di Alberto Vito *
L’ultimo report pubblicato dall’Istat relativo a matrimoni, unioni civili, separazioni e divorzi fornisce interessanti spunti di riflessione sull’evoluzione sociologica del nostro paese. Riferito al 2022, conferma la riduzione dei matrimoni religiosi a favore di quelli celebrati con riti civili (ormai più del 50%) e delle unioni civili, sostanzialmente stabili le separazioni e i divorzi. Sono in aumento le seconde nozze, presumibilmente anche in conseguenza dell‘entrata in vigore del “divorzio breve” e i matrimoni con almeno uno sposo straniero, divenuti il 15% del totale complessivo. Un elemento ci riguarda più da vicino ovvero la riduzione della variabilità territoriale con una progressiva convergenza del numero dei divorzi tra il meridione e il settentrione. In passato non era così, ed in percentuale il tasso dei divorzi al nord, analogo a quelle dei principali paesi europei, era doppio rispetto al sud.
Questo dato fornisce delle riflessioni: vuoi vedere che, se non dal punto di vista economico, il nostro paese tende finalmente a rassomigliarsi almeno culturalmente? Probabilmente lo stigma verso i separati e i divorziati si sta riducendo anche nel Mezzogiorno, mentre al Nord non c’è mai stato o era comunque inferiore. Inoltre, si riduce anche l’importanza dei fattori religiosi, sebbene tuttora resta nelle regioni meridionali sensibilmente più alta la percentuale di matrimoni religiosi. Una terza ipotesi richiama invece fattori economici: la separazione comporta sempre inevitabilmente maggiori spese e probabilmente nelle grandi città del Nord, più che altrove, sta diventando difficile poter mantenere lo stesso tenore di vita, per i minori e gli adulti coinvolti nelle separazioni. Forse a sorpresa potrebbe essere il costo della vita ridotto al Sud, anche per la presenza del contributo delle famiglie d’origine, la vera causa di questo inatteso ricongiungimento al resto d’Europa.
Ma quali sono invece le cause psicologiche delle separazioni coniugali?
Le relazioni di coppia, ad uno sguardo superficiale, appaiono in crisi nel mondo occidentale e il numero costante di divorzi, a fronte di una riduzione dei matrimoni, ne sembrerebbe la prova più evidente. In realtà le cose sono un po’ più complesse.
L’aumento delle separazioni è correlato agli stessi fattori psico-sociali in tutto il mondo occidentale: la minore influenza delle credenze religiose, l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro (che consente una maggiore autonomia sfuggendo al ricatto economico), l’aumentata importanza attribuita alla ricerca della realizzazione e del benessere personale.
Secondo una teoria interessante, c’entrerebbe anche il consumismo dilagante, che ci induce a considerare più conveniente comprare un’altra merce (pantaloni o scarpe, ad esempio) piuttosto che riparare o rammendare. Tali modelli comportamentali sarebbero così persuasivi da influenzare in modo inconsapevole anche le scelte private, portandoci a ricercare altro al comparire delle prime difficoltà.
Tuttavia, tra i motivi della crisi, ne esiste uno che va esattamente nella direzione opposta, ovvero l’aumento delle aspettative nei confronti del partner, tale da rendere inevitabilmente più alta la probabilità di insuccesso.
Per fare un esempio semplice, oggi si dà per scontato che il/la compagno/a debba “capire” l’altro. Si tratta di un’affermazione generica ma assolutamente condivisa, già da fidanzatini adolescenti. Ci si attende dal partner una capacità di attenzione che va ben oltre il garantire il benessere economico della famiglia o l’accudimento dei figli, come avveniva nelle precedenti generazioni. La coppia entra in crisi non perché sia meno importante del passato, ma per il motivo opposto: crolla caricata dal peso delle impegnative reciproche aspettative condivise.
Ai nostri nonni non erano richieste finezza psicologica ed empatia. La vita era probabilmente più faticosa dal punto di vista materiale ma certamente era anche più semplice dal punto di vista relazionale, con valori condivisi e aspettative chiare.
(*) Psicologo, sociologo, responsabile Uosd Psicologia clinica Ospedali dei Colli
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