Napoli, la mano dei clan sui B&b. Le recensioni degli ospiti per la gentilezza del cugino del boss: «Oscar è eccezionale»

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di
Luigi Nicolosi

Altri 3 arresti, compreso Oscar Pecorelli detto ‘o buono, nell’inchiesta dell’Antimafia che ha scoperto come il clan Lo Russo stesse facendo affari anche nel turismo affittando case

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Camorra e mattone, l’ombra dei clan napoletani si allunga sempre più minacciosa sui beni immobili destinati all’uso ricettivo. A pochi giorni di distanza dal blitz che ha portato al nuovo arresto del boss ergastolano Oscar Pecorelli, della moglie e del figlio, all’alba di oggi la Direzione distrettuale antimafia partenopea ha impresso un altro giro di vite all’inchiesta che sta facendo luce sugli ultimi business della criminalità organizzata. La svolta è arrivata grazie all’indagine condotta dai finanzieri del nucleo di Polizia economico-finanziaria di Napoli, diretto dal comandante Paolo Consiglio, e dal nucleo Investigativo centrale di Roma della polizia penitenziaria. In manette sono così finiti Oscar Pecorelli “il buono”, cugino omonimo del ras dei Lo Russo conosciuto invece come il “malommo”, e Vincenzo Bocchetti. Arresti domiciliari, invece, per Francesco Battimiello.

Il provvedimento cautelare eseguito alle prime luci di oggi rappresenta la seconda tranche dell’inchiesta che il 24 gennaio scorso ha colpito il capo del clan di Miano che, sebbene condannato all’ergastolo per omicidio e ininterrottamente recluso nel carcere milanese di Opera dal 2010, avrebbe continuato a ricoprire un ruolo di vertice all’interno della cosca, usando in carcere strumenti di comunicazione clandestini e avvalendosi della moglie, Mariangela Carrozza, e del figlio Rosario, anch’essi destinatari di misura cautelare. Per gli altri tre coindagati, già destinatari di perquisizione, tra cui il cugino del principale indagato, il gip si era riservato di pronunciarsi al termine dell’interrogatorio di garanzia preventivo.




















































I tre arrestati dovranno adesso rispondere dell’accusa di aver contribuito alla fittizia intestazione a soggetti compiacenti di immobili e imprese riconducibili al boss detenuto al fine di eludere l’applicazione delle disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali e agevolare operazioni di riciclaggio, come riscontrato nel corso delle perquisizioni eseguite la scorsa settimana. Uno di questi immobili, un appartamento situato a due passi dall’aeroporto di Capodichino, già interessato da procedura di pignoramento, era stato utilizzato per concedere locazioni brevi a uso turistico, rendendone così più difficile l’assegnazione, in fase esecutiva, all’eventuale aggiudicatario. Un altro immobile, in salita Capodimonte, era stato invece oggetto di due distinti trasferimenti in favore di una donna nullatenente e di una società riconducibile agli indagati. Una società esercente la lavorazione e il commercio di pellame, intestata a un prestanome, aveva invece beneficiato di iniezioni di liquidità di provenienza illecita e di fatture per operazioni inesistenti emesse da società “cartiere” per un ammontare di oltre 7,5 milioni di euro. Anche un’altra impresa, attiva nel settore della vendita di calzature, era stata intestata a un uomo privo di capacità contributiva per evitarne il sequestro e utilizzata per frodare il fisco mediante false fatturazioni in acquisto per oltre 2 milioni di euro. Infine, due società di trasporto su gomma, intestate alle mogli degli indagati, avevano ricevuto conferimenti di denaro di illecita provenienza. Altre operazioni di riciclaggio erano state agevolate mediante l’acquisto di orologi di lusso all’estero con pagamenti in criptovaluta.

«Un appartamento meraviglioso, impeccabile in tutto. Oscar eccezionale come sempre, disponibile e gentile». Con queste parole si esprimeva un ignaro turista autore di una recensione su Booking, che non sapeva e non poteva sapere che dietro quel volto affabile e professionale si nascondesse in realtà il cugino omonimo di Oscar Pecorelli, ras e killer del clan Lo Russo in carcere dal 2010, che nonostante la lunghissima detenzione non soltanto era riuscito a mantenere ben salde le redini della cosca, ma ne aveva persino ampliato il raggio di azione, investendo sul turismo. E proprio la casa vacanze di Capodichino era diventata un lussuoso b&b, oltre che uno dei «pallini» del boss di Miano: «Stai lavorando?», domandava “’o malommo” pochi mesi fa ignaro di essere da tempo sotto intercettazione. Rassicurante la risposta del parente incaricato della gestione: «Ho già una decina di prenotazioni per queste due settimane. Deve venire una signora adesso, un’altra domani». Gli affari del clan andavano a gonfie vele. B&b e case vacanza, un modo efficace per riciclare e guadagnare. Il clan aveva però anche la disponibilità di un altro appartamento in Salita Capodimonte e ora gli investigatori indagano per capire se ci siano altri immobili adibiti a strutture ricettive controllati dal clan.

31 gennaio 2025

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