Regionali 2025 in Puglia, la metà delle liste per la sinistra. Disputa tra i civici

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di
Francesco Strippoli

Delli Noci per l’accorpamento, scettico Leo. Tanti dubbi nel centrosinistra

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Dubbi tanti nel centrosinistra, mal di pancia cospicui, interrogativi numerosi. Una sola certezza: alle prossime elezioni regionali (probabilmente in autunno) non ci sarà la lunga teoria di liste che accompagnò la candidatura di Michele Emiliano nel 2020. Allora furono 15. Questa volta se ne calcola la metà più o meno: per varie ragioni, le vedremo. Il tema sta provocando qualche fibrillazione nella coalizione soprattutto da parte degli uscenti che aspirano ad essere riconfermati e pretendono garanzie.

Vari consiglieri smaniano, ma la verità è che nulla si potrà definire prima che vadano a posto tre-quattro caselle fondamentali. La prima è intuibile: occorre capire se sarà approvata la norma statale che lascia i consiglieri a 50 e non li fa scendere a 40 nonostante il calo della popolazione sotto i 4 milioni di residenti. Dieci consiglieri in più o in meno sono decisivi.
La seconda e la terza questione riguardano le norme regionali. L’azionista Ruggiero Mennea ha presentato una proposta al riguardo. Se ci fosse il consigliere «supplente» da lui proposto (al posto del consigliere nominato assessore) si aprirebbe la strada a 8 scranni in più nell’aula di Via Gentile: molto utili, soprattutto nel caso gli eletti scendessero a 40.
Poi c’è la questione della soglia di sbarramento sulle liste. Ora è al 4%, solo chi la supera partecipa al riparto dei seggi. I piccoli chiedono di abbassarla, i grandi di alzarla, probabile che alla fine non si tocchi. Ma pure se restasse al 4%, la partita non è finita. La proposta Mennea vorrebbe calcolare il premio di maggioranza (graduale) sulla base dei voti della coalizione. Finora si è tenuto conto del voto del presidente. Ma in genere, il candidato presidente prende più voti della propria coalizione (tanti votano solo il candidato governatore). Sicché il 4% calcolato sui voti del presidente vale di più del 4% del voto della coalizione. Se si calcolasse la soglia sulla coalizione sarebbe più facile superare lo sbarramento. Inoltre c’è un fatto politico (e non aritmetico). Da qualche tempo, i partiti hanno ripreso smalto a detrimento delle civiche.




















































In sintesi: quante liste? Vediamo quelle certe, dei partiti strutturati. Sicuramente il Pd e sicuramente Avs (Alleanza Verdi Sinistra). Quest’ultima formazione apre le danze elettorali domani, con una manifestazione a Bari, al Multicinema (17,30). Partecipano i segretari Nicola Fratoianni (SI) e i co portavoce dei Verdi, Angelo Bonelli e Fiorella Zabatta. Con loro, tra gli altri, anche l’ex governatore Nichi Vendola. Verdi e Sinistra si rinsaldano dopo essere stati divisi alle Comunali di Bari.
Più difficile capire cosa succedere nelle civiche. È possibile che Con possa saldarsi a Per la Puglia. La prima è stata fondata da Emiliano ma il governatore vuole candidarsi con il Pd per entrare in Aula da consigliere: Con perderebbe così di slancio elettorale ma assieme a Per la Puglia potrebbe fare massa critica. Il fatto è che le due liste sono guidate da due leccesi (stesso collegio): l’assessore Alessandro Delli Noci (che pare propenso) e il collega Sebastiano Leo (meno propenso alla fusione). Uno dei due potrebbe essere escluso dalla rielezione. Non sono divisi solo loro dure. Pure i big lo sono. Emiliano pare disponibile alla diminuzione del numero delle civiche (che gli portarono fortuna nel 2020); il candidato presidente in pectore Antonio Decaro vorrebbe molte più liste. Significa più candidati in giro a chiedere preferenze per sé e per il presidente.

Decaro certamente presenterà una lista per il presidente: si dice senza consiglieri da rieleggere (gli uscenti fanno paura a tutti e scoraggiano le candidature nuove). Ci sarà, pare, una lista dei Popolari di Gianni Stea. E ci potrebbe essere una lista della sinistra diffusa attorno alla Convenzione che sostenne Michele Laforgia sindaco a Bari: laforgiani, il Psi di Tedesco, iscritti a partiti piccoli senza speranza di superare il 4%. Infine c’è l’incognita 5 Stelle: non si sa se correranno con il centrosinistra o da soli. Se andassero soli dovrebbero superare una soglia dell’8%. Nel 2020 fu tutto facile, presero 5 consiglieri e li strapparono all’opposizione di centrodestra, per poi confluire sulle posizioni del governatore.

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