Ecogiustizia subito per il Sin di Venezia-Porto Marghera • Legambiente

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Le bonifiche nel SIN di Venezia – Porto Marghera sono ferme al palo, ostaggio di burocrazia e finanziamenti che rischiano di continuo stop e tagli. Attualmente sono stati bonificati solo il 21% della superficie a terra e lo 0,1% della falda. Una negligenza che va avanti da decenni, di cui fanno le spese i cittadini e lo sviluppo del territorio, ancora relegato ad attività industriali inquinanti.

Per il SIN veneto chiediamo lo sblocco delle risorse per il completo risanamento ambientale, l’implementazione di controlli e monitoraggi continui e partecipati e la rigenerazione dell’area attraverso progetti di transizione ecologica”.

Ecogiustizia subito: in nome del popolo inquinato: la campagna nazionale promossa da ACLI, AGESCI, ARCI, Azione Cattolica Italiana, Legambiente e Libera per la sua terza tappa arriva in Veneto, a Venezia e Marghera. 

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Questa mattina flash mob delle associazioni davanti alla Regione Veneto per chiedere giustizia ambientale e indicare otto proposte per ripristinare il diritto alla salute, a un ambiente non inquinato e a uno sviluppo occupazionale nell’ottica della sostenibilità.

Nel pomeriggio l’incontro pubblico a Marghera con la partecipazione di Cgil, Cisl e Uil per siglare insieme il Patto di comunità con le azioni di intervento immediato.

“Le bonifiche nel SIN di Venezia – Porto Marghera sono ferme al palo, ostaggio di burocrazia e finanziamenti che rischiano di continuo stop e tagli. Attualmente sono stati bonificati solo il 21% della superficie a terra e lo 0,1% della falda. Una negligenza che va avanti da decenni e di cui fanno le spese i cittadini e lo sviluppo del territorio, ancora relegato ad attività industriali inquinanti. Per il SIN veneto chiediamo lo sblocco delle risorse per il risanamento ambientale, l’implementazione di controlli e monitoraggi continui e partecipati e la rigenerazione dell’area attraverso progetti di transizione ecologica”.

Con questo messaggio ACLI, AGESCI, ARCI, Azione Cattolica Italiana, Legambiente e Libera intendono segnare un nuovo inizio per il SIN di Venezia – Porto Marghera, al centro del terzo appuntamento della campagna, di cui sono promotrici, Ecogiustizia Subito, in nome del popolo inquinato, una mobilitazione nazionale per ripristinare il principio di giustizia ambientale nei territori classificati come Siti d’interesse nazionale da bonificare.

Questa mattina, di fronte alla Regione Veneto, alla presenza dell’assessore regionale allo Sviluppo economico, Energia, Legge speciale per Venezia, Roberto Marcato, le associazioni hanno organizzato un flash mob con la lettura di una sentenza simbolica di condanna rivolta a chi ha inquinato e tratto profitto dalle attività industriali dell’area, segnando il destino del territorio circostante e di chi lo abita da oltre un secolo.

L’obiettivo della tappa va oltre la denuncia e punta a far assumere alla politica e alle istituzioni locali e nazionali un impegno concreto sulle bonifiche, che procedono a un passo non adeguato all’emergenza ambientale e sanitaria in corso. Dal 1998 ad oggi, dopo due perimetrazioni e tre accordi di programma, su 1.618 ettari di SIN è stato bonificato il 21% (339 ettari) di superficie a terra e lo 0,1% di falda (1 ettaro) *. Un risanamento al rallentatore che riguarda anche le aree private, di cui è stato bonificato solo il 5%, tra l’altro esclusivamente per fini produttivi.

In questo scenario, le associazioni mettono al centro del dibattito – in programma nel pomeriggio presso la sede provinciale di Acli Venezia a Marghera, alla presenza di Cgil, Cisl, Uil e altre organizzazioni e associazioni del territorio – otto proposte che sono il cuore del Patto di comunità per l’Ecogiustizia del SIN di Venezia – Porto Marghera.

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In sintesi, si tratta di finanziare le opere di messa in sicurezza e risanamento, a partire da quelle più urgenti come il marginamento del nuovo Petrolchimico e di Fusina; velocizzare i trasferimenti di risorse per le bonifiche dai Ministeri agli enti locali ed evitare definanziamenti, come i tagli effettuati nell’ultima legge di Bilancio alla Legge Speciale per Venezia; ampliare i rilevamenti scientifici e ambientali insieme a stringenti controlli su tempi, rispetto di procedure e corretto uso delle risorse per le bonifiche attraverso forme e modalità di monitoraggio civico; infine, promuovere la partecipazione della comunità che vive nell’area per definire progetti di riqualificazione economica e sociale che puntino alla conversione industriale del SIN e alla creazione di nuovi posti di lavoro grazie all’economia verde.

Le proposte avanzate dalle associazioni partono dall’analisi di alcuni punti critici che condizionano l’intera storia del SIN veneto, caratterizzata sin dalla sua istituzione nel 1998 da tempistiche dilatate, anche a causa della mancata disponibilità di risorse, e da alcuni step procedurali che non solo non hanno accelerato l’iter delle bonifiche ma hanno anche creato diversi rischi.

