto del giudice, “che avesse acquisito competenze psico relazionali tali per discernere gli accadimenti della vita e parteciparvi emotivamente». Al piccolo, quindi, non è stato riconosciuto alcun indennizzo. Ma la partita giudiziaria non si chiude qui. «Presenteremo appello a Venezia – fa sapere l’avvocato Paolo Ferri -. Il tribunale non ha rispettato le tabelle guida dei tribunali di Milano e Roma. Alla nipote andava riconosciuto un risarcimento superiore di almeno 23.000 euro rispetto ai 46.123 disposti in sentenza e anche al piccolo dev’essere corrisposto una somma per la perdita del nonno».




















































Un legame speciale

D’altro canto, emerge dalla sentenza, la relazione tra nipoti e nonno era particolarmente intensa. Fino al giorno della tragedia, il sessantasettenne andava a prendere i nipoti all’asilo e a scuola tutti i pomeriggi, in attesa che genitori li prelevassero al termine della giornata di lavoro. I piccoli avevano così la possibilità di giocare nel giardino dei nonni. C’erano le galline in quello spazio verde, hanno raccontato alcuni testimoni sentiti nel processo, la piccola le inseguiva e le prendeva a mani nude. Ma c’erano anche altri animali. E i giochi di tutti i tipi: macchinine, bambole, pupazzi, palle e palline. Una sorta di paradiso a misura di bimbo. E c’era sempre anche il nonno a sorvegliarli e a giocare con i nipoti, è ancora il racconto dei testimoni. «È quindi verosimile ritenere che la relazione tra nonno e nipoti, pur non basata sulla coabitazione», si legge nella sentenza, «fosse connotata da profondo affetto». E la qualità e l’intensità della relazione affettiva ha rappresentato una fetta consistente del risarcimento, venti punti. Il giudice trevigiano ha tenuto conto, si conclude la sentenza, «e della centralità dei rapporti famigliari nel periodo dell’infanzia».

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