Latte crudo, istituito un tavolo tecnico per mettere i bambini al riparo dall’escherichia coli

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Mettere in sicurezza i bambini dal rischio di infezioni gravi da escherichia coli contratte mangiando prodotti da latte crudo. È questo l’obiettivo a cui sta lavorando il Governo Meloni e per il quale è stato disposto un tavolo tecnico composto da membri del ministero della Salute, del ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, dell’Istituto superiore di sanità, degli Istituti zooprofilattici e delle associazioni di categoria. Gli esperti avranno il compito di individuare l’etichettatura più efficace possibile che possa avvertire il consumatore finale di tali rischi. “L’obiettivo – spiegano il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, e il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato – è andare oltre le misure obbligatorie di etichettatura attualmente disposte dall’Unione europea, prevedendo indicazioni aggiuntive in etichetta. Intendiamo così tutelare la popolazione pediatrica nei primi anni di vita e rendere le scelte dei consumatori pienamente consapevoli del rischio di infezione intestinale da ceppi di escherichia coli”. Il Tavolo  avrà una durata di tre mesi e per il  suo funzionamento “non sono previsti oneri a carico del bilancio dello Stato”.

Le richieste delle Associazioni dei pazienti

Pronta la reazione delle Associazioni dei pazienti: “Un primo passo importante verso le nostre istanze inviate al Ministro della Salute ed al sottosegretario Gemmato, nella speranza che anche l’Associazione  dei pazienti sia coinvolta nel tavolo – commenta Paolo Chiandotto, presidente del Progetto Alice, l’Associazione per la lotta alla sindrome emolitico uremica Ets – . È importante affrontare il tema etichettatura, ma non solo, è necessario affrontare il problema anche a livello di filiera e informare attraverso una campagna di comunicazione i consumatori. È auspicabile che nell’etichetta si faccia differenziazione tra latte crudo, pasta cotta, pasta cruda e latte pastorizzato e, ovviamente, bisogna insegnare ai consumatori che cosa significano questi quattro termini. Poi serve fare una campagna di  informazione sulla problematica, bisogna fare cultura su questi tipi di formaggi, fare in modo che le persone siano in grado di  distinguere le varie tipologie e con esse i relativi rischi – aggiunge Chiandotto -. L’etichettatura non risolve il problema, perché quando quello stesso formaggio viene venduto sfuso in un  negozio, anche in quel caso ci vuole un cartello, l’etichettatura va bene sulla forma di formaggio ma se viene venduto al taglio serve l’obbligo di metter un cartello all’interno del negozio e  sul quale sia scritto con chiarezza che quel formaggio è un formaggio al latte crudo. Inoltre, serve fare informazione – prosegue Chiandotto –  il consumatore deve essere in grado di riconoscere il tipo di formaggio, si deve formare una cultura su questo argomento e ci vuole anche conoscenza scientifica, ovvero bisogna avere chiaro se la stagionatura può portare alla negativizzazione. Rispetto ai produttori poi bisogna aumentare la formazione e la percezione che esiste questo problema e va affrontato”, aggiunge.

I rischi dell’Escherichia coli

La Sindrome emolitico uremica (Seu) rappresenta la più grave complicanza di un’infezione intestinale batterica, sostenuta da ceppi di Escherichia coli (Stec) produttori di una potente tossina detta Shiga-tossina (Stx) o vero-citotossina  (VtT) e la causa più importante di insufficienza renale acuta nell’età pediatrica, in particolare nei primi anni di vita. L’infezione si trasmette principalmente per via alimentare (carne cruda o poco cotta, soprattutto di origine bovina, latte crudo non pastorizzato e formaggi prodotti con latte crudo e poco stagionati, vegetali e frutta crudi non lavati), ma può anche essere contratta a seguito di un contatto stretto con ruminanti infetti o con un ambiente contaminato o per trasmissione interumana attraverso la via oro-fecale. Secondo i dati del Registro italiano della Seu, è colpita in modo particolare la popolazione pediatrica nei primissimi anni di vita (in particolare bambini di età inferiore ai cinque anni) e che l’età mediana dei pazienti all’esordio clinico della malattia per i casi riscontrati dal primo luglio 2023 al 30 giugno 2024 e nei 10 anni precedenti era, rispettivamente, di 36,9 mesi e 32 mesi. Tra il primo luglio 2023 e il 30 giugno 2024 sono stati registrati 68 casi di Seu in Italia. La maggioranza è stata registrata nei pazienti in età pediatrica (sotto i 15 anni di età) con 67 casi  (98,5% del totale).

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