Un esempio fra tutti è l’ultima perimetrazione del SIN che risale a oltre dieci anni e che ha di fatto escluso dall’area, e quindi dai controlli del ministero dell’Ambiente, i canali portuali e aree lagunari fortemente compromesse, creando così un precedente pericoloso anche per altri SIN. Non solo: gli interventi che la Regione Veneto – competente su quelle aree – può mettere in atto sono vincolati da risorse statali soggette a rallentamenti e tagli.

In ultimo, gli strumenti che nel corso del tempo sono stati adottati per affrancare il SIN da decenni di smaltimenti di rifiuti in mare, discariche senza controllo ed emissioni altamente tossiche, non sempre hanno guardato all’interesse pubblico. In particolar modo, le associazioni esprimono forti dubbi sulle opere di messa in sicurezza contenute nell’accordo di programma del 2012: tra tutti non convince l’uso di nuove edificazioni come tecnica di messa in sicurezza di un terreno contaminato.

Le leggi, come quella che ha istituito in Italia i Siti d’interesse nazionale, devono garantire giustizia – concludono le associazioni – ed essere manchevoli nelle prescrizioni previste, così come indugiare nel loro rispetto, equivale ad ampliare l’ingiustizia, in questo caso ambientale. Le bonifiche del SIN di Venezia – Porto Marghera rappresentano uno strumento di tutela che va rispettato innanzitutto per i cittadini che dopo decenni continuano a subire le emissioni delle attività industriali presenti nel sito. Per questo, oltre alle necessarie bonifiche, sarebbe utile attivare una continua sorveglianza epidemiologica della popolazione, insieme a studi analitici ‘ambiente e salute’ in grado di integrare i dati sanitari con quelli sull’esposizione ambientale e lavorativa”.

 

La campagna Ecogiustizia subito, in nome del popolo inquinato. Dopo le prime due tappe realizzate a Casale Monferrato il 27 novembre 2024 e a Taranto il 15 gennaio scorso, la campagna “Ecogiustizia subito: in nome del popolo inquinato” prosegue il suo viaggio tra i SIN d’Italia e per la terza tappa è arrivata in Veneto a Venezia-Porto Marghera. Si tratta di una campagna itinerante che fino ad aprile attraverserà il Paese portando in primo piano i luoghi delle mancate bonifiche in Italia per chiedere impegni concreti e tempi certi per le bonifiche, l’applicazione del principio “chi inquina paga”, il diritto alla salute e transizione ecologica come strategia per garantire lo sviluppo economico e sociale dei territori inquinati. Prossime tappe della campagna: Augusta / Priolo / Melilli (SR) 12 febbraio; Brescia 12 marzo; Napoli 3 aprile.

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*Dati ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica – giugno 2024

 

A seguire la sintesi sulle priorità di intervento per le bonifiche.

PATTO DI COMUNITÀ PER L’ECOGIUSTIZIA NEL SIN DI VENEZIA – PORTO MARGHERA

  • Attivare fin da subito il finanziamento per la realizzazione delle opere di bonifica, a partire dalla principale opera di messa in sicurezza/bonifica del SIN rappresentata dall’intervento di marginamento del Nuovo Petrolchimico e di Fusina.
  • Velocizzare il trasferimento dei fondi derivanti dalle transazioni dal ministero delle Imprese e del Made in Italy a quello dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, con l’obiettivo di garantire agli enti locali i soldi necessari agli interventi.
  • Prevedere finanziamenti regolari alla Legge Speciale per Venezia, per adempiere, in particolare, agli interventi che attengono ai settori “bonifica dei siti inquinati” e “monitoraggio e sperimentazione”, quest’ultimo finalizzato alla verifica delle condizioni ambientali e alla messa a punto di progetti pilota.
  • Destinare investimenti alla transizione ecologica da realizzare nell’area SIN, per attivare le bonifiche mai realizzate attraverso un piano di rigenerazione produttiva allo scopo di creare nuovi posti di lavoro nell’economia verde.
  • Semplificare e rendere più accessibili le procedure per le bonifiche private, dato che uno dei punti che ostacolano un approccio omogeneo e fluido per la realizzazione degli interventi di bonifica è proprio la presenza nel SIN di numerosi lotti appartenenti a diversi soggetti privati.
  • Ampliare i monitoraggi dell’ARPAV su qualità dell’aria, dell’acqua e del suolo e renderli più accessibili e facilmente consultabili.
  • Monitorare attraverso forme e modalità di monitoraggio civico la concreta attuazione degli impegni assunti dalle istituzioni su tempi delle bonifiche, corretto uso delle risorse, rispetto delle procedure di appalto e dei controlli sui lavori da svolgere, piani di riconversione e progetti di nuova industrializzazione o “revamping” degli impianti esistenti.
  • Promuovere percorsi partecipati e aperti alla comunità che risiede nel territorio del SIN, affinché cittadini e cittadine, imprese e associazioni possano contribuire alla realizzazione di interventi in grado di far ripartire il territorio a livello sociale ed economico. Da progetti di rigenerazione urbana e riforestazione urbana alla creazione di comunità energetiche e solidali, dall’implementazione della mobilità sostenibile alla valorizzazione delle aree verdi limitrofe al SIN e affacciate sulla gronda lagunare, fino ad arrivare all’adozione di progetti di fitodepurazione dei corsi d’acqua nei pressi delle foci in laguna per recuperare un’azione naturale di depurazione e la realizzazione di interventi di finissaggio per integrazione di reti fognarie e di bonifica allo scopo di ridurre il carico residuo in uscita dei depuratori.





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