Terra dei fuochi. Mons. Di Donna: “La sentenza della Corte europea è tardiva e incompleta, procedere subito con le bonifiche”

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“Viene riconosciuto da una sede autorevole il rischio reale che la nostra terra ha vissuto per tanti anni, così come l’inadempienza dell’Italia al riguardo. Ci sono voluti, però, malati e morti”, sottolinea il presidente dei vescovi campani

(Foto ANSA/SIR)

La Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per il rischio, “sufficientemente grave, reale e accertabile”, per la vita degli abitanti nella Terra dei fuochi tra Napoli e Caserta. Secondo la Corte “non ci siano prove sufficienti di una risposta sistematica, coordinata e completa da parte delle autorità nell’affrontare la situazione della Terra dei fuochi”. Della sentenza abbiamo parlato con mons. Antonio Di Donna, vescovo di Acerra e presidente della Conferenza episcopale campana.

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(Foto: Luigi Buonicontro – giornale Tablò)

Quanto è importante che ci sia stata questa sentenza?

Io mi congratulo con la Corte europea per questa sentenza. Viene riconosciuto da una sede autorevole il rischio che reale che la nostra terra ha vissuto per tanti anni e viene riconosciuto anche che l’Italia è stata inadempiente al riguardo. Ci son voluti, però, malati e morti. Ci sono volute lotte contro il negazionismo di chi negava il nesso di causalità tra l’inquinamento ambientale e l’insorgere di patologie tumorali, soprattutto nei ragazzi e nei giovani. Già però dobbiamo riconoscere che l’Istituto superiore di sanità nel 2021, sotto impulso del Tribunale di Napoli Nord, aveva riconosciuto in un rapporto molto importante questo nesso, il dramma e il disastro ambientale. Del resto anche riconosciuto dai Tribunali nella condanna di alcuni imprenditori locali nell’avere inquinato le alcune terre. Ma detto questo, però, bisogna riconoscere che la sentenza è arrivata in ritardo.

Sono passati molti anni, infatti…

Ci sono voluti 41 ricorsi, dice la sentenza, di persone singole e di cinque associazioni per arrivare a questa sentenza che, pur essendo buona, a mio parere è tardiva e incompleta.

Tardiva ce lo ha spiegato, ma perché anche incompleta?

È incompleta perché presenta alcuni limiti che adesso evidenzio. Ancora una volta si parla di Terra dei fuochi, come territorio compreso tra Napoli e Caserta, cioè il nostro territorio, mentre da tempo io e le Chiese vanno dicendo che non si deve parlare solo del nostro territorio come Terra dei fuochi al singolare. In Italia, come sappiamo e non ci stanchiamo mai di evidenziare, esistono ben 50 siti, equamente distribuiti tra Nord, Centro e Sud: si pensi, per il Nord solo al Pfas che ha inquinato le acque del territorio tra Vicenza, Padova e Verona e per il quale c’è un processo in atto. Ci sono tante Terre dei fuochi, ora questa sentenza non vorrei che di nuovo ancora una volta, un’ennesima volta, buttasse la croce sul nostro territorio come se fosse l’unico territorio inquinato.

Ci sono altri limiti nella sentenza?

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Sì. Seconda cosa, la Corte impone all’Italia di provvedere in qualche modo a quello che è successo. Però non accenna minimamente e soprattutto non impone all’Italia il riparo dei danni, soprattutto attraverso le necessarie bonifiche, che sono il primo necessario passo ma di cui non si vede neanche l’ombra allo stato attuale, e il miglioramento della qualità dell’aria. Occorreva che la sentenza imponesse all’Italia di riparare a quello che è successo e di procedere alle bonifiche e, perché no, a forme di risarcimento dei danni alle persone, alle famiglie che in questi trent’anni sono stati colpiti dall’inquinamento ambientale. Risarcimenti intendo dire anche sotto forma economica, in qualche modo, che non riparano le morti avvenute né i malati, però potrebbero essere un segno di una riparazione da parte del Paese a quello che è successo. Quindi, una buona semenza, senz’altro, ma a mio parere tardiva e incompleta.

Eccellenza, adesso come si può continuare il cammino sia di riscatto di queste terre sia di effettiva bonifica?

Il cammino è quello già avviato, ma molto, molto lento. Sono entrate le istituzioni, c’è un buon dialogo, almeno, finalmente, tra le prefetture di Napoli e Caserta, la regione, soprattutto, e i comuni. In questa materia è fondamentale la regione, che certamente sta facendo molto, ma nonostante l’impegno che ci mettono il prefetto di Napoli, il prefetto di Caserta e in parte la regione, in parte i comuni interessati,

non c’è un miglioramento reale, tangibile, per quello che riguarda soprattutto le bonifiche, che sono fondamentali, e la qualità dell’aria.

Solo sui roghi tossici forse c’è stato un certo miglioramento perché diminuiscono da un po’ di tempo, ma c’è ancora tanto da fare e si registra la lentezza, forse burocratica, che poi si incontra con la rassegnazione dei cittadini che dopo anni sono stanchi anche di combattere.

Cosa si augura che avvenga adesso?

Auspichiamo, seriamente, che di nuovo si affronti la situazione. Ma gli anni che passano sono lunghi, come dimostra, ripeto ancora una volta, questa sentenza della Corte che interviene dopo tanti anni.

Eccellenza, il cammino della Chiese campane a favore dell’ambiente l’ambiente sta procedendo?

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Sì, il cammino va avanti. Anzi stiamo interloquendo con le istituzioni perché stiamo partecipando ai tavoli che il prefetto di Napoli e il prefetto di Caserta promuovono su questi temi, andando sui territori. C’è un’interlocuzione feconda, con notevoli risultati ma non tanto quanto ci si aspetterebbe. Noi come Chiesa campana continuiamo nel nostro lavoro, abbiamo un’iniziativa in quest’Anno Santo:

abbiamo un Giubileo della speranza a maggio, per sette giorni le nove diocesi interessate dal fenomeno faranno un pellegrinaggio sui siti inquinati.

Una bella iniziativa per mettere ancora una volta sotto i riflettori la questione ambientale, evidenziando le disfunzioni che esistono, ma anche le speranze che possono esserci. Sarà un pellegrinaggio reale, cioè si camminerà a piedi per sette giorni per ognuna delle diocesi interessate dai siti inquinanti che stanno sul loro territorio. Ci saranno trenta quaranta persone che cammineranno per tutti e sette i giorni e poi ogni diocesi che sarà toccata dal pellegrinaggio sarà coinvolta ulteriormente. L’ultima tappa sarà Napoli. Il pellegrinaggio sarà dal 16 al 24 maggio. Sempre noi vescovi delle diocesi interessate, poi, ci raduniamo, abitualmente, ogni due mesi, per mettere a fuoco il tema ambientale. A livello nazionale c’è un momento annuale in cui si confrontano tutte le diocesi di Nord, Centro e Sud che hanno sul proprio territorio siti inquinati. L’ultimo incontro è stato a Terni, a settembre scorso. Dovremmo fare ancora di più, soprattutto in relazione al fatto che quest’anno, a maggio, cade il decimo anniversario della Laudato si’.





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