Casa Bianca: ‘I palestinesi di Gaza in Egitto e Giordania’

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«Ripulire Gaza spostando i palestinesi in Egitto e Giordania»: Donald Trump svela «il suo rivoluzionario piano per la Striscia» parlando con i giornalisti a bordo dell’Air Force One, sconvolgendo al primo colpo mezzo Medio Oriente e quasi tutto il mondo arabo. Coi soli applausi dei due ministri israeliani che tengono a destra persino Netanyahu. Assaggio della nuova politica mediorientale della Casa Bianca con gli immediati ‘no’ del Cairo e di Amman.

La nuova Casa Bianca sul Medio Oriente

«Ho parlato con il re di Giordania Abdullah e gli ho detto che vorrei che si occupasse di più della questione, l’intera Striscia di in questo momento è un vero disastro», ha raccontato Trump esprimendo anche la volontà di parlare della sua idea con l’egiziano al-Sisi. «Preferirei impegnarmi con alcune nazioni arabe e costruire alloggi in un luogo diverso dove possano vivere finalmente in pace», ha aggiunto il presidente statunitense. Ma l’idea della deportazione è stata comunque respinta al mittente, attraverso dichiarazioni ufficiali, sia dalla Giordania che dall’Egitto. Un assist inaspettato per i leader dell’estrema destra israeliana che non hanno mancato si prendere la palla al balzo, come segnala Silvana Logozzo sull’ANSA.

L’ultra destra israeliana applaude

«Dopo 76 anni in cui la popolazione di Gaza vive in condizioni difficili per l’aspirazione di distruggere Israele, l’idea di aiutarli a trovare altri posti in cui iniziare una vita nuova è eccellente», ha commentato il ministro Bezalel Smotrich. Sullo stesso piano l’ex ministro incendiario Itamar Ben Gvir. «Promuoviamo l’emigrazione volontaria», ha dichiarato. Israele tuttavia ha ufficialmente negato di avere piani del genere. L’idea della deportazione, che piace molto al presidente tornato alla Casa Bianca, è stata comunque respinta, attraverso dichiarazioni ufficiali, sia dalla Giordania che dall’Egitto. Oltre che dalle diverse organizzazioni palestinesi: «l’idea di Trump non fa che incoraggiare i crimini di guerra».

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Nel frattempo, ancora bombe

Il presidente americano non si è però limitato a lanciare una proposta che suona come una provocazione alle orecchie dei palestinesi. Il tycoon ha anche annunciato la decisione di dare il via libera alle forniture di nuove armi ad Israele, forniture bloccate a suo tempo dall’amministrazione Biden, in particolare quelle di bombe da 2000 libbre. Una notizia che è stata ovviamente salutata con grande soddisfazione dal ministro degli esteri israeliano Gideon Saar e dal premier Benyamin Netanyahu. Tutto ciò mentre le due tregue, in Libano e a Gaza, «scricchiolano pericolosamente».

Con Ugo Tramballi in Cisgiordania

Negli accordi per la tregua di Gaza, sottolinea Ugo Tramballi nelle sue ‘slow news’, non viene menzionata la Cisgiordania, «i territori occupati dove da 58 anni città e villaggi palestinesi tentano di sopravvivere fra colonie ebraiche, posti di blocco e divieti israeliani». Tecnicamente prendere d’assalto Jenin sarebbe solo un’operazione contro i terroristi sebbene si uccidano e arrestino anche cittadini innocenti e si distruggano case, infrastrutture e attività economiche. Ma che un assalto di quelle dimensioni metta a rischio la tregua di Gaza lo dice perfino la nuova amministrazione americana quando Trump tace.

Ze’ev Jabotinsky, il sionismo e il generale

«La colonizzazione sionista può procedere e svilupparsi solo dietro a un muro di ferro che la popolazione nativa (cioè i palestinesi, n.d.r.) non possa violare», scriveva negli anni Trenta del secolo scorso Ze’ev Jabotinsky, il leader del sionismo revisionista ammiratore di Benito Mussolini». Attualità: per Netanyahu e il suo governo il conflitto dovrà invece riprendere. Per il premier la guerra permanente continua ad essere necessaria sia per ragioni ideologiche che per la sua sopravvivenza politica.

‘La bussola morale’, chi l’ha e chi non c’ha

«L’altro giorno il capo di stato maggiore israeliano Herzi Halevi si è dimesso “per non aver saputo difendere i cittadini d’Israele” il 7 ottobre dell’anno scorso, quando Hamas attaccò il Sud del paese. Lo aveva annunciato da mesi. Ora, con la tregua, lo ha fatto. È stata la sua ‘bussola morale’ a spingerlo.

Non sembra che ne possieda una anche Netanyahu: come premier, dovrebbe essere il primo responsabile di quel disastro. La gracilità del suo spessore morale, intaccato anche da tre accuse per corruzione ed eccesso di potere, gli consentiranno di restare al potere per molto tempo ancora. A meno che non intervenga il volubile Donald Trump, il fantasma di Banquo di questo e altri conflitti».



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