Il Papa: mai negare la Shoah, debellare l’antisemitismo. Cessino le ostilità in Sudan

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Francesco a fine Angelus chiede, alla vigilia della Giornata della Memoria, che mai si dimentichi l’Olocausto di milioni di ebrei. Ricorda poi l’amica poetessa Edit Bruck ed esorta a educare i giovani ad “avere un cuore aperto a tutti”. Dal Pontefice appello per il Sudan, dove si registra “la più grave crisi umanitaria del mondo”: “Le parti in guerra accettino di sedersi a un tavolo di negoziati”. Il saluto ai partecipanti al Giubileo della Comunicazione: “Siate narratori di speranza”

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

Sudan, Sud Sudan, Colombia. Poi la guerra, la lebbra, l’orrore dell’Olocausto, la piaga dell’antisemitismo e quella della persecuzione religiosa, le speranze di pace dei giovani. È uno sguardo globale quello che Papa Francesco getta dalla finestra del Palazzo Apostolico vaticano, dopo la recita dell’Angelus di questa domenica, 26 gennaio. Migliaia i fedeli riuniti in piazza San Pietro sotto un cielo uggioso, tra cui giornalisti e operatori della comunicazione che partecipano al Giubileo loro dedicato e i ragazzi e le ragazze della Carovana della Pace organizzata da Azione Cattolica italiana. Uno di loro, come ogni anno, si affianca al Papa alla finestra per leggere un messaggio a nome di tutti i ragazzi: l’auspicio, cioè, di far “stare zitte tutte le armi” e di vedere i grandi della Terra attraversare la Porta Santa “mano nella mano”.

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LEGGI QUI IL TESTO INTEGRALE DELLE PAROLE DI PAPA FRANCESCO

Mai dimenticare l’orrore dell’Olocausto

Un “sogno” condiviso da Francesco che, prima dell’intervento del giovane, nella sua serie di appelli ricorda la ricorrenza, domani, 27 gennaio, della Giornata Internazionale di Commemorazione delle vittime dell’Olocausto. Quest’anno saranno ottant’anni dalla liberazione del campo di concentramento di Auschwitz.

L’orrore dello sterminio di milioni di persone ebree e di altre fedi avvenuto in quegli anni non può essere né dimenticato né negato

No ad antisemitismo e discriminazione religiosa

Francesco cita “la brava poetessa” ungherese Edith Bruck, la scrittrice ebrea 92enne sopravvissuta all’ondata di male di diversi lager e divenuta in questi anni fraterna amica del Pontefice. “Lei ha sofferto tutto quello…”, dice infatti il Papa, ricordando che Bruck questa sera sarà ospite al programma tv Che tempo che fa (dove lui stesso è stato ospite una settimana fa) insieme alla senatrice a vita Liliana Segre, pure lei superstite della Shoah. La memoria dello sterminio, dà lo spunto al Pontefice per ricordare “anche tanti cristiani, tra i quali numerosi martiri”, e rinnovare l’appello “affinché tutti collaborino a debellare la piaga dell’antisemitismo, insieme ad ogni forma di discriminazione e persecuzione religiosa”.

Costruiamo insieme un mondo più fraterno, più giusto, educando i giovani ad avere un cuore aperto a tutti, nella logica della fraternità, del perdono e della pace

Appello per Sudan e Sud Sudan: basta violenze

Lo spazio pubblico dell’Angelus il Papa lo usa, poi, per richiamare l’attenzione del mondo, sempre distratto da guerre declassate a ‘minori’ o ‘lontane’, sulla tragedia che si consuma dall’aprile 2023 in Sudan. Nel terzo Paese più grande dell’Africa un conflitto tra forze governative, Sudanese Armed Forces, e forze paramilitari, Rapid Support Forces, ha provocato un numero di morti che si fatica a calcolare (70 sarebbero rimaste uccise di recente a El-Fasher, nella parte occidentale, durante l’attacco a un ospedale), 12 milioni di sfollati e oltre 30 milioni di persone in necessità di aiuti umanitari. “Circa due terzi dell’intera popolazione del Paese”, afferma Emergency.

“La più grave crisi umanitaria nel mondo”, la definisce infatti Jorge Mario Bergoglio, “con conseguenze drammatiche anche in Sud Sudan”.

Sono vicino alle popolazioni di entrambi i Paesi e le invito alla fraternità, alla solidarietà, ad evitare ogni sorta di violenza e a non lasciarsi strumentalizzare. Rinnovo l’appello alle parti in guerra in Sudan affinché cessino le ostilità e accettino di sedere a un tavolo di negoziati

Il Papa chiama in causa la comunità internazionale perché faccia “tutto il possibile per far arrivare gli aiuti umanitari necessari agli sfollati ed aiutare i belligeranti a trovare presto strade per la pace”.

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Preoccupazione per le tensioni a Catacumbo, in Colombia 

Con la stessa preoccupazione Francesco guarda a quanto accade nella regione del Catatumbo, in Colombia, dove la violenza tra Eln e dissidenti delle disciolte Farc hanno ucciso, in meno di una settimana, un centinaio di civili e provocato quasi 32 mila sfollati. Proprio per questa domenica, i vescovi hanno indetto una Giornata di preghiera per la pace, a cui si unisce idealmente il Pontefice: “Esprimo la mia vicinanza a loro e prego”, scandisce all’Angelus.

Vicinanza ai malati di lebbra

Si fa vicino, Francesco, inoltre, a quanti si adoperano per i malati di lebbra, nella Giornata mondiale loro dedicata che ricorre questa domenica. Il Papa incoraggia a proseguire l’impegno per debellare il morbo di Hansen che, fortunatamente, ha visto in questi ultimi anni un declino. Anche se oltre 130mila nuovi casi si sono registrati in zone del mondo come India, Brasile e Indonesia. In particolare Papa Francesco chiede di aiutare chi guarisce a “reinserirsi” nella società: “Non siano emarginati!”.

Il saluto ai “comunicatori”

Infine, dal Pontefice una serie di saluti ai pellegrini provenienti dall’Italia e dal mondo, con un pensiero speciale a giornalisti e operatori dell’informazione che hanno vissuto in questi giorni il Giubileo della Comunicazione.

Li esorto ad essere sempre narratori di speranza

 



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