NAZIONALI
Proclamazione di monumenti storici e preistorici, parchi nazionali, riserve ecc. per
conservare paesaggi, oggetti e vita ‘naturale’
Patrimonio perde ogni legame con la QUOTIDIANITÀ e diventa categoria
separata
3. Internazionalismo del dopoguerra
Ricostruzione 2° dopoguerra, preoccupazioni impatto conflitto armato
1954 CONVENZIONE DELL’AIA:
I firmatari devono astenersi dal danneggiare proprietà culturali nel proprio o altri paesi
durante conflitti armati
Riconoscimento legame esplicito tra PATRIMONIO CULTURALE, IDENTITA’ NAZIONALE
e PROCESSI DI COSTRUZIONE DELLA NAZIONE
La questione diventa INTERNAZIONALE
UNESCO
L’UNESCO (United Nations Educational, Scientific, and Cultural Organization) è
un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite, fondata nel 1946, che si occupa
principalmente di 5 macro aree:
• Educazione
• Scienze Naturali
• Scienze Umane e Sociali
• Cultura
• Comunicazione e Informazione
L’UNESCO è composta attualmente da 195 Stati Membri e 8 Membri Associati, tra i quali
l’Organizzazione promuove la cooperazione negli ambiti di sua competenza. Gli strumenti
dell’UNESCO per quanto riguarda la fissazione di norme e principi comprendono tre tipi di
documenti:
• Convenzioni
• Dichiarazioni
• Raccomandazioni
Responsabilità globale
1954 costruzione Alta Diga di Assuan, valle del Nilo, agenzia ONU e UNESCO,
cooperazione internazionale per assistere governo egiziano e sudanese 12
Campagna globale per salvare le antichità egiziane per 20 anni
Salvaguardia di 23 templi smontati e trasferiti in Nubia e Karthoun
1966 campagna di salvaguardia di Venezia post inondazione
Crescente senso di VULNERABILITA’ dei patrimoni
Patrimoni da catalogare
Questioni legate al TURISMO culturale
Patrimonio monumentale (meno umano… 100.000 nubiani sfollati)
Convenzione per la Protezione del Patrimonio Mondiale (1972)
▪ La Convenzione per la Protezione del Patrimonio Mondiale è stata adottata
dall’UNESCO il 16 novembre del 1972, ratificata dall’Italia nel 1977. La
Convenzione è costituita da 38 articoli, divisi in 6 sezioni più alcune clausole
finali. Essa prevede due principali categorie di patrimonio: il patrimonio
culturale (monumenti, agglomerati, siti) e il patrimonio naturale (monumenti
naturali, formazioni geologiche, siti naturali). Nel 1992 viene introdotto il concetto
di “paesaggio culturale” per definire i casi di patrimonio “misto”, sia naturale che
culturale.
La Convenzione ha istituito una Lista del Patrimonio Mondiale (World Heritage
List): per essere inseriti nella Lista i siti devono essere di eccezionale valore
universale e rispondere ad almeno uno dei 10 criteri previsti nelle Linee Guida
Operative (si veda il testo della Convenzione). In base alla Convenzione,
l’UNESCO ha fino ad oggi riconosciuto un totale di 1121 siti (869 siti culturali,
213 naturali e 39 misti) presenti in 167 paesi del mondo (gennaio 2020).
Attualmente, con 55 siti ciascuna, l’Italia e la Cina sono le nazioni che detengono
il maggior numero di beni inclusi nella Lista dei Patrimoni dell’Umanità.
Minaccia & protezione universale
Il patrimonio culturale e naturale sono vieppiù minacciati di distruzione non
▪ soltanto dalle cause tradizionali si degradazione, ma anche dall’evoluzione della
VITA SOCIALE ed ECONOMICA che l’aggrava con fenomeni di alterazione o
distruzione ancora più temibili ….
La degradazione o sparizione di un bene del patrimonio culturale e naturale è un
▪ impoverimento nefasto del PATRIMONIO DI TUTTI I POPOLI del mondo.
Di tutti ?? (vedi critica accademica Byrne, Kirshenblatt-Gimblett, Harrison)
▪ 13
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Convenzione per la Protezione del Patrimonio Culturale Immateriale (2003)
La Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Immateriale è stata
▪ sottoscritta nel 2003, nel corso della 32° sessione della Conferenza Generale
UNESCO, è entrata in vigore nel 2006 ed è stata ratificata dall’Italia nel 2007.
L’obiettivo primario della Convenzione è quello di proteggere il Patrimonio
▪ Culturale Immateriale, inteso come “l’insieme di pratiche, rappresentazioni,
espressioni, saperi e capacità, come pure gli strumenti, artefatti, oggetti, e
spazi culturali associati, che le comunità e i gruppi riconoscono come
parte integrante del loro patrimonio culturale, trasmesso di generazione in
generazione in risposta all’interazione con l’ambiente e la storia”.
Il patrimonio immateriale garantisce un senso di identità e continuità e incoraggia il rispetto
per la diversità culturale, la creatività umana, lo sviluppo sostenibile.
Ai sensi della Convenzione, viene istituita la Lista Rappresentativa del Patrimonio
Culturale Immateriale (Representative List of the Intangible Cultural Heritage) che
comprende attualmente 549 elementi, presenti in 127 paesi nel mondo (gennaio 2020).
L’Italia ha 12 elementi iscritti nella Lista, di cui 6 elementi transnazionali che prevedono la
partecipazione di altri paesi.
