Rimini, medico indagato per violenza sessuale su paziente disabile: lei non è in grado di testimoniare e lui può tornare a lavoro

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di
Enea Conti

Le presunte violenze sessuali sarebbero avvenute in una clinica di Bellaria Igea Marina

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È indagato per violenza sessuale su una sua giovane paziente gravemente disabile, era stato arrestato dai carabinieri e messo ai domiciliari, ma in virtù delle relazione della consulente del gip del Tribunale il pm titolare del fascicolo ha dovuto chiedere la revoca della misura per cui era stato interdetto dall’esercizio della professione che potrebbe, come sembra, anticipare una richiesta di archiviazione. In sintesi, lui, il professionista 67enne di origine bolognese potrà tornare a lavorare come prima. 

Le accuse

Le indagini sul medico in questione sono in corso a Rimini, dove, in provincia, si sarebbero verificati i fatti. La giovane 33enne, originaria di un comune delle Marche, era affetta da una grave patologia, la sindrome distonica ipercinetica, alla base di un quadro clinico che l’avrebbe resa una vittima di violenze in evidente stato di inferiorità sia fisica che psichica al cospetto del professionista: le accuse sono gravissime, il medico avrebbe abusato di lei costringendola a svariati rapporti sessuali, dopo averla più volte palpeggiata, in più occasioni in una clinica di Bellaria Igea Marina convenzionata con l’Ausl Romagna. Stando alla denuncia la giovane si sarebbe più volte opposta alle violenza, venendo poi sopraffatta. La consulenza dell’esperta nominata dal gip Vinicio Cantarini, Monia Vagni, ha però certificato che la presunta vittima non è in grado di testimoniare per via della sua infermità mentale, motivo per cui il medico può beneficiare della sospensione dell’interdizione dal lavoro.





















































L’intervento e le complicanze

Al di là delle responsabilità del medico, la famiglia della 33enne e la stessa giovane, vivono un vero e proprio calvario da 27 anni. La sindrome di cui la paziente è affetta è sopraggiunta dopo un intervento chirurgico mal riuscito a cui si era sottoposta quando aveva sei anni: una macchia polmonare originata da problemi alle vene, che andava tolta. Poi le complicanze cerebrali dell’intervento finirono per essere la genesi della grave patologia da cui è affetta tutt’oggi. Lei, la presunta vittima, aveva raccontato alla madre di essere stata abusata tempo dopo i fatti. Nel luglio del 2023, la 33enne era stata trasferita a Rimini, dove i medici avevano optato per una diminuzione della terapia farmacologica, dopo aver riscontrato segni di eccessiva stanchezza ed affaticamento.

La testimone

Il racconto della figlia, che le aveva anche mostrato i regali che il medico le avrebbe fatto, come uno «zaino di Frozen», le era apparso verosimile, soprattutto dopo che la donna addetta alle pulizie della clinica bellariese le aveva confidato di averli notati in atteggiamenti sospetti e che la stessa 33enne era stata ricoverata in una stanza ricavata vicino alla cucina della clinica, lontana dalle zone più in vista. L’addetta delle pulizie, ritenuta una testimone, in un primo momento aveva smentito di aver fatto quelle confidenze alla madre della paziente, salvo poi ritrattare tempo dopo, giustificando così la sua condotta davanti agli inquirenti: «avevo deciso di restare in silenzio perché avevo paura di perdere il posto».

 Le visite che hanno permesso di trascrivere una nuova relazione, secondo cui la 33enne non è in grado di testimoniare, sono state successive di qualche mese alle prime visite a cui la donna, nel pieno delle indagini che portarono all’arresto del professionista indagato, era stata sottoposta: in quel caso era risultata più lucida, motivo che suggerisce che si sia verificato un peggioramento delle sue condizioni.

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14 dicembre 2024 ( modifica il 14 dicembre 2024 | 16:04)

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