Il portavoce del comitato degli idonei: «La proroga della graduatoria ci consente di respirare». Appello a Comuni, Asp e non solo
CATANZARO – Finora nessun Comune della Calabria ha attinto alla graduatoria regionale degli istruttori amministrativo-contabili formatasi dopo il concorsone dell’agosto 2022 indetto per potenziare i Centri per l’impiego. Eppure sono ancora circa 1900 gli idonei non vincitori. La recente proroga per ben 24 mesi delle graduatorie vigenti dei concorsi pubblici per le assunzioni a tempo indeterminato della Regione è stata accolta con entusiasmo dal Comitato Idonei Cpi Calabria. «Si respira un po’, c’è più tempo per elaborare strategie di interlocuzione e sensibilizzazione», dice al Quotidiano il loro portavoce, Carlo Camoli.
Sullo sfondo, però, resta un interrogativo. Cosa induce i Comuni calabresi a indire costose procedure anziché attingere a un elenco di idonei? Il dubbio che, talvolta, prevalgano logiche clientelari resta. E il principio di contenimento della spesa pubblica resta sconosciuto. In barba, per esempio, a quanto, in materia di pubblico impiego, ha sancito il Consiglio di Stato con la sentenza 7780/2022 nel pronunciarsi sull’annosa questione se un’amministrazione, in presenza di una graduatoria di merito ancora valida, abbia la possibilità di bandire ulteriori selezioni. In seduta plenaria, il CdS rilevava che la “regola generale” resta lo scorrimento delle graduatorie ancora efficaci e che nuovi concorsi vanno banditi soltanto con accurate motivazioni.
Ma «una sentenza non è un obbligo di legge», come sa bene Camoli, che ormai ricorda a memoria alcuni numeri da tenere a mente. Il concorso a cui partecipò un esercito di 6000 candidati era per la copertura di 177 posti, ma ne sono stati coperti finora 155, anche perché c’è chi rinuncia o magari è entrato nel mondo della scuola. Alla graduatoria hanno attinto enti strumentali della Regione come l’Aterp, che ha reclutato 7 unità, e Arcea, che ne ha prese 9. Si è poi accodato il ministero delle Infrastrutture, che ha reclutato altre 5 unità per il Provveditorato delle opere pubbliche di Catanzaro, e altri 69 sono stati attinti da vari dipartimenti regionali (Agricoltura, Ambiente, Sanità).
Al 5 dicembre siamo arrivati alla 526esima posizione. Comuni e Asp sono rimasti finora silenti. In particolare, Comuni anche di grosse dimensioni come Cosenza, Reggio e Lamezia hanno continuato a bandire concorsi per istruttori. Ma la speranza è dura a morire.
La proroga della graduatoria porta una boccata d’ossigeno?
«Siamo soddisfatti. La Regione Calabria è l’unica che ha approvato una proroga per una durata così lunga, 24 mesi. Il nostro, del resto, è un profilo generico e spendibile in ogni amministrazione pubblica. Il nostro sogno è quello di arrivare all’esaurimento della graduatoria ma ci rendiamo conto che è difficile. C’è più tempo per imbastire strategie di sensibilizzazione e per prevedere spazi di inserimento per gli idonei, secondo criteri di meritocrazia. È la battaglia che stiamo compiendo insieme al sindacato Filai Cse guidato da Antonino Nasone».
Cosa fanno gli istruttori amministrativi?
«Si parla spesso di fabbisogno di personale nella sanità ma c’è bisogno anche di una figura come la nostra. Una figura che può svolgere attività istruttoria, completa o parziale, di procedimenti amministrativi. L’istruttore, inoltre, predispone atti e provvedimenti con autonomia, attenendosi alle direttive dei funzionari o dirigenti. Svolge attività di rendicontazione, registrazione e liquidazione. Ma svolge anche funzioni di verbalizzazione in riunioni di organismi interni o esterni. E svolge funzioni di responsabile di procedimenti amministrativo/contabili».
Il vostro appello è a Comuni e Asp?
«Non solo. A tutta la pubblica amministrazione. Anche alle Province, alle Comunità montane, agli enti strumentali. Il nostro è un profilo che può trovare plurime collocazioni. Azienda Zero, Calabria Lavoro, Calabria Verde, per esempio, potrebbero attingere. Il discorso va fatto a 360 gradi. Non c’è un obbligo da parte degli enti, che possono muoversi in autonomia. Ma ci sono varie pronunce giurisdizionali che raccomandano di attenersi al principio di contenimento della spesa pubblica. Eppure i concorsi costano. E i costi gravano sulle tasche dei calabresi. La graduatoria c’è già».
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