Startup in the Net: Innovazione nella Micro-Mobilità Sostenibile – Intervista con il Fondatore di Parkie Andrea Quartieri

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Un punto di riferimento per la micro-mobilità sostenibile. Questo è l’obiettivo di Parkie, la startup, supportata da EmiliaRomagnaStartUp, che ha partecipato al percorso Ecosister Accelerator 2024. Andrea Quartieri, fondatore di Parkie, ci racconta come è nata l’idea di progettare stazioni di parcheggio e ricarica per monopattini elettrici e e-bike, i progetti in cantiere della startup e le prospettive future.

Quartieri, di che cosa si occupa Parkie?

Parkie è una startup che offre soluzioni per la micro mobilità sostenibile. Nella fattispecie, realizziamo stazioni di parcheggio e ricarica che potremmo chiamare, per semplicità, rastrelliere. L’utente che possiede un monopattino elettrico o una e-bike parcheggia in sicurezza e nel frattempo ricarica il proprio mezzo.

Ci racconta le caratteristiche delle rastrelliere?

Ciò che rende particolarmente innovativa la soluzione offerta da Parkie è il sistema di ricarica integrato

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I primi competitor si limitavano a offrire delle prese esterne. Un sistema poco pratico perché i proprietari di un mezzo, per esempio, non hanno voglia di portarsi dietro il caricabatteria rischiando il furto. Questo da subito per noi ha fatto la differenza. Inoltre la tecnologia che sfrutta Parkie è piuttosto avanzata. Solo per fare qualche esempio, c’è il quadro elettrico con il salvavita, la messa a terra e la ventola di raffreddamento che interviene in caso di surriscaldamento, l’impianto rialzato contro la condensa, l’illuminazione per la notte. Io poi, essendo architetto di formazione, ho curato molto anche l’aspetto del design e della funzionalità. L’utilizzo è semplice e il prodotto è efficace, senza fronzoli e connesso.

Parkie funziona tramite app?

Sì. Le rastrelliere hanno un sistema tale per cui si possono tenere i monitoraggi degli accessi. Con l’app l’utente attraverso cui aprire il lucchetto intelligente, parcheggiare e ricaricare e, in caso, procedere al pagamento con carta di credito.

Come è nata l’idea di Parkie?

Nel periodo del Covid uscì il «bonus mobilità» e io ne approfittai acquistando un monopattino elettrico. Quando ho cominciato a impiegarlo quotidianamente ho notato che mancavano le infrastrutture di approdo, sarebbe a dire non c’erano parcheggi e modi per ricaricare. Mi sono messo a fare ricerche e mi sono accorto che non c’era nulla in questo ambito, né in Italia né all’estero. Era un problema perché il monopattino ha avuto subito un boom mentre le biciclette elettriche al tempo erano molto costose. Ora, anche a causa del nuovo Codice della strada, la situazione si è ribaltata ma il settore è in forte sviluppo anche grazie a iniziative e fondi rivolti alla mobilità sostenibile.

La prima rastrelliera quando è progettata?

Sono partito attorno al 2021 con il progetto e mi sono costituito nel giugno del 2022. Ho iniziato un periodo di incubazione alle Serre di ART-ER. Ho installato proprio lì il primo prototipo dedicato ai monopattini. In quello stesso periodo ho brevettato il prodotto sia per quanto riguarda il modello di utilità, sia il modello di design e il marchio.

A chi si rivolge Parkie?

Il mercato è B2B e B2G, sarebbe a dire ci rivolgiamo al privato e alle pubbliche amministrazioni. Per esempio ci sono aziende che mettono il bike to work tra le loro proposte di welfare aziendale e le nostre rastrelliere nella loro azienda possono fare comodo non solo per i dipendenti. Tramite app si possono rilevare i dati di utilizzo, informazioni preziosissime per i mobility manager. Il nostro business non è relativo solo alla vendita ma offriamo dei servizi. C’è l’estensione della garanzia, l’abbonamento alla app, lo studio di pacchetti chiavi in mano, tutti modi per fidelizzare il cliente. I primi ad acquistare Parkie sono stati dei centri commerciali ma stiamo sviluppando anche delle soluzioni per gli hotel. Siamo presenti alla Cicletteria di Parma e abbiamo contatti con realtà molto importanti anche per installare le rastrelliere negli spazi pubblici. Parkie è molto versatile, può soddisfare ogni tipo di richiesta.

Anche per il mondo sharing?

Ci stiamo pensando. Avere delle rastrelliere per il parcheggio e la ricarica ovvierebbe a una serie di problemi sia di ordine, visto che i mezzi spesso vengono lasciati in mezzo alla strada, ma anche di organizzazione. Adesso le società che si occupano di sharing rastrellano i mezzi la sera con dei furgoni, li ricaricano e li ridistribuiscono sul territorio. Le rastrelliere di Parkie possono essere ibride, rivolgendosi sia allo sharing sia al cittadino: in questo modo sarebbero accontentate due tipologie di utenza.

Nell’arco del 2024 avete partecipato a Ecosister Accelerator. Come è andata?

Noi ci siamo concentrati molto sul business plan e il pitch di presentazione: il nostro obiettivo è quello di diventare appetibili per venture capital e ai business angels. Per fare il salto di qualità dobbiamo ampliare il mercato e per farlo ho bisogno di ampliare il team. Il prodotto c’è e funziona. Ora è fondamentale occuparsi dello sviluppo della parte commerciale, della comunicazione e del marketing. Gli interlocutori possibili sono tantissimi, in Italia e all’estero, ma per intercettarli ho bisogno di personale qualificato e, per forza di cose, di risorse.

Come si vede Parkie tra qualche anno?

La prospettiva di Parkie è quella di diventare un punto di riferimento per la micro-mobilità sostenibile. Ora che la rastrelliera è pronta, ci stiamo concentrando anche sullo sviluppo di altri prodotti rivolti alla sicurezza dei ciclisti al passo con le regolamentazioni vigenti.

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Un consiglio per aspiranti startupper?

Se c’è un progetto, bisogna portarlo avanti consapevoli però che la buona idea da sola non basta. Io nella fase iniziale sono riuscito a fare tutto da solo avvalendomi di consulenti esterni ma il team è importante per recuperare finanziamenti per partire, per sviluppare un prototipo, per presentarsi. E poi mai arrendersi al primo ostacolo. A volte sembra di sbattere la testa contro il muro con la sensazione di non riuscire a venirne fuori. È importante avere la forza di superare il momento anche perché di problemi da superare ce ne saranno sempre. È normale quando si ha a che fare con una startup.

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