Indicazioni Nazionali, a quando il confronto necessario? All’argomento è dedicato il corsivo del numero 3/2025 di Dirigenti News

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23.01.2025 09:25

Categoria: Articoli e interviste, Dirigenti scolastici, Personale docente, Riforma Sistema Scolastico

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Il corsivo che come sempre compare in apertura di Dirigenti News, la newsletter settimanale della CISL Scuola dedicata alle problematiche della dirigenza scolastica, affronta, nel numero 3 del 23 gennaio, un tema alla ribalta delle cronache nei giorni scorsi, ovvero le possibili modifiche alle Indicazioni Nazionali cui ha fatto cenno il ministro Valditara in una sua intervista e in successivi passaggi televisivi.
Riportiamo di seguito il testo del “corsivo”, ricordando che Dirigenti News è uno strumento riservato agli iscritti CISL Scuola, che possono riceverlo sulla propria casella di posta elettronica compilando un apposito modulo di richiesta.

Indicazioni nazionali, a quando il confronto necessario?

Ha fatto molto discutere, nei giorni scorsi, l’intervista con la quale il ministro Valditara ha fornito alcune anticipazioni rispetto alle modifiche da apportare alle Indicazioni Nazionali per le quali è al lavoro dalla primavera scorsa un’apposita commissione di esperti, presieduta dalla prof. Loredana Perla.
La discussione si è sviluppata non solo nel merito degli interventi proposti, ma prima ancora sul metodo seguito per annunciarli, su cui sono state espresse non poche perplessità. Citiamo ad esempio Tuttoscuola, una rivista certamente non tacciabile di ostilità preconcetta, che lunedì scorso così commentava: “
Se si voleva avviare un serio e ampio dibattito pubblico – come è doveroso per una questione così cruciale – non è questo il modo”. Lamentando il fatto che la discussione riguardo a temi che incidono “sul cuore del sistema educativo italiano” non possa avvenire avendo a riferimento un’intervista giornalistica o televisiva, dovendo invece svolgersi a partire da un “progetto chiaro e definito, declinato in tutte le sue forme, che possa essere analizzato, approfondito e soppesato da tutti”.

Impossibile non riconoscersi in considerazioni che risultano perfettamente corrispondenti a quelle che CISL Scuola e IRSEF IRFED, più di sei mesi fa (18 giugno 2024), sviluppavano nel documento con cui rispondevano alla richiesta di un contributo di riflessione pervenuta da parte della commissione da poco insediata, richiesta corredata dalla indicazione di alcuni punti ritenuti di prevalente interesse.

Nel testo inviato alla commissione si denunciavano “i limiti di una proposizione in termini troppo generici, col rischio di rendere dispersivo e poco produttivo il confronto, mancando punti essenziali di riferimento che solo una proposta definita in termini aperti ed espliciti dalla Commissione potrebbe fornire”. E ancora: “Si ritiene ineludibile, come premessa a un confronto proficuo e suscettibile di sviluppi costruttivi, poter fare riferimento a una proposta quanto più possibile puntuale, dalla quale si possano evincere chiaramente, senza dover fare riferimento a indiscrezioni più o meno plausibili riportate da organi di informazione, gli interventi di cui il Ministro ravvisa la necessità e per i quali ha ritenuto di nominare una Commissione di lavoro”.

Da allora, nulla è accaduto che potesse mutare la situazione; da qui le osservazioni di Tuttoscuola, che giustamente paventa, in queste condizioni, il rischio di un dibattito viziato dal prevalere di “improvvisati e prematuri giudizi pro o contro (non si sa bene che cosa)”.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Se volessimo limitarci ai temi accennati nell’intervista del ministro, potremmo anche osservare che il grave problema dell’analfabetismo di ritorno difficilmente può essere risolto dall’introduzione, peraltro facoltativa, dello studio del latino nella secondaria di primo grado. Così come, rispetto al diverso approccio che si starebbe profilando per l’insegnamento della storia, rivolto a irrobustire il senso di appartenenza a un’identità nazionale e occidentale, sarebbe assai discutibile una proposta che mettesse in discussione il riferimento assai pertinente delle attuali Linee guida al contesto della società del XXI secolo, un riferimento che le osservazioni inviate nel giugno scorso da CISL Scuola e IRSEF IRFED chiedevano di confermare, ritenendo “assolutamente da preservare un impianto ideale e valoriale basato su principi della nostra Costituzione e su quelli dell’intercultura, dell’inclusione, di una visione della vita e dello sviluppo umano in termini di globalità”.

Del resto (e scegliendo anche in questo caso una testata non ascrivibile a un ambito “antagonista”) è interessante quanto si legge su “Il Foglio” di lunedì scorso, a firma di Giorgio Caravale: “Quello che negli ultimi venti, trent’anni la migliore storiografia italiana e internazionale ha fatto emergere è che esisteva fin dal Medioevo un intreccio di culture, scambi commerciali, contaminazioni sociali che ha costituito la premessa del mondo globalizzato nel quale viviamo oggi…. Un approccio più aperto al nostro passato è premessa indispensabile per accogliere l’altro che già siede sui banchi di scuola accanto ai nostri figli e nipoti”.

Resta il fatto, come si diceva all’inizio, che mancano riferimenti più solidi e consistenti su cui confrontarsi, non potendosi ritenere tale, absit injuria verbis, qualche intervista qua e là rilasciata.

Restiamo dunque in attesa di una proposta più strutturata, su cui poterci esprimere in modo più approfondito. Nel frattempo, come riportato nel nostro documento del 18 giugno, che invitiamo a rileggere nella sua interezza, “riteniamo che le attuali Indicazioni, varate a coronamento di un lavoro meticoloso e ampiamente partecipato, fondato su basi metodologiche solide, condiviso con tutti gli interlocutori interessati, e in quanto tali fatte proprie dalle istituzioni scolastiche autonome nel loro impegno costante per darne efficace attuazione, rappresentino ancora oggi un documento apprezzato e pedagogicamente attuale”.

Ciò vale in modo particolare per la Premessa, che richiama un’idea di cittadinanza “coesa e vincolata ai valori fondanti della tradizione nazionale, ma che può essere alimentata da una varietà di espressioni ed esperienze personali molto più ricca che in passato”.

Certamente la realtà in cui la scuola si trova oggi a operare è molto complessa, riflesso della complessità crescente del mondo in cui viviamo. Una complessità sicuramente “sfidante”: l’auspicio è che la si affronti, questa sfida, nel segno della lungimiranza, non della nostalgia.





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