Mezzogiorno, è corsa allo Spazio: progetti e investimenti regione per regione

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di
Emanuele Imperiali

Dalla Puglia alla Campania, da Thales Alenia Space Italia, con stabilimenti a Napoli e Bari, a Leonardo, coinvolta nella produzione di sistemi elettronici, soprattutto a Pomigliano d’Arco

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Il Mezzogiorno sogna lo spazio. E si presenta all’appuntamento col futuro con tutte le carte in regola. Proprio nel momento in cui infuria in Italia la polemica tra governo e opposizioni sull’adozione o meno del sistema Starlink che fa capo a Elon Musk. Nel Sud è presente in campo spaziale un notevolissimo patrimonio di capacità industriali, da Thales Alenia Space Italia, con stabilimenti a Napoli e Bari, a Leonardo, coinvolta nella produzione di sistemi elettronici per lo spazio, soprattutto a Pomigliano d’Arco. Nonché di competenze scientifiche e di talenti con creatività tecnologica, dall’università federiciana, al politecnico di Bari, agli atenei della Calabria e di Palermo. Non è un caso che in Campania lo Stato abbia voluto localizzare il Centro Italiano Ricerche Aerospaziali e a Napoli siano sorte importanti Academy, a partire dall’Apple Developer. Perfino la piccola Basilicata può contare sul suo territorio su un polo dell’Agenzia spaziale italiana, sorto nel 1983 sulla Murgia Terlecchia di Matera, grazie allo sforzo congiunto della stessa e della Regione. E la geodesia spaziale è la linea storica intorno alla quale si è costituito il centro, seguita dopo poco dal telerilevamento.

Uno dei fiori all’occhiello dell’Asi è il progetto Cosmo-SkyMed, una costellazione di quattro satelliti di osservazione della terra con radar in banda x realizzato dall’Agenzia Spaziale e dal ministero della Difesa. Il centro di Matera gestisce il ground segment della parte civile di questo sistema duale. La Campania, a sua volta, scommette sul Distretto Tecnologico Aerospaziale portando l’intera filiera produttiva anche spaziale regionale a diventare fattore di sviluppo economico e di attrattività degli investimenti. Nato nel 2012, oggi vi partecipano oltre 170 soggetti, tra cui una trentina di grandi imprese, una ventina di centri di ricerca, tra cui il Cira, il Cnr, l’Enea, Inaf e le 5 Università campane con corsi di ingegneria, oltre a numerose piccole aziende. Progetta e sviluppa piattaforme spaziali come i microsatelliti e tutte le tecnologie duali legate a vettori ed a sistemi per la logistica e le comunicazioni. E da poco sulla scena è comparsa anche Mermec, che già da tempo è presente in Puglia dove è nata. Frattanto il multimiliardario amico di Donald Trump si è offerto di supportare l’area dei Campi Flegrei con SpaceX, permettendo di usare Starlink per comunicare nel caso scattasse un’emergenza.




















































La Puglia è quella che sta più avanti al Sud, per due motivi. Primo, per fornire connettività Internet, Starlink si basa su stazioni terrestri che dialogano con i satelliti in orbita bassa attorno alla Terra. Di queste stazioni, gateway, oggi in Italia ce ne sono tre e una, guarda caso, è proprio a Foggia. Secondo, la Regione sta creando il primo spazioporto dell’Europa meridionale, a Grottaglie, nel tarantino. Per renderlo operativo ci vorranno dai 3 ai 4 anni, in base a quanto previsto dall’Accordo di sviluppo e coesione tra il governo e la Puglia, grazie al quale saranno investiti 70 milioni sul progetto. E qui Planetek Italia di Bari, con i partners D-Orbit e Aiko, ha lanciato la prima missione della serie di satelliti AIX, un ambizioso programma per introdurre un nuovo concetto di cognitive cloud computing nello spazio.

In Calabria alcuni mesi fa il presidente dell’Agenzia Spaziale, Teodoro Valente, ha firmato con il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, un accordo quadro nell’ambito del quale è prevista anche la diffusione della cultura aerospaziale. Obiettivo, sviluppare future applicazioni spaziali a tutela dell’ambiente e utilizzare dati già in possesso dell’Asi per un controllo sempre più capillare, tecnologico e innovativo del territorio. Infine, la Sicilia dove opera Space2heart, una startup con sede a Catania che utilizza i dati dei satelliti in orbita per ridurre l’impatto ambientale, causato da varie fonti di inquinamento. Si punta a creare un distretto aerospaziale in Sicilia, sviluppando sinergie tra Italspazio, Xenia, Sicilia Sat, Iemest, l’Università di Palermo e il Cnr di Messina.

Ma quanto vale in termini economici la space economy meridionale? Se si analizza l’articolazione dell’industria aerospaziale si vede che al Nord Ovest c’è il 33,5% delle aziende, seguito a ruota dal Sud col 24,8%. E se la Lombardia con il 20,1% del totale delle imprese che fabbricano aerei e veicoli spaziali, è saldamente al primo posto, a ruota c’è la Campania col 15,4%, la Puglia col 5%, la Sicilia col 2%, e, infine, la Basilicata e la Calabria con un più modesto 0,6%. Un report di Srm, il centro studi che fa capo a Intesa Sanpaolo, per la sola Campania quantifica in quasi 900 milioni il valore aggiunto, in 743 milioni la capacità di export, grazie al contributo di una settantina di imprese del settore che danno lavoro a oltre 8.200 addetti. La filiera aerospaziale campana mostra livelli di performance molto buoni con un export in crescita del 2,7%. Non solo, perché rappresenta il 58% del valore aggiunto del comparto nel Mezzogiorno e il 18% di quello nazionale. Mentre per gli addetti pesa per il 61% nel Mezzogiorno e per il 20% in Italia. Ed è in Campania che sorge il polo tecnologico aerospaziale Fabbrica dell’Innovazione, dove l’Officina dello Spazio è la più grande area allestita nel Sud per la progettazione e sviluppo di prototipi spaziali. Non è perciò un caso se il ministro dello Sviluppo Economico Adolfo Urso stia lavorando affinché nel prossimo futuro una base aerospaziale sia collocata nel Mezzogiorno. Probabilmente in Puglia. Secondo il presidente del Dac, Luigi Carrino, «l’economia dello spazio sta registrando un’attenzione crescente da parte degli investitori internazionali, ma si trascura il consistente patrimonio di conoscenza scientifica e di talenti presenti nelle università e nei centri di ricerca del Mezzogiorno». Lo spazio consentirà di generare nuove iniziative imprenditoriali al Sud, soprattutto se si saprà integrare digitale e compatibilità ambientale. E potrà diventare un luogo di alta formazione dal quale attingere talenti. A patto che siano rafforzati e ampliati gli ecosistemi industriali aerospaziali realizzati negli anni in Campania e Puglia, con i Distretti ad Alta Tecnologia DAC e DAT, e in Basilicata dove opera TerN, distretto tecnologico sull’osservazione della terra.

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