Ponte Nord, nella baraccopoli a pochi metri dal centro: “

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Tende, coperte, cartoni, rifugi di fortuna per tentare di sfuggire alle temperature rigide di dicembre. A pochi metri in linea d’aria da piazza Garibaldi e dal centro storico a Parma esiste una sorta di baraccopoli, ben visibile anche dal ponte delle Nazioni, all’esterno della struttura del ponte Nord, proprio di fronte alle vetrate e sopra il torrente. 

Chi non ha casa, chi vive per strada e in alcuni casi al limite della legalità si è insediato nella maxi struttura, ideata nel 2010 e inaugurata nel 2012 grazie a 25 milioni di euro per la sede dell’Efsa e ai contributi degli industriali Pizzarotti e Codelfa (altri 14 milioni per un totale di 39 milioni di euro). Dal progetto mastodontico e simbolo dello spreco di denaro pubblico a luogo precario di rifugio di senzatetto. Ma chi vive al Ponte Nord? Ci sono alcuni ragazzi stranieri che non riescono a trovare un’abitazione in affitto, diversi lavoratori che pur avendo un impiego non ce la fanno a prendere in affitto una casa, sia per i prezzi che per il pregiudizio che permane nella nostra città. 

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C’è Atef (nome di fantasia) che ogni sera torna al ponte Nord dopo aver lavorato in un magazzino nell’area industriale di Parma. La ricchezza della logistica che a Parma fattura più di 2 miliardi di euro all’anno, si scontra con la fragilità e la precarietà di chi ci lavora. “Dormo in una tenda che ho messo qui circa sei mesi fa – ci racconta il giovane 24enne del Bangladesh arrivato a Parma cinque anni fa. Non sono riuscito a trovare un affitto né a Parma né in provincia.

Da qui in bicicletta (Atef ha una bici elettrica che gli consente di fare il percorso da viale Europa allo Spip) riesco a raggiungere il mio posto di lavoro. Sono single e anche il Comune non ha soluzioni per me. Poi lavoro, quindi ho un reddito, ma non è sufficiente per pagare tutte le spese, principalmente quelle dell’affitto”. Atef parla ma non tutti sono disponibili come lui. Il ponte Nord si è trasformato in un non luogo dove, nelle prime ore della serata iniziano ad arrivare persone. Con la stagione invernale arrivano già con il buio, nel tardo pomeriggio. “Qui bisogna stare attenti. E’ normale, vivere in strada comporta una serie di pericoli da non sottovalutare. Io lavoro e non ho alternative a questa tenda ma c’è anche chi non ha trovato lavoro e si arrangia come riesce”. 

Qui vivono anche alcuni camionisti che provengono dall’Est Europa. Atef li conosce e riusciamo a scambiare con loro qualche parola. “Si, lavoriamo come trasportatori e come corrieri. Alla fine del turno di lavoro veniamo a dormire qui. Perchè lo facciamo? Non sappiamo dove andare, la città ha costi altissimi e quindi l’unica possibilità per ora è questa. Alcuni di noi (ci sono sei/sette uomini di circa 30 anni) hanno provato a cercare un’abitazione in affitto ma non si trova niente. Il problema dei proprietari che non affittano agli stranieri è ancora presente in città. “Io per esempio sono stato sfrattato dall’abitazione in cui vivevo con la mia famiglia. Io lavoro e poi dormo qui, mia moglie e i figli per ora sono ospitati a casa di alcuni parenti”. 

C’è anche chi vive al limite della legalità, se non in vere e proprie situazioni di criminalità, che di notte viene a dormire qui ma sono una piccolissima parte degli abitanti del Ponte. Tra le decine di persone che si rifugiano qui ci sono soprattutto lavoratori e lavoratrici, nuovi cittadini che fanno fatica a trovare un alloggio stabile. Ci sono altre situazioni di fragilità, da persone che abusano di sostanze stupefacenti e di alcool ad alcuni con problemi di natura psicologia. 

Ponte Nord, la cattedrale nel deserto da 39 milioni di euro

Trentanove milioni di euro, di cui venticinque di fondi pubblici, centosessanta metri di lunghezza, trentatré di larghezza e quindici di altezza, tre livelli e una superficie complessiva di quasi 4 mila metri quadrati, undici lunghi anni di abbandono e degrado. Il Ponte Nord è per tutti i parmigiani e le parmigiane una ferita aperta, il simbolo della mala gestione dei fondi pubblici e uno spazio ormai ‘fantasma’ a pochi passi dal centro storico. Una vera e propria cattedrale nel deserto. Come il vascello fantasma dell’opera di Wagner esiste ma è ormai invisibile agli occhi di tutti e tutte. 

Il progetto mastodontico, redatto dall’architetto Vittorio Guasti, ex senatore Pdl e ex vicesindaco di Parma – ideato nel 2010 e inaugurato nel 2012 grazie a 25 milioni di euro per la sede dell’Efsa e ai contributi degli industriali Pizzarotti e Codelfa (altri 14 milioni per un totale di 39 milioni di euro) – si è rivelato un flop totale. Nonostante la legge vietasse espressamente di costruire stabili con usi permanenti sugli alvei dei fiumi e dei torrenti il Ponte Nord fu progettato come ponte abitabile per spazi espositivi e commerciali. Inoltre, particolare non irrilevante, le uscite di sicurezza previste dal progetto non sono a norma, secondo quanto stabilito dai vigili del fuoco in diverse relazioni.

 

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