René Benko arrestato: cosa c’è nel filone italiano del caso

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Ormai sembrava solo una questione di tempo: René Benko, 47 anni, ex amministratore delegato di Signa, è stato arrestato nella sua villa a Innsbruck in seguito a gravi accuse di frode e manipolazione finanziaria. La procura per gli affari economici e la corruzione (WKStA) ha confermato l’arresto, motivandolo con il rischio concreto di ulteriori attività criminali e di occultamento delle prove.

Per l’ex rampante imprenditore tirolese è probabilmente il punto finale di una parabola che da tempo aveva intrapreso la sua fase discendente. Benko è indagato in quattro paesi: oltre ad Austria, Germania e Liechtenstein il suo nome è nel mirino anche degli inquirenti in Italia, dove aveva gestito affari immobiliari in Trentino Alto Adige (ad esempio a Bolzano) e nella zona del lago di Garda. Appena un mese fa la procura generale di Trento aveva già chiesto il suo arresto, ma le autorità austriache avevano allora rifiutato, visto che Benko è cittadino della Repubblica alpina.

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Ora le incriminazioni della procura austriaca contro di lui sono particolarmente serie e configurano reiterati atti criminali compiuti dopo il fallimento delle sue aziende. Gli investigatori lo accusano infatti di essere il vero proprietario della fondazione privata Laura, chiamata come sua figlia, che utilizzava come strumento per nascondere il proprio patrimonio durante la sua insolvenza personale. Attraverso questa fondazione, Benko avrebbe sottratto beni all’accesso di autorità, curatori fallimentari e creditori.

Gli inquirenti hanno scoperto diversi episodi sospetti. Benko avrebbe creato fatture false per proteggere oggetti di valore come tre armi da fuoco costose e alcuni orologi preziosi. Inoltre, è accusato di aver ingannato gli azionisti di Signa, spacciando nuovi fondi come proprio contributo agli investimenti.

Le indagini, che hanno coinvolto le procure di Monaco, Berlino e Vienna, hanno rivelato ulteriori irregolarità. Tra queste, l’appropriazione indebita nella vendita di una società di investimento lussemburghese, inclusa la Villa Eden Garbone sul lago di Garda, e l’induzione di un fondo sovrano straniero a investire in un progetto immobiliare a Monaco di Baviera.

Il crollo del Gruppo Signa nel novembre 2023, dopo anni di espansione in Europa e a New York, ha fatto emergere una serie di procedimenti penali contro Benko. Si è trattato della più grande bancarotta nella storia dell’economia austriaca e lo stesso imprenditore ha presentato istanza di fallimento personale nel marzo 2024.

Il gruppo, che includeva catene di vendita al dettaglio come la tedesca Galeria Karstadt Kaufhof ed era proprietario del prestigioso grande magazzino KaDeWe a Berlino, è crollato a causa di gravi difficoltà finanziarie. Sulla scia dell’aumento dei tassi di interesse, dei prezzi dell’energia e dei costi di costruzione, la complessa struttura aziendale è crollata. Secondo quanto dichiarato dal curatore fallimentare, Benko deve circa 2,4 miliardi di euro a creditori vari e l’imprenditore è anche indagato per presunta frode in relazione ai fondi statali per il Covid. Si tratta degli aiuti per il lussuoso “Chalet N”, nella località sciistica di Lech am Arlberg, in Austria. Si sta indagando per capire se tali fondi percepiti dal gruppo di Benko siano stati usati come sostegno economico durante la pandemia o dirottati per altri scopi.

Il Tribunale penale regionale di Vienna ha autorizzato l’arresto, eseguito dalla commissione speciale di Signa dell’Ufficio federale di polizia criminale. L’avvocato di Benko, Norbert Wess, ha confermato l’emissione del mandato d’arresto, mentre il tribunale dovrà decidere nei prossimi giorni sulla custodia cautelare.

Una recente inchiesta dell’Handelsblatt aveva documentato l’esistenza di un complesso portafoglio immobiliare segreto riconducibile alla Fondazione Laura, che comprende proprietà da Chemnitz a Berlino, inclusi edifici storici e ville di pregio in Austria.

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Per quanto riguarda il filone italiano, l’azione della procura di Trento aveva portato all’inizio dello scorso dicembre a oltre cento perquisizioni e a una decina di arresti domiciliari, travolgendo un’ampia rete di imprenditori, politici e funzionari pubblici, accusati di aver messo in piedi un sistema corruttivo che avrebbe pilotato appalti pubblici e gonfiato i prezzi dei lavori. Al centro dell’inchiesta, oltre a Benko, il suo braccio destro Heinz Peter Hager. I due, insieme ad altri noti personaggi del mondo degli affari e della politica locale, sarebbero coinvolti in un intrigo che, secondo l’accusa degli inquirenti italiani, avrebbe corrotto le istituzioni e favorito interessi privati.

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Tra gli arrestati figurava anche il sindaco di Riva del Garda, Cristina Santi, e altri imprenditori coinvolti in numerosi progetti edilizi a Bolzano. Sempre secondo gli inquirenti, il gruppo avrebbe manipolato gare d’appalto, gonfiato fatture e creato un sistema di favori reciproci per arricchirsi illecitamente.



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