Esplosione di Calenzano, quanto è importante il deposito Eni

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Per capire cosa sia successo nel deposito Eni di Calenzano, in Toscana, la Procura di Prato aprirà un procedimento per “appurare le eventuali responsabilità penali” a seguito dell’esplosione di oggi, 9 dicembre. Un incidente che ha portato alla morte di due persone e il ferimento di nove, due delle quali in condizioni molto gravi. E’ la nota del procuratore Luca Tescaroli a riassumere quanto accaduto stamattina nel deposito situato al confine tra Campi Bisenzio e Prato. Un impianto strategico perché collegato alla raffineria Eni di Livorno. Ma anche un sito delicato dal punto di vista della sicurezza, tanto da far parte dell’elenco dei 28 stabilimenti industriali ad alto rischio sicurezza della Toscana, stilato dall’Arpat.

L’esplosione di Calenzano

Le dinamiche dell’incidente cominciano ad essere più chiare: ad esplodere sarebbe stata un’autobotte nella zona delle pensiline di carico, come precisato da Eni, che in un aggiornamento aveva anche comunicato che le fiamme generate dall’esplosione erano confinate “alla zona pensiline di carico e non interessano in alcun modo il parco serbatoi”.

Secondo la Procura (che ha chiesto l’intervento di Arpat e Asl) “al momento dell’esplosione erano presenti diverse autobotti parcheggiate all’altezza degli stalli di approvvigionamento del carburante”.

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Domato l’incendio dai vigili del fuoco (che hanno utilizzato i droni per la ricerca di dispersi), resterà da capire quale sarà l’impatto ambientale del disastro, che è già costato la vita a due persone – facendo alzare nuovamente le polemiche che ripartono a ogni nuovo incidente sul lavoro in Italia.

I numeri del deposito di Calenzano

I numeri del deposito di Calenzano sono rilevanti, e raccontano l’mportanza di un’infrastruttura direttamente collegata alla raffineria di Livorno, una delle più importanti d’Italia.

Quanto è grande?

Parliamo di un deposito da 170.300 metri quadrati. Nello stabilimento ci sono parchi serbatoi e pensiline di carico autobotti (ATB), ma anche sale pompe, impianti di misurazione fiscale, impianti di recupero vapori dalle pensiline di carico ATB, un impianto di trattamento acque, cabine elettriche.

Cosa fa?

Come si legge sulle schede dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), lo stabilimento di Calenzano è importante perché riceve, stocca e spedisce quello che arriva (benzina, gasolio, kerosene) dai due oleodotti provenienti dalla Raffineria Eni di Livorno. Lo stoccaggio avviene in serbatoi per poi essere inviato alle pensiline di carico delle autobotti – tutto gestito da una sala controllo. Nello stabilimento non avviene riprocessamento dei prodotti.

Quanto carburante c’è?

Secondo la dichiarazione ambientale della stessa raffineria di Livorno, circa il 37% dei prodotti finiti della raffineria viene movimentato verso il Deposito di Calenzano e verso terzi tramite gli appositi oleodotti di collegamento. Secondo un elaborato tecnico del Comune di Calenzano (dove ci sono due stabilimenti a rischio di incidente rilevante, e il deposito è uno di questi) risalente al 2022, ogni mese nel deposito vengono movimentate quasi 13mila tonnellate di carburante e passano 1120 autobotti al mese. Un’analisi del 2020 dell’associazione Medicina Democratica parla di 160mila tonnellate di carburante stoccate.

Perché è in una posizione delicata?

Vicino allo stabilimento c’è di tutto: la ferrovia regionale (40 m), l’Autostrada del Sole (800 m), la Firenze Mare (1,4 km), l’aeroporto di Peretola. “Se avvenisse un incidente rilevante (incendio, esplosione) sarebbe tagliata in due l’Italia”, aveva riferito qualche anno fa la stessa analisi di Medicina Democratica riportata dalla Nazione si  soffermava anche sul pericolo ambientale legato ad eventuali sversamenti e ai vapori legati alle operazioni  del deposito.

“I tecnici dell’Agenzia regionale Toscana per la protezione ambientale sono sul posto per valutare le potenziali ricadute degli inquinanti, inclusi eventuali effetti sui corsi d’acqua”. Lo scrive il governatore della Toscana Eugenio Giani sui social.

Quello dell’acqua è un tema rilevante. Letteralmente al confine dell’impianto Eni scorre il Garille, a 300 metri la Marina, e a 900 metri sono presenti delle falde acquifere sotterranee.

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Otre all’acqua c’è naturalmente l’aria: sono state distribuite mascherine alle persone vicine al luogo dell’esplosione, ma la colonna di fumo si alza per km, e la protezione civile ha chiesto ai cittadini di tenere le finestre chiuse fino a 5 km di distanza. I dati Arpat indicano centri abitati di Calenzano, Campi Bisenzio, Sesto Fiorentino e Prato entro 1,1 km dal luogo dell’esplosione.

Cosa sono gli stabilimenti a rischio rilevante

Uno stabilimento industriale – di solito depositi di GPL, di esplosivi, industrie chimiche di processo, raffinerie di petrolio – è a Rischio di Incidente Rilevante (RIR) in base alla “Direttiva Seveso” e alle sostanze pericolose presenti nello stabilimento stesso. In base ai quantitativi si definisce se lo stabilimento fa parte di quelli con un livello di rischio di Soglia Inferiore o di Soglia Superiore.

Il deposito Eni fa parte del secondo caso, insieme ad altri 27 siti in tutta la Toscana, ma nell’ultima indagine Arpat (nel 2023) non ha ricevuto appunti sulla sicurezza dell’impianto e richieste di misure integrative, unico tra quello controllati lo scorso anno (10 in tutto, in un sistema che prevede che ogni impianto venga controllato una volta a triennio) dall’agenzia regionale per l’ambiente della Regione Toscana.



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