Gli interventi dei capigruppo, del Portavoce dell’opposizione e del vicepresidente della commissione Territorio e ambiente. La replica dell’assessoraMonni
Comunicato stampa n. 0033 – 0034 – 0035 – 0036
Firenze – Nel corso del dibattito seguito all’illustrazione della presidente della commissione Territorio e Ambiente Lucia De Robertis,il vicepresidente della commissione, Alessandro Capecchi (Fratelli d’Italia), il Portavoce dell’opposizione, Marco Landi (lega), e i presidenti dei gruppi hanno espresso il loro giudizio sul Piano dell’economia circolare.
Secondo il capogruppo di Italia viva, Stefano Scaramelli, “con questo Piano si riescono a dare risposte che erano attese da molti anni. La volontà politica di attuarlo ha già prodotto uno scatto in avanti. Non compete al Piano localizzare – ha ricordato Scaramelli –, ma compete a noi definire le aree idonee e quelle non idonee, anche per dirimere controversie che possono nascere nei territori, con una preferenza delle zone dismesse o degradate, come ex aree industriali. Positivo anche concedere le opportunità di ampliamento degli attuali impianti di termovalorizzazione esistenti. Mi sarei magari spinto oltre sulla definizione di un Ato unico a livello regionale, sarebbe servito il coraggio per compiere questo sforzo”. Secondo Scaramelli, “si sono rispettati i tempi che ci eravamo dati” e la definizione di un “Piano così delicato vede il consolidamento di una coalizione che si ritrova concorde. L’auspicio è che si possa realizzare anche un allargamento su questo tema”.
“Questo Piano è estremamente ambizioso e articolato, ma proprio per la sua enormità è un libro dei sogni difficilmente realizzabili”, ha affermato Andrea Ulmi (Gruppo misto – Merito e lealtà). “L’economia circolare necessita di scelte coraggiose, che in questo Piano vengono a mancare. L’impianto Iren di Terranuova Bracciolini o quello che verrà realizzato a Scarlino sono eccellenze, ma gli obiettivi del Piano pongono problematiche che fanno sì che non si raggiungano gli effetti sperati di diminuzione dei costi e il sistema attuale non valorizza la raccolta differenziata. Anche i cassonetti ‘intelligenti’ non permettono un ritorno in tasca dei cittadini. Mancano impianti efficienti per il recupero differenziato”. Secondo Ulmi, “Siamo in ritardo un po’ su tutto e non credo che con questo Piano si riuscirà a recuperare, proprio perché gli impianti non sono sufficienti. Si rimanda a un futuro incerto. La domanda finale è se si avrà il coraggio di realizzare gli impianti che mancano e soprattutto dove. Ne va della competitività industriale della nostra regione”.
Il capogruppo di Fratelli d’Italia, Vittorio Fantozzi, nel breve intervento introduttivo – “per lasciare spazio al lavoro di analisi svolto con grande abnegazione dal collega Capecchi (vicepresidente della commissione Ambiente, ndr)” –, si è rivolto alla maggioranza, chiedendo “uno sforzo in più, per cercare di usare bene le prossime ore, quelle che ci restano di qui al voto finale. Ci sia il coraggio di risolvere alcune situazioni rimaste in chiaroscuro in questi anni. L’opposizione – ha affermato Fantozzi – ha cercato di operare in maniera costruttiva nella sostanza dei problemi. Lavoriamo nell’interesse di tutte le comunità: tante volte, basta una parola a segnare il destino non di pochi, ma di molti”.
