Il fatuo gossip sui diari segreti di Matteo Messina Denaro

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 


Anticipiamo il prossimo scoop: scopriremo, tra qualche mese, che Matteo Messina Denaro aveva anche un account su TripAdvisor, o su Booking. Consigliava, sotto chissà quale alias, monumenti e luoghi da visitare in orari non molto affollati, ristoranti in riva al mare dall’ottimo rapporto qualità prezzo.

In questi giorni ricorrono i due anni dal clamoroso arresto di Matteo Messina Denaro, il boss stragista di Castelvetrano, che era latitante da trent’anni, dal 1993. Era il piovoso 16 gennaio del 2023 quando il capomafia fu preso dai Carabinieri davanti i cancelli della clinica La Maddalena di Palermo, mentre attendeva di sottoporsi a una seduta di chemioterapia. Gravemente malato per un tumore al colon, Messina Denaro morirà in carcere, a L’Aquila, otto mesi dopo.

Da allora, dal momento del suo arresto, è stato un tutto un susseguirsi di scoop: “covi”, garage e scantinati scoperti, perquisizioni, rivelazioni ed arresti di complici, appartenenti per lo più ad un nucleo familiare, quello dei Bonafede, da generazioni alleato dei Messina Denaro. Il padre di Andrea Bonafede, colui che ha prestato l’identità a Matteo Messina Denaro, per capirci, aveva aiutato durante la latitanza Don Ciccio Messina Denaro, il padre del boss.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Ma quello che ci raccontano su Messina Denaro sembra più roba da gossip, da rotocalco del pomeriggio in tv di Canale 5. Si è iniziato con le amanti, e la famosa confezione di Viagra sul comodino accanto al letto del boss, che scatenò la pruriginosa curiosità persino di Bruno Vespa, che a “Porta a Porta” pochi giorni dopo l’arresto, chiese al comandante dei Ros che aveva coordinato la delicata operazione: «Messina Denaro aveva un’attività sessuale frequente. Ma secondo lei, le donne andavano con Bonafede (il falso nome utilizzato dal boss) o con Messina Denaro?».

Abbiamo continuato con le lettere di gelosia e i messaggi d’amore scritti a macchina, come nelle canzoni di Paolo Conte. E poi gli appuntamenti clandestini al supermercato, sotto un palo della luce, a un incrocio. Abbiamo scoperto i regali per la cresima del figlioccio, l’orologio costoso comprato in Sardegna, l’auto di lusso a Palermo, il dentista sempre nel capoluogo, la passione per il poker.

Vorremmo capire chi e perché ha reso imprendibile il latitante più pericoloso d’Italia, e invece ci restituiscono un reality show a babbo morto, un format nuovo, distopico, un Truman Show in cui il protagonista comincia a vivere, realmente, dopo la sua scomparsa.

Un esempio: i viaggi di Messina Denaro. Adesso sono state pubblicate le foto ricordo – un vezzo da boomer – di una gitarella del maggio del 2006 a Verona. Si fa fotografare nel più banale dei luoghi, davanti l’Arena. La posa è da gigolò. Camicia bianca, sempre elegante, e poi di profilo, con gli occhiali da sole oppure senza. Sembra il profilo di Tinder.

Conta di più il personaggio, insomma, non la criminalità di stampo mafioso. Conta di più il seduttore, il turista per caso, l’intenditore di whisky e amante dei sigari, l’uomo che ama girare per musei, perché è anche un intellettuale, che vi pare. Un lettore, uno che pensa. E più sappiamo questi particolari, meno sappiamo di cos’è la mafia oggi e di cosa è stata negli ultimi trent’anni in Italia, della rete di coperture e relazioni che hanno aiutato il boss.

Messina Denaro, il turista per caso. Le foto davanti all’Arena sono un paradosso che lascia l’amaro in bocca. Quasi a voler deridere gli sforzi investigativi, il boss si concede una vacanza in una delle città più famose d’Italia, mentre le forze dell’ordine lo cercano nei luoghi più remoti. Un’immagine che mina la credibilità di chi, in quegli anni, tentava di catturarlo.

Le foto erano contenute dentro dei quaderni scritti da Messina Denaro e conservati per la figlia Lorenza. L’etichetta di “diari segreti” attribuita da alcuni giornalisti ai quaderni di Messina Denaro sembra più una trovata pubblicitaria (non a caso, ne faranno un libro) che una descrizione accurata del contenuto. Al di là delle foto, gli scritti rivelano un Messina Denaro filosofo e pensatore, con considerazioni sul mondo e sull’uomo di dubbia rilevanza.

Cogliamo qualche fiore dalle pagine sparse di questi zibaldoni: «Lorenza, un consiglio per i tuoi capelli, portali in studiato disordine». Oppure: «La speranza significa impotenza». Ancora: «Posso dire qualsiasi cosa senza essere offensivo. Mantengo sempre i toni garbati». Sono un centinaio di frasi così, insieme a citazioni dai libri letti, frammenti di poesie, qualche episodio di gioventù, come la sua amicizia con uno dei musicisti jazz più famosi di sempre, Tony Scott (la cui famiglia proveniva da Salemi, vicino Castelvetrano).

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Anche qui: ci servono le riflessioni esistenziali del boss? Ci aiuta leggere il racconto che Messina Denaro fa di sé come di una vittima dello Stato? Tra l’altro è lo stesso boss che, in apertura, chiarisce che in quei «libricini» (lui stesso non ci pensa a chiamarli diari), ci sono solo suoi pensieri sparsi, e non ci sono indicazioni su chi lo ha aiutato o sui posti dove è stato. La sua camera d’eco, insomma, come scrive lui stesso: «Tutto nasce senza un motivo preciso, volevo, credo solo fissare dei pensieri miei e di autori che ho incontrato nella mie lettura».

Tutto nasce senza un motivo preciso. Se lo sarà chiesto, chissà, anche la persona simbolo di questi due anni vissuti sull’onda delle indagini intorno a Messina Denaro. Si chiama Leonardo Gulotta, fa il bracciante e ha trentadue anni. È stato assolto qualche giorno fa, l’accusa aveva chiesto per lui sei anni e otto mesi. È stato arrestato come uno dei favoreggiatori di Matteo Messina Denaro. La vicenda è incredibile. E istruttiva. Il boss, nel 2014, compra un’auto, una Fiat 500. Stipula un’assicurazione, con il falso nome di Massimo Gentile e indica un numero di telefono. È il numero di telefono di Gulotta, scoprono gli investigatori. Pertanto lo arrestano. Il suo avvocato scopre che Messina Denaro si era confuso, aveva sbagliato numero nel modulo, perché i due numeri erano quasi uguali, tranne per un cinque. Da quel momento lui cerca di spiegare in tutti i modi qual è l’errore, ma la Procura non gli crede. Tra l’altro, nel 2014, ha aggiunto il suo legale, aveva quindici anni. Non gli è servito. Si è fatto due mesi di carcere, pure il rinvio a giudizio e il processo. Alla fine, qualche giorno fa, l’assoluzione.

Si è iniziato con le amanti, dicevamo, e con le amanti si chiude. L’ultima indagata è una professoressa di matematica, che diceva che per lei il boss era il dottore Francesco Salsi, medico in pensione. Si scrivevano messaggi, fino a pochi giorni prima dell’arresto: «Come va amore?». Le altre donne erano gelose. Una scrive al boss: «Ho visto l’ handicappata che usciva dalla zona dritta come un palo e con una Louis Vuitton sicuramente regalata da te». È mafia, sembra Harmony.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Prestito personale

Delibera veloce

 

Source link

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *