Alle 19:15 di venerdì sera, a Parigi, Robert Pattinson (ambassador di Dior Uomo) si è fatto largo tra una folla di abiti navy e grigi in un ristorante elegantemente illuminato vicino agli Champs-Élysées e ha scortato Kim Jones sul palco. Jones, direttore creativo di Dior Uomo, era il personaggio del momento, per più d’un motivo. Innanzitutto, stava per ricevere il titolo di chevalier de la Légion d’Honneur, la più alta onorificenza civile francese, in occasione di un cocktail organizzato nello storico locale d’alta moda Laurent. Una cosa piuttosto importante, soprattutto per chi fa parte di un certo ambiente. L’elenco degli stilisti che hanno vinto questa onorificenza sembra una hall of fame della moda: Karl Lagerfeld, Ralph Lauren, Giorgio Armani e John Galliano, tra gli altri. Anna Wintour ha appuntato la medaglia sul bavero di Jones mentre lui si tamponava gli occhi e Pattinson, suo amico, era raggiante.
È stato il secondo crescendo emotivo della giornata per lo stilista. Poche ore prima, infatti, Jones aveva orchestrato quella che potrebbe essere considerata la migliore sfilata della sua carriera da fuoriclasse francese, un tour de force stupendamente lussuoso per Dior Uomo che ha fatto sembrare goffo e dozzinale ogni altro abito e stivaletto presentato in questa stagione, anche se accolto da una fragorosa standing ovation.
Il grande giorno di Jones è stato il suo canto del cigno? La settimana della moda parigina, effettivamente, si è concentrata sull’eventualità che Jones lasci il ruolo che ricopre dal 2018, nell’ambito di un quasi confermato riassetto creativo della maison di LVMH. Naturalmente, i cappelli da detective non sono mancati alla sfilata, tenutasi in un’imponente tenda grigio Dior sul terreno dell’École Militaire. Gli ospiti che hanno ascoltato la colonna sonora orchestrale hanno scoperto che era stata estratta da un documentario di Alexander McQueen. Cosa dire, poi, dell’inchino di Jones, con gli occhi pieni di lacrime, fatto prima di abbracciare l’amministratore delegato di Christian Dior, Delphine Arnault?
In occasione dell’anteprima di giovedì, lo stilista non è sembrato infastidito da tutte le chiacchiere attorno al suo futuro, neanche mentre commentava il proprio imminente cavalierato. «È tutto surreale», ha detto. «Probabilmente piangerò. Sono orgoglioso. Ricevere questo tipo di onoreficenze è molto emozionante». (Lo stilista ha ricevuto anche un OBE dalla sua Gran Bretagna. «Ora devo ottenere quella danese», ha scherzato).
Si è rivelato più che mai concreto nel presentare la collezione che rappresenta una rottura radicale rispetto alle sue recenti esplorazioni dello splendore casual e streetwear. «Ho appena realizzato un Dior davvero puro», ha osservato, con relativa calma nell’affollato studio.
Non si è trattato di mero business. A parte qualche cartellino rovesciato sulle canottiere in jersey, infatti, non c’erano loghi in vista, né collaborazioni eclatanti con artisti, come Jones ha fatto più volte. Al contrario, per l’autunno 2025 Jones ha scelto un puro minimalismo aristocratico, con capi sartoriali squisitamente strutturati e ispirati alla collezione haute couture H-Line di Christian Dior del 1954, oltre a cappotti swing in faille di seta nella palette di colori della stagione, rigorosamente selezionati, come il rosa chiaro, il blu scuro e il nero. Il senso di squisita formalità si è esteso anche a capi più quotidiani, come joggers di velluto fluttuanti e un blouson arrotondato così scolpito e senza cuciture da sembrare l’essenza stessa di una giacca di pelle.
Jones ha padroneggiato l’arte dello status symbol alla Dior, ma questi abiti erano ancora più scintillanti. Le clavicole spuntavano da camicette di seta vaporose e maglie di cachemire che abbracciavano elegantemente le spalle, simili a vestiti da ballo formali. Alcuni modelli portavano nastri di seta intorno agli occhi, aggiungendo un senso di mistero all’evento black tie. Jones ha tratto ispirazione da una foto di Christian Dior a un ballo in maschera, dove una donna accanto a lui indossava un accessorio molto chic simile a questo.
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