Catania: paura, rabbia e disperazione tra gli sfollati di via Galermo. E c’è chi ha dormito in auto col gatto

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A due giorni dall’esplosione alcuni sono riusciti a rientrare a casa, altri hanno ancora l’abitazione inagibile e dormiranno al PalaCus

Sono storie di vita – tra paura, emozioni, disperazione e rabbia – quelle che La Sicilia ha deciso di raccontare (anche per immagini) il giorno dopo l’esplosione di San Giovanni Galermo, all’incrocio tra le vie Fratelli Gualandi e Geza Kertesz. Momenti vissuti in prima persona da chi se non ha perso tutto, ha quasi smarrito la speranza: gli sfollati, ospitati in un albergo del Lungomare messo a disposizione dall’Amministrazione Comunale.

Salvatore è un giovane padre, con la moglie, le due figlie adolescenti, un cane e un gatto è stato costretto a lasciare la sua abitazione al civico 25 di via Fratelli Gualandi. Fa i conti con condizioni di salute precarie e con una serie di disabilità in famiglia. Ed è molto arrabbiato. «I vigili del fuoco – racconta a La Sicilia – martedì non ci hanno detto che dovevamo andare via, io l’ho fatto di mia spontanea volontà per via della puzza di gas impressionante. Uscendo dalla mia traversa ho percorso viale Tirreno e alle mie spalle mi sono lasciato l’esplosione. Dopo lo scoppio hanno iniziato a evacuare gli altri e noi siamo rimasti fino alle 2.30 di notte in via Santa Sofia ad aspettare la Protezione Civile per essere sistemati in albergo. Adesso siamo qui in albergo e ci restiamo e non possiamo fare altro che ringraziare il Comune per avere ha capito le difficoltà mie e della mia famiglia, legate a motivi di salute. Mia figlia è voluta rimanere in auto con il nostro gatto, Zampa…».

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La signora Francesca compirà 91 anni ad aprile. Ha due chiavi attaccate al collo a mo di collana che uno dei soccorritori – racconta – le ha realizzato con una striscia di garza dopo averla medicata per alcune escoriazioni al volto causate dai vetri della sua cucina andati in frantumi. Anche lei ha dovuto lasciare il suo appartamento, al civico 5, dove viveva da sola. «Ho sentito il boato e pensavo che qualche vicino di casa avesse lasciato la bombola aperta e che fosse salto tutto in aria. Ma è stato ancora peggio, molto peggio. Ho chiamato il 112 e mi hanno detto di aspettare perché stavano per arrivare i soccorsi. Così è stato, i poliziotti mi hanno tenuto compagnia al telefono fino a quando non mi hanno messa in salvo. A loro posso solo dire grazie. A quasi 91, se sono rinata è solo merito loro….».

E poi c’è Luciano, architetto in pensione, con la sorella Clara: anche loro sfollati. «Sono stato allo steso tempo salvato e salvatore. Salvato perché passando esattamente cinque minuti prima dell’incidente, praticamente, ho scampato l’esplosione. Sono arrivato a casa, sono salito, ci stavamo preparando per cenare e all’improvviso è saltato tutto in aria. Subito sono uscito e in strada e certa gente disorientata, una gran confusione e anche i soccorritori si sono ritrovati in una situazione tutta da decifrare. Dentro alle condutture della fognature ci sono state alcune esplosioni e vedendo due bidoni della spazzatura li abbiamo trascinati sui tombini perché altrimenti la gente ci sarebbe passata sopra. E chissà cosa sarebbe accaduto. Ecco da cittadino “salvato” sono diventato “salvatore”: ognuno di noi era utile in quel momento».

Ma tra gli sfollati c’è anche chi ha dormito in auto senza avere assistenza, chi è andato dai parenti, chi aspetta ancora di essere assistito dalla Protezione civile.

Fondamentale, nella gestione dell’emergenza, è stato però l’impegno costante e condiviso del sindaco Enrico Trantino e degli assessori Alla Protezione Civile Alessandro Porto e ai Servizi Sociali Bruno Brucchieri. A tarda sera, infatti, un primo gruppo di residenti evacuati è stato autorizzato a fare rientro a casa: i più “fortunati” sono stati quelli di via Ustica (tutta), di via Salanitro 1L e 1B e di viale Tirreno ai civici 5-7-9. Dal via libera sono rimasti esclusi i residenti di tutte le altre abitazioni. Secondo una stima sommaria sono un centinaio di persone le cui abitazioni sono ancora inagibili e che saranno ospitate, grazie alla disponibilità del Cus Catania, al PalaCus della Cittadella universitaria di via Santa Sofia.

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