La presidente del gruppo Lega, Elena Meini, non ha dubbi: “per scelta politico-culturale siamo di fronte ad un Piano che non decide sull’impiantistica, preferisce far scegliere gli imprenditori e poi far valutare agli Ato”. Quindi politicamente, alla vigilia di una campagna elettorale come quella che ci attende, di fronte ai cittadini non si assume la responsabilità di scegliere, demandando, secondo la consigliera, ad una manifestazione di interesse “che non trova concretezza”; basti pensare alla non autosufficienza dei tre Ato e quindi ai problemi impiantistici che continuano a caratterizzare la nostra regione. E sul fronte dei trasferimenti in discarica, si dice che si vogliono ridurre ma i dati ci dicono il contrario: dalle 769 mila tonnellate del 2019 siamo passati alle 821 mila del 2023. “Temiamo che con la scelta di non programmare – ha continuato Meini – la Toscana rischi di non accedere ai finanziamenti europei”. Inoltre l’assenza di una precisa programmazione non può determinare alcun monitoraggio, “perché non c’è niente da monitorare”. La consigliera, annunciando la presentazione di “emendamenti costruttivi” ed “ordini del giorno collaborativi”, si è infine soffermata su alcune modifiche dell’ultim’ora, come ad esempio, l’individuazione – da parte degli Ato – anche degli impianti minimi. “Collaboreremo perché tutti i cittadini della Toscana – ha concluso la consigliera – abbiano questo importante Piano, indipendentemente da dove vivano, quale lavoro facciano e quale sia la loro Isee”.
Per Irene Galletti, presidente Movimento 5 Stelle, “nella prefazione del Piano ci sono obiettivi tanto ambiziosi quanto urgenti” e, rivendicando di aver gettato il seme della transizione ecologica come Movimento al quale appartiene, ha anche affermato che il Piano “è insufficiente a garantire il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030”. E ripercorrendo le varie tappe, a partire dalla presentazione dell’atto nel 2021, “che ci sorprese per gli elementi di novità”, si è soffermata su avviso pubblico, no alle discariche, sì a impianti innovativi di riuso, insieme allo slogan dell’assessora: “Rifiuti 0 impianti 1000”. In pratica, abdicando al ruolo della programmazione, non solo non si decide dove collocare gli impianti, ma si annuncia lo stop a nuovi inceneritori, andando però avanti per deroghe. Inoltre: “la gassificazione dei rifiuti è una forma alternativa di incenerimento, che ha effetti insani sulla salute dei cittadini”, ha sottolineato la consigliera. Ancora: se la Toscana è la prima regione italiana per rifiuti smaltiti in discarica, come potrà ridurre del 10 per cento tale percentuale e rispondere all’Europa? Ancora più sfidante, per Galletti, la questione delle bonifiche, visto “il quadro desolante che caratterizza la nostra regione”, accanto alla necessità di garantire la legalità. “Nonostante la volontà di andare nella giusta direzione – ha concluso – il Piano cozza con la realtà e arriva ai cittadini con l’aumento della Tari”.
Alessandro Capecchi (FdI), vicepresidente della commissione Ambiente, territorio, mobilità, infrastrutture, ha sottolineato come “su una discussione di così alto valore sia doveroso studiare e portare un contributo” e, ringraziando tutti “per la pazienza”, ha effettuato una completa disamina del Piano. Questo l’incipit: la cornice normativa ci dice che la Toscana non scopre niente di nuovo, di economia circolare parlavano già le direttive europee del 2018, che ritroviamo nella legge 34 del 2020, che “andrà recuperata”: “non ci accontentiamo della lettera di un’ora e mezzo fa dell’assessore Monni, per dirci che continueremo con i tavoli sull’economia circolare”. Continuando nel percorso, il consigliere ha ricordato che le osservazioni hanno coinciso con il periodo degli eventi alluvionali del 2023, caratterizzate perciò da pochi interventi di privati; osservazioni i cui risultati si trovano negli allegati al Piano, che la Regione ha scelto sia atto di pianificazione, come da legge 65 del 2014. Da qui la reintroduzione delle controdeduzioni, con istruttoria fatta dagli uffici della Regione, “in una procedura che dal dicembre 2023 ci ha portato ad affrontare questa discussione finale in Consiglio regionale, con esame in commissione, nel corso di quattro sedute dedicate”. E parlando di Piano “non localizzativo e non prescrittivo, e neppure nelle condizioni di dettare i termini in cui realizzare gli impianti”, Capecchi si è soffermato sui cambiamenti introdotti al testo, che cambia nel quadro conoscitivo, con l’inserimento ad esempio degli impianti minimi o nella parte tutta nuova sul tessile. Ecco perché una parte del Piano andrebbe riadottata, ha spiegato il consigliere, che aveva chiesto anche un passaggio in commissione Controllo e magari un nuovo esame nel Consiglio delle Autonomie locali: “sta al Presidente e agli uffici garantire che le commissioni abbiano per tempo gli atti su cui lavorare”, ha ribadito, ricordando che il Piano dei Rifiuti potrebbe essere approvato per stralci.
