“Ho incontrato Claudio in amicizia, mai fatto altro con lui”

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“Ho conosciuto Claudio Sinapi in palestra che frequentavo da qualche anno. Ho preso dei caffè con lui, in amicizia ma non ho mai fatto altro con lui”. Sono le dichiarazioni di Gazmir Shahu, 39enne albanese, sotto processo per gli attentati incendiari per conto dei coniugi Claudio Sinapi e Annamaria Fortino che volevano ottenere la casa del vicino a un prezzo irrisorio.

Dinanzi alla prima sezione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presieduta da Giovanni Caparco, con a latere Francesco Maione e Patrizia Iorio, ‘Gas’ ha chiarito la natura dei rapporti con gli altri coimputati, condannati in abbreviato. In particolare ha parlato del rapporto con il connazionale Renaldo Likaj(che ha incassato 3anni e 8 mesi), chiarendo che “il fratello è il mio migliore amico, l’ho frequentato per un pò e l’ho allontanato da qualche anno quando ho scoperto che si drogava”.

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L’imputato ha anche chiarito le circostanze del suo arresto “i carabinieri mi trovarono nudo in bagno perchè era estate e io dormo così quando fa molto caldo. Ero andato in bagno perchè lì c’erano i pantoloncini. Non ho cercato di scappare”. Nel corso dell’udienza è stato escusso anche l’ingeniere informatico Carmine Testa, dal sostituto procuratore Gerardina Cozzolino e ha riferito dell’esistenza di contatti telefonici soprattutto wp tra Gas e Sinapi e tra l’imputato e Likaj. Tali ultimi contatti sono stati cristallizzati il giorno prima e il giorno dopo il primo raid incendiario. Si torna in aula verso la fine del mese di febbraio per l’escussione di Renaldo Likaj e il titolare del bar che si fece da portavoce di Sinapi per ‘intimidire’ le persone offese.

La posizione del 39enne albanese – assistito dagli avvocati Paolo Di Furia, Romolo Vignola, Ilaria Blandini – è stata stralciata nel corso del procedimento con rito abbreviato dinanzi al gup Daniela Vecchiarelli. In tale sede il gup ha inflitto 4 anni di reclusione per i coniugi Sinapi/ Fortino per i reati di estorsione e stalking e 3 anni e 8 mesi per lo scagnozzo Likaj , per il reato di incendio doloso.

La vicenda nasce quando le vittime, un intero nucleo familiare, acquistano una casa in piazza Di Rauso a Capua. Abitazione a cui sono interessati anche i coniugi Sinapi. Iniziano vere e proprie vessazioni. Le vittime subiscono graffi al portoncino d’ingresso con oggetti appuntiti, grondaie tappate con la calce per innescare “allagamenti casalinghi”, ascensori bloccati per evitarne l’utilizzo. Non solo. La famiglia vive un clima di terrore fatto di intimidazioni anche piuttosto gravi. “Ti togliamo di mezzo, ti ammazziamo, se non te ne vai da questo condominio ti facciamo vedere cosa ti succede”, gli avrebbero detto. Vere e proprie minacce anche di morte proferite all’indirizzo del capofamiglia(attualmente deceduto) e dei suoi parenti.

Dopo i rifiuti per la vendita dell’appartamento al sottocosto di 70mila euro, seguono i raid incendiari di auto parcheggiate in strada. Uno accade nel novembre 2022 quando viene data alle fiamme una Fiat 500 di proprietà del capofamiglia finito nel mirino, l’altro nel maggio 2023 quando viene bruciata una C3 di proprietà della figlia della vittima. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri della compagnia di Capua, i coniugi Sinapi – accusati anche di stalking – avrebbero assoldato i due albanesi per poche migliaia di euro per gli incendi su commissione. Ben 7 le vetture date in pasto alle fiamme.



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