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L’Abi chiede ai legislatori Ue una semplificazione delle norme e una revisione delle regole su Basilea 3+, transizione climatica e crisi bancarie. Questi temi sono stati affrontati dal presidente dell’associazione Antonio Patuelli in una serie di incontri negli ultimi giorni a Bruxelles. «Il settore bancario opera in contesti normativi, fiscali e giuridici sempre più complessi, che impongono continue iniziative per rispettare regole in costante evoluzione», ha sottolineato Patuelli.
In un documento approvato del comitato esecutivo Abi, l’associazione ha evidenziato il quadro normativo «eccessivamente complesso» aggiungendo che «ora il focus deve necessariamente spostarsi sulla competitività e la crescita» e che «c’è bisogno non di una deregolamentazione, ma di un sistema normativo e regolamentare più semplice, efficiente e anche flessibile».
In tal senso l’Abi ha ricordato che tra le prime dieci banche globali solo due sono europee e il primo gruppo Usa vale quanto i primi dieci Ue. Per l’associazione una valutazione complessiva delle norme «dovrebbe precedere qualsiasi eventuale nuova proposta legislativa».
Le norme di Basilea 3+
Nel dettaglio su Basilea 3+, Patuelli ha osservato che «la crescente incertezza riguardo all’applicazione degli standard internazionali genera interrogativi e preoccupazioni. È fondamentale che l’Ue utilizzi gli spazi di flessibilità disponibili per evitare che le banche europee si trovino in una posizione di svantaggio competitivo rispetto ai loro concorrenti extra Ue».
Gli standard di Basilea 3+ sul capitale delle banche sono in crisi a livello internazionale. La Fed ha annunciato negli scorsi mesi regole più soft per i gruppi Usa, ma ora l’intero pacchetto è in discussione con la nuova amministrazione guidata da Donald Trump. La Bank of England ha rinviato l’introduzione della normativa al 2027. In Europa invece le regole sono in buona parte già entrate in vigore a inizio 2025, anche se l’Ue ha posticipato al 2026 le norme sui rischi di mercato e sta pensando a ulteriori rinvii dopo i ritardi negli Usa e nel Regno Unito.
L’Abi ha chiesto in particolare all’Eba di calibrare in modo attento la normativa di secondo livello con cui Basilea 3+ verrà applicata. In particolare l’associazione vuole che l’Eba riveda, come chiesto anche dal Parlamento Ue, le soglie oltre le quali un credito viene classificato come deteriorato in seguito a misure di concessione come le moratorie. Inoltre l’associazione ha invitato ad «astenersi da modifiche non richieste da Basilea sul trattamento prudenziale delle esposizioni sovrane», un elemento spesso richiesto dai Paesi del Nord Europa in cambio di progressi sulla garanzia comune dei depositi (Edis).
Quanto alla transizione climatica, Patuelli ha sottolineato che «non spetta alle banche il ruolo di arbitri assoluti della sostenibilità. Devono essere attive autorità pubbliche in grado di valutare la legalità dei comportamenti delle imprese. Le banche contribuiscono acquisendo informazioni e documentazioni necessarie, ma non possono e non devono ricoprire il ruolo di certificatori pubblici di sostenibilità».
Le regole sulle crisi bancarie
Riguardo alle regole sulle crisi bancarie (Cmdi o Crisis Management Deposit Insurance), l’Abi ha criticato l’applicazione delle risoluzioni a un maggior numero di banche, le «troppe condizioni» sull’utilizzo dei fondi di tutela dei depositi (come l’italiano Fitd) nella gestione dei dissesti e l’assenza di discrezionalità nazionali sui requisiti Mrel (ossia sui titoli sottoponibili a bail-in) per le banche medio-piccole.
Inoltre l’Abi spinge per la revisione della comunicazione della Commissione Ue del 2013 (dopo le sentenze sul caso Tercas) e per uno strumento pubblico di ultima istanza nel caso di una grave crisi sistemica sul modello della systemic risk exemption applicata per le banche regionali americane nel 2023.
L’associazione ha inoltre chiesto limiti all’uso offline dell’euro digitale e riguardo alla Capital Markets Union ha sottolineato il ruolo delle cartolarizzazioni per aumentare i prestiti. (riproduzione riservata)
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