Ancora altri spunti: “è un ossimoro che la fase transitoria del Piano coincida con la sua durata” e, scendendo più nel dettaglio: “i dati dei flussi tenuti in considerazione nell’adozione sono del 2019, mentre l’Autorità di Ambito si basa su dati certificati del 2023”. Ma il Piano cosa avrebbe dovuto affrontare? Il riequilibrio della distribuzione degli impianti sul territorio e sulla loro gestione; la questione delle bonifiche e dei siti inquinati; la valutazione dell’impatto tariffario e la sostenibilità del Piano. Capecchi ha concluso il proprio intervento chiedendo di rispettare la motivazione degli atti amministrativi, assicurando la massima trasparenza, garantendo un monitoraggio serio ed una adeguata concertazione istituzionale.
Per il capogruppo di Forza Italia, Marco Stella, “in questo Piano di circolare c’è solo il giro che la maggioranza ha fatto, inutilmente, per convincere il Movimento 5 stelle a votarlo. Nonostante le dichiarazioni di Giani e poi di De Robertis a favore dei termovalorizzatori, siccome i 5 stelle dicono ‘termovalorizzatori mai’, il Piano non li contempla”. Stella ha definito il Piano un “atto elettorale” e ha sottolineato che il centrodestra si sarebbe invece preoccupato di “chiudere il ciclo dei rifiuti e di abbassare le tariffe a carico dei cittadini. La maggioranza fa il contrario e ciò emerge anche da una delle osservazioni che vi ha fatto Alia”. Ha spiegato, infatti, che il 14,5 dei rifiuti finiscono per essere smaltiti fuori regione e che la Tari che pagano i toscani è tra le più alte d’Italia, “cosa che non succede invece nelle regioni governate dal centrodestra”. Stella ha chiuso dicendo che il Piano 2è stata un’occasione giocata male dalla maggioranza”.
Anche il Portavoce delle opposizioni, Marco Landi, ha esordito dicendo che “la nostra visione e la nostra progettualità in materia è diversa da quella proposta dal Piano sostenuto dalla maggioranza, che ha scelto di non decidere e questo è l’effetto della manifestazione di interesse del 2021 con la quale operatori e soggetti gestori dovevano dire quali impianti realizzare e dove. Il problema – ha aggiunto – è che quella manifestazione non ha sortito effetti e, anzi, sono venuti meno due dei tre gassificatori previsti all’inizio”. In questa situazione e alla luce dei contenuti del Piano, ha spiegato, “non saremo in grado di chiudere il ciclo dei rifiuti e quindi di essere autosufficienti e non sarà possibile rispettare i limiti, imposti dall’Europa, per il conferimento dei rifiuti in discarica e anche le soglie stabilite per la raccolta differenziata, il riciclo e il riuso”. Anche secondo Landi, con questo Piano “si ragiona solo in termini elettorali” e nonostante le dichiarazioni a favore dei termovalorizzatori, “il Piano non ne parla”.
“In fatto di tariffa sui rifiuti, la Toscana non sarà tra le regioni di testa, ma dopo di lei conto dodici regioni, quindi non siamo, come afferma Stella, la cenerentola d’Italia”, ha detto il capogruppo del Pd, Vincenzo Ceccarelli. Secondo Ceccarelli, ”il Piano ha avuto un iter utile all’approfondimento per tutti e ora avrà bisogno di una ulteriore fase attuativa, quella della localizzazione degli impianti, che compete agli Ato e che la Regione dovrà affiancare e accompagnare in questo percorso”. Sui termovalorizzatori, ha aggiunto, “abbiamo in passato votato una risoluzione per dire che andavano fatti, ma ne andavano fatti il meno possibile, cioè solo quelli utili a smaltire quella parte di rifiuti che non può essere recuperata”. Riguardo all’autosufficienza, ha spiegato, “serve un riequilibrio all’interno dei tre Ato”. Riguardo alle localizzazioni, ha aggiunto, “che non deve fare la Regione, mi piacerebbe proporre un Pegaso o un Gonfalone d’oro per chi farà una proposta di cosa e dove farlo, perché il punto è che tutti dicono che servono gli impianti, tutti dicono di volerli, ma poi nessuno li vuole nel suo territorio”. Ceccarelli ha concluso dicendo che il Piano “è innovativo e ha raccolto alcune proposte, che certo forse non sarà facile mettere a terra. L’obiettivo è quello di ridurre i rifiuti, aumentare la raccolta differenziata, il riciclo e il riuso”.
