Nuova linea di credito, «ossigeno» per l’ex-Ilva

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TARANTO – Una nuova linea di credito per dare liquidità alle casse dell’ex Ilva di Taranto è in arrivo dalla Morgan Stanley. Il finanziamento, che a quanto si apprende dovrebbe aggirarsi intorno ai 200 milioni di euro, servirà a tamponare i tempi supplementari che il Governo italiano ha concesso agli investitori per la presentazione delle manifestazioni di interesse. La data prevista come termine, adesso, è quella del 10 gennaio. La decisione mira anche a incentivare altri potenziali acquirenti, rimasti fuori dal primo giro di manifestazione di interessi, ad avanzare proposte concrete per il gruppo siderurgico. I concorrenti in gara al momento sono 15. Tra questi, tre sono interessati all’intero gruppo, mentre gli altri puntano a specifici asset del complesso industriale. Una delle condizioni fondamentali per aggiudicarsi la gara riguarda il progetto di decarbonizzazione, oltre al prezzo, al piano industriale e alle garanzie occupazionali: impegni gravosi, che richiedono una forza economica importante per essere assolti senza affanni.

Accanto alle questioni legate ai dipendenti diretti della fabbrica, c’è quella spinosa dell’indotto. La preoccupazione delle imprese che ruotano intorno alla galassia dell’acciaio di Taranto è connessa al recente passaggio dei pagamenti delle fatture da parte di Acciaierie d’Italia da 30-60 giorni, come pattuito con i commissari straordinari, a 90 giorni. I tempi si sono allungati mettendo in allarme i titolari delle imprese che, in molti casi, come avvenuto già ad esempio nel settore dei trasporti industriali, hanno già dovuto rinunciare al 20 per cento della forza lavoro. Decine di imprese stanno valutando il ricorso a strumenti che garantiscano la loro sopravvivenza nel caso in cui il ritardo nei pagamenti dovesse diventare insostenibile.

Sul punto è intervenuta l’associazione Aigi, che rappresenta gran parte delle aziende dell’indotto ex Ilva di Taranto. «La transizione ecologica avrà un costo pari a 5.000 miliardi di dollari a partire dal prossimo anno. A dichiararlo e l’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili. Costi che, nel triennio 2026-2028, subiranno ulteriori incrementi. A leggere questi dati, a voler sciorinare queste grandezze economiche, verrebbe da aggiungere: carbonizzare costa, decarbonizzare costa anche di più – afferma Aigi -. Il punto focale, e dirimente, di questa nuova rivoluzione industriale alle quale assistiamo ruota attorno al fattore tempo. Ogni fase di passaggio tra vecchio e nuovo necessita di essere accompagnata e sostenuta con politiche industriali congrue. Potendo far leva, se non si vogliono compromettere gli equilibri produttivi dei sistemi di riferimento, complessivamente considerati, su ciò che alcune scuole economiche di oltreoceano chiamano “soft landing” (atterraggio morbido). Taranto è emblema, e cartina al tornasole, di quanto serva governare la modernità se non si vuole rimanerne schiacciati sotto le contraddizioni che alla stessa, inevitabilmente, si accompagnano».

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

«L’ex Ilva andrà rilanciata in chiave ecosostenibile – spiega Aigi -. Dovrà essere sempre più, e sempre meglio, una fabbrica sicura e moderna. Sensibile nel ricercare un giusto equilibrio tra produzione e diritto alla salute, portando a sintesi le istanze di cittadini e lavoratori. Ma poter fare tutto questo, vivere la transizione e le fasi d’intermezzo, quando il vecchio non è ancora del tutto tramontato e il nuovo non è ancora completamente sorto, significa attrezzarsi per tempo. Fare i compiti a casa per bene, senza ridursi all’ultimo momento con una preparazione improvvisata e lacunosa. Pena il fallimento (e la chiusura) non solo della fabbrica, con il dissolvimento di migliaia di posti di lavoro, con l’azzeramento d’esperienze produttive riconducibili al sistema dell’indotto, ma anche degli interventi di bonifica – e messa in sicurezza – di aree prospicienti gli impianti industriali e le civiche abitazioni. Bagnoli, non ci stancheremo mai di ripeterlo, avrebbe dovuto insegnarci più di qualcosa in tal senso. Non serve, egualmente, strumentalizzare la malattia, specie quella dei nostri bambini, per meri tornaconti personali che, quasi sempre, si materializzano guarda caso nelle immediate vigilie di appuntamenti elettorali. La scienza non entra nelle urne, non si conta per poter contare, vive di dati, di studi condotti sul campo, di nessi di casualità, di processi di falsificazione. Anche consentire alla prassi medico-scientifica di raccontare la verità, senza infingimenti, e racconti stereotipati, significa abbracciare una nuova rivoluzione industriale. Con criterio. Con giustizia. Per il bene di tutti. Taranto può salvare la siderurgia italiana. La siderurgia italiana, con l’avallo delle autorità pubbliche, può e deve aiutare Taranto rendendola più forte, più grande, più europea. Perché – conclude Aigi – la transizione ecologica possa declinarsi anche con il concetto di sostenibilità (e solvibilità)».



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