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«L’impugnativa del governo conferma le nostre preoccupazioni»

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«Aver scelto la strada di escludere la realizzazione di impianti da fonti rinnovabili nel 99% del territorio sardo, al di là degli esiti che avrà il contenzioso costituzionale, rappresenta un errore perché limita fortemente la possibilità di nuove installazioni indispensabili per abbandonare le fonti fossili che già oggi stanno determinando danni incalcolabili all’ambiente, alla salute e perfino al paesaggio». Sardegna Rinnovabile interviene nella vicenda relativa alla decisione da parte del Consiglio dei ministri di impugnare la legge regionale della Sardegna sulle aree idonee per gli impianti di energia rinnovabile. Quanto avvenuto nei giorni scorso è la conferma delle preoccupazioni che erano state espresse già a settembre dall’alleanza formata dalle associazioni WWF Italia, Legambiente, Greenpeace e Kyoto Club per promuovere lo sviluppo a carbonio zero in Sardegna. L’isola, sottolineano le sigle ambientaliste, ancora oggi dipende in larga misura da carbone, derivati del petrolio e gas liquefatto. E quella approvata qualche settimana fa è una legge che rinuncia a garantire una pianificazione delle rinnovabili coerente con gli obiettivi e i principi nazionali ed europei, anche per le ambiguità contenute nelle stesse disposizioni nazionali. È vero che la Sardegna è stata la prima regione ad affrontare il problema della pianificazione e ha ribadito di voler rispettare gli obiettivi di produzione energetica da fonti rinnovabili, scrive in una nota Sardegna Rinnovabile riprendendo la posizione espressa a più riprese dalla presidente della Regione Alessandra Todde, ma «in tutte le occasioni di confronto abbiamo evidenziato che la moratoria prima e la legge dopo, oltre a rendere estremamente difficile l’installazione degli impianti energetici rinnovabili in Sardegna (e solo di quelli), rischino di generare incertezza giuridica per cittadini e imprese con la conseguente apertura di contenziosi che finiranno per rallentare ulteriormente la transizione energetica dell’isola con il più alto tasso di emissioni di CO2 pro capite in Italia». 

Aver scelto la strada di escludere la realizzazione di impianti da fonti rinnovabili nel 99% del territorio sardo, al di là di quel che succederà ora che il governo ha impugnato il provvedimento, per le sigle ambientaliste costituisce un grave errore. Da qui la decisione di Sardegna Rinnovabile di avviare una nuova campagna di comunicazione sul tema. Accanto alla richiesta di uscire da tutti i combustibili fossili, la campagna rimanda a una serie di domande e risposte per chiarire a cittadini e cittadine della Sardegna le opportunità, i vantaggi e il reale impatto dello sviluppo delle fonti rinnovabili nella Regione. 

«La Regione Sardegna ha la potenzialità di diventare un esempio virtuoso di armonia tra natura e produzione energetica pulita, sfruttando in modo sostenibile le proprie risorse per garantire autonomia energetica e benefici ambientali ed economici alla collettività», sottolinea l’alleanza ambientalista. «Tuttavia, per raggiungere questo obiettivo è necessario un deciso cambio di passo, anche attraverso una revisione delle politiche regionali che devono guardare al futuro e non al passato, orientandosi realmente verso la transizione ecologica e alla decarbonizzazione, in linea con le richieste della comunità scientifica e con gli impegni nazionali ed europei. Occorre anche evitare che si crei (e usi) allarme sociale sul numero dei progetti, attraverso una rapida e rigorosa selezione con criteri oggettivi di professionalità, qualità progettuale e ridotto impatto su territorio e paesaggio, nonché l’individuazione di pratiche partecipative per una maggiore condivisione sugli impianti Fer».

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Il Piano Energetico Regionale sarà l’occasione per tracciare il percorso strategico di uscita dai combustibili fossili, verso la decarbonizzazione e per evitare che alla schiavitù dal carbone si sostituisca quella dal gas, sottolinea Sardegna Rinnovabile. «Ci auguriamo che il dibattito pubblico nell’isola si sviluppi sulla base dei dati reali e in modo partecipativo con l’obiettivo di garantire i più ampi vantaggi economici e sociali, a partire dall’autonomia energetica, derivanti dalla decarbonizzazione e dalla diffusione delle fonti e tecnologie rinnovabili, nel rispetto delle valenze naturalistiche di un territorio così prezioso come quello della Sardegna. Come organizzazioni promotrici di Sardegna Rinnovabile siamo pronte a dare il nostro contributo di idee e di esperienze per fare in modo che l’indispensabile transizione energetica abbia il minor impatto possibile sulla natura sarda, un patrimonio di tutti e cui tutti teniamo e anzi generi ricadute anche in termini di tutela e incremento della biodiversità».



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