Nella replica che ha chiuso il dibattito sul Piano regionale di gestione dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati l’assessora Monia Monni ha sottolineato come si sia trattato “di un percorso durato 3 anni 4 mesi e un giorno, un tempo lungo, impressionante per portare a temine un lavoro importante” e per questo l’assessora ha voluto ringraziare tutte le parti coinvolte dal Consiglio regionale, con la Quarta commissione e la sua presidente Lucia De Robertis, alla Giunta, coinvolta dal presidente Giani ai tecnici del legislativo, fino al tavolo di concertazione e ai cittadini che hanno contribuito inviando osservazioni che sono state prese in considerazione con la massima cura”.
“Nel novembre del 2021 – ha proseguito l’assessora Monni – abbiamo sostanzialmente lanciato una sfida con l’avviso pubblico;, era una chiamata al protagonismo dei territori nella stagione nuova dell’economia circolare e volevamo che questo strumento fondasse le proprie radici su un motto a cui tengo molto che dice ‘rifiuti zero, mille impianti’. Volevamo anche misurare la concreta volontà di fare insieme uno scatto in avanti pensando a progetti innovativi di economia circolare che guardassero ai gradini più virtuosi della gerarchia dei rifiuti, quali il riciclo e il recupero, e volevamo stimolare il sistema pubblico di gestione. Noi avevamo un servizio pubblico fatto soprattutto di raccoglitori e smaltitori e credo che questo percorso che abbiamo fatto li stia invece portando su una strada diversa di evoluzione importante. Noi oggi non consegniamo solo un documento particolarmente complicato, ma offriamo ai nostri cittadini e alle nostre cittadine una prospettiva seria che fonda le sue radici su 19 nuovi impianti, già in corso di realizzazione, a cui si somma l’impiantistica di digestione anaerobica che sta già consentendo di superare il gap di trattamento della frazione organica che era quello che continuava a girare fuori regione. E che ora trovano risposta grazie ai nuovi impianti di Montespertoli e Peccioli che oggi ci permettono di chiudere il nostro ciclo dei rifiuti in casa, senza esportare niente fuori”.
“Diciannove impianti non sono il libro dei sogni – ha proseguito l’assessora regionale all’Ambiente – sono fatti molto concreti e sono il più grande investimento in materia mai visto in questa regione in un tempo così limitato. Si tratta di impianti di riciclo, si tratta di impianti per i rifiuti tessili, si tratta di piattaforme più complesse, come nel caso di Scarlino dove si realizza anche quella sinergia così importate con i rifiuti speciali che tutti ci invitate giustamente a ricercare rispondendo per altro alle esigenze di un distretto produttivo strategico per la Toscana come quello lucchese che ha un problema importante perché manda sostanzialmente all’estero la gran parte dello scarto delle nostre cartiere. È un progetto importante come è importante quello dell’ossidatore termico di Peccioli che sta vivendo la fase finale del processo autorizzativo e che si candida a essere uno degli impianti più innovativi per la chiusura del ciclo e funzionale al progressivo superamento della discarica. D’altronde lo abbiamo sempre detto che si trattava di un piano di transizione che doveva gestire il futuro, ma anche il percorso per arrivare al futuro. Partendo da questo patrimonio di progetti già in cammino possiamo traguardare il conseguimento degli obiettivi comunitari. Quindi la riduzione fino al 10% dei rifiuti conferiti in discarica, il progressivo incremento fino al 65% del riciclo di materia al 2030, dando solidità a questo atto di pianificazione e giocando la partita dell’economia circolare in attacco. Consapevoli del significato storico che la conversione rappresenta per il futuro delle nostre comunità. L’economia circolare dal punto di vista dei rifiuti urbani è in primo luogo dare la risposta allo sforzo quotidiano che chiediamo alle