Scandalo Tfa, l’inchiesta si allarga alle annualità precedenti. Il caso dei “conflitti d’interesse”

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Un conflitto di interessi può alterare le procedure e provocare indebiti vantaggi per dipendenti della pubblica amministrazione: sembra la radice non secondaria del caso dell’inchiesta sulla corruzione in merito al concorso cassinate per il Tirocinio Formativo Attivo. Anche di questo aspetto si sta occupando la Procura di Cassino, al di là delle dazioni di denaro e dei favori. Ma se affrontiamo il tema dei conflitti d’interesse e dei favoritismi parliamo davvero solo del caso Unicas-Tfa? O le ramificazioni vanno anche al di là dell’Ateneo? Per il momento è probabile solo che l’inchiesta si allargherà anche agli altri concorsi per ottenere l’abilitazione per diventare insegnanti di sostegno organizzati dall’Università del Lazio meridionale, al di là di quello 2022-2023 finito alla ribalta delle cronache. Ma appaiono, in trasparenza sul resto del territorio, episodi di familismo e nepotismo che sono individuabili in una serie di enti che vanno dal livello comunale a quello provinciale, passando per i consorzi, con la costellazione di società, cooperative e imprese collegate.

Difficile dire se la magistratura possa sostituirsi al rigore etico che – evidentemente – manca in una parte almeno della classe dirigente e della struttura portante della Pa. Appare per la verità velleitario sperare che a Guardia di Finanza, Polizia e Carabinieri venga demandato il compito di fare giustizia e ripristinare i diritti lesi a ragazzi e giovani che non hanno cercato scorciatoie e pensavano di concorrere in un sistema imperniato dalla lealtà. C’è poco da girarci attorno. L’indagine Tfa si muove nell’alveo di quel che dall’Europa ripetono da sempre: urgono sistemi di gestione delle risorse umane trasparenti e imparziali. Soprattutto organizzati e gestiti da dirigenti qualificati e dal massimo rigore personale.  

La prevenzione del nepotismo e i collegamenti col privato appaltante

Il Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa ha più volte invitato gli enti locali e regionali a stabilire procedure chiare per garantire l’equità nelle assunzioni. Ha auspicato l’introduzione di meccanismi di segnalazione per fare emergere eventuali casi di favoritismo e conflitto di interessi. Insomma non è che negli enti, dai Comuni in su, e nel mondo degli appalti che dal denaro pubblico dipendono, la meritocrazia possa diventare la misura assoluta. Ma la trasparenza sì, accompagnata dal dovere di ogni amministrazione di prevenire forme di nepotismo quali anticamera di fenomeni di corruzione, oltre che in funzione della promozione dell’etica pubblica a livello locale, regionale, nazionale. Se questo è il quadro generale, già complesso e per larga parte poco delimitato, si comprende su quale terreno scosceso si stia muovendo l’inchiesta sullo scandalo Tfa all’Università di Cassino. Per il semplice motivo che siamo esattamente sul crinale di congiunzione tra regole di condotta e codice penale.

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Dal codice etico Unicas alle spiegazioni dell’Anticorruzione

Prima della corruzione c’è il conflitto di interessi. Sono significativi, in proposito, alcuni passaggi del codice etico di Unicas: “Gli appartenenti alla comunità accademica devono evitare che il proprio interesse privato confligga con quello dell’Ateneo. L’interesse privato, di natura non solo economica, di un membro dell’Ateneo può riguardare: l’interesse strettamente riferibile al componente della comunità accademica; l’interesse di un familiare; l’interesse di persone o enti con cui il membro dell’Ateneo intrattenga relazioni di carattere professionale o personale; l’interesse di enti o persone giuridiche di cui il membro dell’Ateneo abbia il controllo o possegga una quota significativa di partecipazione finanziaria; l’interesse di terzi, qualora ne possano consapevolmente conseguire vantaggi al membro dell’Ateneo”. Inoltre l’Anac spiega chiaro e tondo che le singole amministrazioni restano sempre competenti a prevenire e vigilare, nonché risolvere gli eventuali conflitti di interesse che riguardano i propri dipendenti. Perché dai conflitti di interesse nascono gli inquinamenti delle procedure e il “pilotaggio” delle assunzioni. Non a caso il codice degli appalti spiega come il conflitto d’interesse si verifichi quando l’interesse privato di un pubblico funzionario influisca sul soddisfacimento degli interessi pubblici, compromettendo così l’imparzialità richiesta nel processo decisionale.

Casi di norme violate mascherati da pratiche apparentemente lecite

Concludendo, l’inchiesta della GdF sul Tfa può risultare un avvertimento anche per tanti, troppi, casi di posti di lavoro e incarichi assegnati nella più furba opacità pubblica o nella connivenza pubblico-privato. Qui non si discute della semplice violazione di norme giuridiche o di direttive di servizio: i doveri di fedeltà, imparzialità e onestà non sono negoziabili da parte di chiunque eserciti la funzione pubblica. C’è corruzione anche se un sindaco, un assessore, un presidente di ente appalti incarichi a ditte private con la promessa di assunzione in favore di parenti ed amici. Dovrebbe essere superfluo ricordarlo. A quanto pare, dalle inchieste che si sviluppano in provincia ed anche nel resto del Paese, non lo è.



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