Bio: Matteo Montani nasce a Roma nel 1972. Nel 1997 si diploma all’ Accademia di Belle Arti (Urbino/Roma). Giovane vincitore del Premio Suzzara nel 2000, è finalista al premio Lissone nel 2007 , al premio Cairo nel 2008 e al Premio Terna nel 2009. Partecipa alla 15ma Quadriennale d’arte di Roma. Vince la 64ma edizione del Premio Michetti e nel 2021 riceve il Premio Arte Contemporanea, (PAC 2020). Partecipa a numerose collettive e allestisce personali in gallerie private, tra cui la Galleria L’Attico, Roma, la Galleria Marilena Bonomo, Bari, Nicola Pedana, Caserta, Luca Tommasi, Milano, Otto Gallery, Bologna, la Elkon Gallery, New York e in spazi pubblici come il Mar di Ravenna, il Museo Andersen di Roma, la Reggia di Caserta, Il Mac di Lissone, il Serlachius Museum in Finlandia.
Vive e lavora tra Bologna e Sibiu
Il lavoro di Matteo Montani si sviluppa attraverso tre parole chiave che rappresentano altrettanti momenti del processo pittorico, fortemente interconnessi tra loro: movimento, visione e immagine.
L’opera si distingue per l’impiego di una materia sottile in cui le immagini emergono, fluttuano, vengono fissate e conservate, dando vita ad una pittura che potremmo definire liquida, in parallelo con la fluidità stessa dell’occhio umano.
Assistiamo così ad un viaggio in movimento, a un’esplorazione profonda e incessante del momento della visione che culmina nell’incontro con l’immagine la quale, rivelandosi, diventa riconoscibile e familiare non solo per l’artista, ma anche per lo spettatore, a livello inconscio.
L’idea di “rivelazione” è fortemente legata a una dimensione spirituale che in Montani non si configura come una condizione data a priori, ma come una continua ricerca che permea la sua pratica.
Il suo lavoro, essendo intrinsecamente processuale, si lega al mistero e alla trascendenza: a qualcosa di sacro che va oltre le dinamiche dell’arte e del sistema artistico.
L’approccio dell’artista è caratterizzato dunque da una totale apertura alla ricerca di conoscenze nascoste, mantenendo intatto il suo legame con una dimensione rituale e trascendente in cui corpo, mente e anima si fondono in un’esperienza unica di elevazione.
In questo contesto, risulta interessante il parallelo con le riflessioni di Pavel Florenskij sulla spiritualità del pittore di icone. Come quest’ultimo, anche Montani sembra animato dal desiderio di elevarsi verso una realtà superiore attraverso la sua pittura, intraprendendo un percorso che si alimenta di una costante nostalgia, traducendosi nella volontà di perpetuare la sua pratica.
La forza dell’intensità creativa non dipende dunque tanto dal tempo impiegato nella realizzazione dell’opera, quanto da una continua tensione verso un Mondo altro.
Le opere di Montani sono spesso stratificate ed evanescenti, veri e propri “Vanishing Paintings”. Il titolo fa riferimento ad una serie di lavori in cui l’artista esplora il concetto di dissoluzione e trasformazione, impiegando materiali non convenzionali come carta abrasiva, polveri metalliche e tempera mista a calce; si può cogliere un’affinità tra questa dimensione transitoria e il supporto scuro che l’artista utilizza, il quale contiene elementi chimici simili a quelli presenti nell’Universo e nelle stelle, come ad esempio il silicio.
Questo aspetto si integra inoltre con la sua riflessione teorica sull’“Orizzonte degli eventi”, un concetto della fisica teorica che interpreta come un punto limite oltre il quale si aprono nuove possibilità, conoscenze o visioni: nuovamente come una soglia tra il misterioso e l’inaccessibile.
Nel corso degli anni, le sperimentazioni di Montani hanno incluso anche la performance. Sebbene ogni sua opera possa essere considerata performativa, in quanto si manifesta nel gesto di fissazione dell’immagine, nel 2017 l’artista ha presentato a Caserta, in occasione della mostra Unfolding presso la Galleria Nicola Pedana, un’azione in cui fa emergere una serie di figure che sembrano essere catturate da un’altra dimensione – che si rivela pittoricamente dal bianco della parete e oltre la stessa – generando una forte tensione emotiva tra i partecipanti.
La carriera di Montani è stata segnata da importanti incontri che hanno costituito tappe decisive del suo percorso; tra questi, spicca quello con Fabio Sargentini, che lo ha coadiuvato nel processo di liberazione dell’immagine e che lo ha incoraggiato a lavorare su grandi formati e con artisti e galleristi di generazioni precedenti, come Sergio Casoli e Marilena Bonomo, Luciano Fabro, Alfredo Pirri e Michelangelo Pistoletto.
L’artista vanta anche significative collaborazioni internazionali, come quella con il Museo del Duomo di Würzburg, dove nel 2011 ha presentato un’opera di grandi dimensioni (Crescendo) in uno spazio sacro.
Montani ha vinto numerosi premi, tra cui il Premio Suzzara nel 2000 e il Premio PAC nel 2020, in occasione del quale ha realizzato un’opera monumentale.
Le sue opere sono inoltre presenti in importanti collezioni in Italia e all’estero, tra cui il Museum am Dom di Würzburg, il Museum Burg di Miltemberg, la Katara Towers Art Collection di Doha, la Fondazione La Quadriennale di Roma, la Fondazione VAF di Milano/Francoforte, i Musei Vaticani, la Collezione Novartis in Florida, la Collezione Unicredit di Milano, la Collezione Arte Fiera di Bologna e la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.
Data studio visit: sabato 15 febbraio 2025
Orario: dalle 15 alle 18
Dove: Bologna
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