nostre cittadine e ai nostri cittadini di trovare lo spazio nelle loro case per tenere tanti bidoncini, per separare i propri rifiuti e per esporli fuori dalla propria porta. Significa creare quella catena di valori che genera scale di sostenibilità a cui è necessario tendere. Dimostrando nel concreto che dai rifiuti si può estrarre valore, che rifiuti si possono generare buone pratiche ambientali e che dai rifiuti si crea nuova occupazione stabile e di qualità. L’approvazione del piano risponde a un impegno preciso che avevamo preso in campagna elettorale e realizza un obiettivo primario di legislatura. Questo piano non è solo una visione industriale si sviluppa anche intorno a una forte visione sociale che deve diffondere una cultura ecologista. Il riuso potrà essere una leva straordinaria per attivare forme di economia collaborativa, per dare risposte ai territori, per dare vita e centri in cui la riparazione diventi una leva per la formazione. Tra gli elementi fondativi di questo Piano c’è anche il tema della legalità, perché per la prima volta affronta con attenzione questo tema, consapevole dei tentativi di infiltrazione della criminalità che c’è in questo settore. Su questo argomento permettetemi di ringraziare la commissione presieduta dalla consigliera Meini per il lavoro svolto, ma anche Legambiente e CIGL che hanno offerto spunti importanti. Allo sciacallaggio, su alcune ferite che ci sono state inferte, quali semplificazioni a cui assistiamo troppo spesso, rispondiamo indicando una via istituzionale alla legalità che pragmaticamente si articola in azioni precise e definite che vede il coinvolgimento degli operatori di settore, dagli organi di controllo alle associazioni”.
“Il Piano – ha concluso l’assessora Monni – punta a colmare il gap impiantistico, punta a favorire un livello di governance pubblica regolata anche su quelle filiere di trattamento che stanno fuori dalla pianificazione. Il Piano tende ad assottigliare la distanza che è molto spesso formale tra rifiuti urbani e rifiuti speciali, sapendo che i rifiuti speciali sono l’80% dei rifiuti prodotti. Persegue poi una sinergia provando a dare sostegno anche al mondo dell’impresa e del lavoro. Pone il tema della legalità, per fare questo lavoro siamo partiti delle indicazioni della Direzione investigativa antimafia per rendere sempre più corte le filiere e trattare i rifiuti in impianti con un elevato contenuto tecnologico perché li ovviamente è più difficile infiltrarsi. La Regione non ha competenze dirette sulle tariffe, io credo che spingendo la Toscana verso un modello circolare si creino i presupposti per garantire la stabilità della tariffa. Il Piano realizza una concreta sinergia istituzionale, è lo strumento con cui si concretizza un lavoro complicato sul tema delle bonifiche. Si tratta di un passaggio storico, ma bisogna essere chiari, non si può realizzare un processo di trasformazione così profondo senza coinvolgere le comunità. La Toscana con il voto di oggi imbocca definitivamente un sentiero nuovo, diverso, quello dell’economia circolare. Lancia una sfida che potrà essere animata da tutti quelli che credono nella centralità della conversione ecologica come passaggio inevitabile per invertire la rotta di un sistema di sviluppo che ha mostrato i suoi limiti ed è una sfida da vincere in questo tempo perché noi è oggi che decidiamo dove e come orientare il futuro. Voglio chiudere con una battuta, se è vero che la montagna ha partorito il topolino, come ha detto qualcuno, il topolino è un animale particolarmente intelligente e forse è lui che può cambiare il mondo senza la forza, ma con l’intelligenza”.
(testo a cura di Sandro Bartoli, Paola Scuffi, Luca Martinelli e Emmanuel Milano)
Responsabilità di contenuti, immagini e aggiornamenti a cura dell’Ufficio Stampa del Consiglio regionale della Toscana
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link