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L’amministrazione Manfredi ha posto la cultura al centro della propria agenda politica, riconoscendo il suo ruolo non solo come patrimonio da tutelare, ma come motore di sviluppo economico e sociale. La cultura diventa, innanzitutto, un potente strumento di inclusione, in grado di rafforzare i legami comunitari, ridurre le disuguaglianze e migliorare la qualità della vita. Dapprima, l’amministrazione ha indirizzato i suoi sforzi verso un progressivo consolidamento degli investimenti nel settore culturale. A partire dal 2021, il budget per la cultura è aumentato in modo significativo, passando da 3,5 milioni di euro nel 2021 a oltre 13 milioni nel 2024. Ma l’elemento distintivo delle politiche culturali del sindaco Manfredi è la volontà di creare occasioni di inclusione. E infatti l’aspetto fondamentale di tutti gli eventi culturali è stata la loro distribuzione territoriale, che ha consentito di raggiungere tutte le municipalità, superando la storica concentrazione delle attività culturali nel centro antico della città. Questo approccio policentrico ha contribuito a ridurre il divario esistente tra le zone centrali e quelle più decentrate, facendo della cultura un catalizzatore di inclusione sociale. A comprova di ciò, basti citare l’innovativo programma di arte contemporanea, unico in Italia, che ha reso possibile a tutti, gratuitamente, l’accesso a opere di artisti di livello internazionale disseminate in vari luoghi della città.
Ma è anche dal punto di vista economico che la cultura rappresenta un settore strategico per la crescita urbana. Napoli ha dimostrato come una solida politica di settore possa generare ricadute significative attraverso la promozione del turismo e l’occupazione nei settori legati agli eventi, al restauro e alla manutenzione dei siti, alla musica, alla produzione audiovisiva e cinematografica. E proprio l’incremento esponenzial
e delle produzioni cinematografiche ha avuto un impatto diretto sull’economia locale. Il che, in soldoni, significa nuove opportunità di formazione e di specializzazione per gli operatori locali, profitti diffusi per gli imprenditori dell’accoglienza e per gli esercizi commerciali, moltiplicate occasioni di business e di crescita. Lo stesso discorso vale per la musica. In questi anni nasce “Napoli Città della Musica”, un grande progetto che ha consentito il rilancio della gloriosa tradizione musicale della città, arricchita delle contaminazioni con le più moderne tendenze musicali nazionali e internazionali. Mutando radicalmente approccio. Il comparto musicale non più e solo concepito come rappresentativo di una produzione dell’effimero, ma come vera e propria filiera industriale, perno dello sviluppo economico locale. Ma gli interventi di politica culturale non si fermano alla pur importante costruzione di un “palinsesto eventistico” annuale, che ormai appare consolidato e radicato. Perché anche la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale è un aspetto fondamentale delle politiche dell’amministrazione Manfredi. Napoli ha infatti beneficiato di interventi restauro che hanno coinvolto luoghi iconici come il complesso monumentale di Castel Nuovo e la Chiesa di Santa Croce al Mercato e ha assistito al recupero e alla valorizzazione di spazi urbani trascurati, che sono stati trasformati in centri di vita sociale attiva e dinamica. Luoghi come piazza Mercato, via Port’Alba e il quartiere di Bagnoli sono stati e sono al centro di importanti interventi di riqualificazione culturale, che hanno stimolato una rinascita sia sociale che economica di tali aree, favorendo l’inclusione e l’aggregazione. Insomma, una visione moderna della cultura, vista anche come elemento di traino dello sviluppo economico e sociale della città. Restano molte sfide. Rafforzare e consolidare il principio di un equo accesso alla cultura per tutti, valorizzare ulteriormente le periferie, assicurare la sostenibilità dei progetti nel lungo termine, internazionalizzare l’offerta culturale. Difficile, ma non impossibile.
L’autore è coordinatore delle politiche culturali del Comune
di Napoli
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