Convenzione per la Protezione e Promozione della Diversità delle Espressioni
Culturali (2005)
approvata il 20 ottobre 2005 dalla XXIII Conferenza Generale dell’UNESCO ed è
▪ stata ratificata dall’Italia nel febbraio del 2007.
La sottoscrizione di questa Convenzione segue di alcuni anni la Dichiarazione
▪ Universale UNESCO sulla Diversità Culturale, adottata poche settimane
dopo i tragici fatti dell’11 settembre 2001 con l’obiettivo di promuovere il
dialogo tra culture diverse e la convivenza pacifica tra i popoli. L’obiettivo
principale della Convenzione è quello di salvaguardare e incoraggiare la diversità
delle espressioni culturali, favorendo il dialogo interculturale, il rispetto
reciproco e la cultura della pace.
Come si può leggere nel testo della Convenzione, il concetto di diversità culturale
“rimanda alla moltitudine di forme mediante cui le culture dei gruppi e delle società si
esprimono. Queste espressioni culturali vengono tramandate all’interno dei gruppi e
delle società e diffuse tra di loro.
La diversità culturale non è riflessa unicamente nelle varie forme mediante cui il patrimonio
culturale dell’umanità viene espresso, arricchito e trasmesso grazie alla varietà delle
espressioni culturali, ma anche attraverso modi distinti di creazione artistica, di
produzione, di diffusione, di distribuzione e di apprezzamento delle espressioni culturali,
indipendentemente dalle tecnologie e dagli strumenti impiegati”.
Secondo l’UNESCO, dunque, la diversità culturale è un vero e proprio patrimonio
dell’umanità, necessario allo sviluppo del genere umano tanto quanto la
biodiversità lo è per la natura.
Tarda modernità: boom del patrimonio 14
Dagli anni ’70 HERITAGISATION (K. Walsh) o ‘patrimonio rampicante’ (Lowenthal)
innovazione tecnologica
▪ Deindustrializzazione & tempo libero
▪ Turismo & migrazioni
▪ Commercializzazione del passato (F. Jameson)
▪ Musei & musealizzazione
▪ Heritage presentato come rimedio all’omologazione (ma è l’esito!)
▪
Sur-modernità (M. Augé)
Società tardo-capitalistica con maggiore mobilità spaziale, rapidi cambiamenti (P.
▪ Virilio), modelli di consumo e interesse per il passato:
«Presenza del PASSATO nel PRESENTE che lo SUPERA o lo RIVENDICA. La
▪ SURMODERNITA’ è produttrice di non-luoghi antropologici e non integra in sé i
luoghi antichi; questi, repertoriati, classificati, promossi a LUOGHI DELLA
MEMORIA vi occupano un posto circoscritto e specifico» (Auge 1995)
3 accelerazioni o eccessi: TEMPO, SPAZIO e INDIVIDUALIZZAZIONE dei punti di
riferimento (time in flux)
Passato come ‘esperienza’
Dal museo al sito del patrimonio ferriera di Trieste
▪ →cfr.
Aspetti materiali e immateriali
▪ Boom esponenziale di siti e di visitatori
▪ De-industrializzazione = società della conoscenza e informazioni
▪ Esubero di rovine materiali, seconda vita patrimoniale
▪ Riutilizzo ‘adattivo’ in fz. di turismo locale e consumo culturale
▪ Vedi. CORICAMA (coltelli Maniago)
▪ Patrimoni che generano reddito
▪
Economia esperienziale (marketing, Disneyland), esperienza come merce
▪ Vedi parchi tematici, open museum, esperienza visitabile del passato che diventa
▪ INDUSTRIA (Marchio, brand)
PRODUZIONE DI MASSA DI TRADIZIONI (EUROPA 1870-1914)
INVENZIONE DELLA TRADIZIONE (Hobsbawm & Ranger, 1983)
ARCHEOLOGIA come politica del passato (sapere/potere)
The pasti s a foreign country (d. Lowenthal 1985): “il patrimonio non è affatto storia, non è
indagine nel passato, ma una sua celebrazione, un atto di fede in un passato su misura
per gli scopi del presente”.
Wright contro l’atemporalità del patrimonio
Hewson contro l’industria culturale (Adorno, Horkheimer)
Intrattenimento e nostalgia, come senso del declino: “l’impulso a preservare il passato è
parte dell’impulso a preservare il sé” (Hewson, 1987)
Emozioni come merce 15
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PATRIMONI E RAPPRESENTANZE
Convezione di FARO→ convenzione adottata dal Comitato dei Ministri del Consiglio
d’Europa il 13 ottobre 2005 e aperta alla firma degli Stati membri a Faro (Portogallo) il 27
ottobre dello stesso anno. È entrata in vigore l’1 giugno 2011.
Ultima nata fra le Convenzioni culturali internazionali, muove dal concetto che la
conoscenza e l’uso dell’eredità culturale rientrano fra i diritti dell’individuo a prendere parte
liberamente alla vita culturale della comunità e a godere delle arti sancito nella
Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (Parigi 1948) e garantito dal Patto
internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (Parigi 1966).
La Convenzione non si sovrappone agli strumenti internazionali esistenti ma li integra,
chiamando le popolazioni a svolgere un ruolo attivo nel riconoscimento dei valori
dell’eredità culturale, e invitando gli Stati a promuovere un processo di valorizzazione
partecipativo, fondato sulla sinergia fra pubbliche istituzioni, cittadini privati, associazioni,
soggetti che la Convenzione all’art. 2 definisce “comunità di eredità”, costituite da
“insiemi di persone che attribuiscono valore a degli aspetti specifici dell’eredità culturale,
che desiderano, nell’ambito di un’azion
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