Le torri idriche sono uno degli elementi verticali più singolari dei nostri tempi. Sebbene l’immagazzinamento dell’acqua fosse noto fin dall’antichità, la pratica di depositarla in serbatoi elevati cominciò a diffondersi alla fine del XIX secolo, divenendo un elemento comune nei paesaggi urbani e rurali fino a oggi. A causa della loro relativa perdita di funzionalità, sono sempre meno diffuse. Una di queste torri si trova in Lussemburgo e si distingue per il suo approccio ecologico e perché promuove la coesistenza tra l’infrastruttura stessa e la biodiversità che la circonda.
Una torre idrica mimetizzata
Lo studio di architettura Temperaturas Extremas Arquitectos ha progettato un serbatoio idrico a torre unico nel suo genere nel quartiere Kirchberg di Lussemburgo, che si distingue per la sua capacità di integrarsi nell’ambiente naturale della foresta. La struttura non funge solo da riserva idrica per la società idrica comunale, ma fornisce anche un rifugio per gli uccelli e i pipistrelli che popolano la zona.
Il progetto di questa torre alta 50 metri mira a ridurre l’impatto visivo ed ecologico in un’area che fa parte della rete Natura 2000, una rete ecologica europea volta alla conservazione della biodiversità. Secondo lo studio, la sfida principale del progetto era quindi quella di “integrare questa infrastruttura idraulica in un ambiente naturale, come una foresta”.
Per affrontare questa sfida, la torre è divisa in due volumi, ciascuno dei quali è dotato di un serbatoio d’acqua sollevato da terra a diverse altezze, uno con una capacità di 600 metri cubi e l’altro di 400 metri cubi. Questa disposizione frammenta la torre, riducendone la massa visiva e aiutandola a fondersi con gli alberi. Infatti, il suo design ricerca una certa mimetizzazione nel paesaggio, piuttosto che essere concepito come una costruzione industriale invadente.
Una delle caratteristiche più notevoli della torre è il suo design ispirato alla forma di un ascensore esterno, con elementi cilindrici che ricordano quelli di un precedente progetto dello studio di Cartagena. Anche le torri delle chiese di Ravenna e gli edifici dell’architetto Mario Ridolfi ne hanno influenzato la progettazione, dando vita a una struttura moderna che rispetta e si integra nel contesto storico e naturale in cui si trova.
Un rifugio per la fauna selvatica
La torre idrica svolge anche una funzione ecologica, offrendo riparo a varie specie, tra cui pipistrelli e rondini. Uno dei volumi è rivestito in cemento grezzo e contiene nidi di rondine artificiali situati a diverse altezze.
L’altro volume è rivestito in sughero non trattato, che funge da isolante termico, proteggendo l’acqua da variazioni estreme di temperatura e contribuendo a mantenere un ambiente adatto alla fauna selvatica. Inoltre, la facciata di questo volume è realizzata con listelli di legno di larice non trattato, che creano una superficie permeabile che favorisce la comparsa della vegetazione nel tempo, trasformando la torre in una sorta di “altro albero nella zona”, come spiegato dallo studio.
Il piano terra della torre comprende una facciata metallica che aiuta a scoraggiare gli intrusi, garantendo la sicurezza delle specie che nidificano nella struttura. La pavimentazione attorno alla torre è realizzata in terra battuta, un materiale naturale che consente anche alla fauna locale di muoversi senza ostacoli.
La torre è inoltre dotata di sistemi di raccolta dell’acqua piovana, che ne rafforzano la sostenibilità, e di una piattaforma di osservazione sulla sommità, che consente una vista panoramica sulla foresta e sulla zona circostante. Sono state inoltre aggiunte passerelle per la manutenzione e la sorveglianza delle aree di nidificazione, garantendo che sia le infrastrutture sia la fauna ricevano le cure necessarie.
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