Drammatico aumento delle morti sul lavoro, ‘Umbria tra le più pericolose
Drammatico aumento – A fine ottobre 2024, sono stati registrati 890 decessi sul lavoro in Italia, con un incremento di 22 vittime rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+2,5%). Questo aumento continua a confermare un trend preoccupante che non accenna a fermarsi, con un numero di decessi che cresce più rapidamente rispetto all’anno precedente. Il settore delle costruzioni è il protagonista principale di questo dramma, con 128 vittime, seguito da altre categorie come attività manifatturiere e trasporti.
Le regioni più pericolose per i lavoratori continuano a essere Valle d’Aosta, Basilicata, Umbria, Trentino-Alto Adige, Sicilia, Molise e Sardegna, che si trovano nella zona rossa per rischio mortale sul lavoro. In particolare, l’Umbria si distingue come una delle aree a maggior rischio, con 16 decessi in occasione di lavoro entro ottobre 2024. In contrasto, Toscana e Marche si confermano le regioni più sicure, con le incidenze di mortalità più basse d’Italia. L’analisi del fenomeno mostra anche un dato allarmante riguardo i lavoratori stranieri, che continuano a essere esposti a un rischio mortale quasi triplo rispetto agli italiani. Su 657 vittime sul lavoro in occasione di lavoro, 149 sono lavoratori stranieri, con un’incidenza di 62,8 morti ogni milione di occupati, rispetto ai 24,0 morti degli italiani. Anche il dato relativo all’età dei lavoratori colpiti è preoccupante.
La fascia di età più vulnerabile è quella dei lavoratori ultrasessantacinquenni, con un’incidenza di 112,8 morti ogni milione di occupati, seguita dai lavoratori tra i 55 e i 64 anni con un’incidenza pari a 45,0. La fascia numericamente più colpita dagli infortuni mortali resta quella tra i 55 e i 64 anni, con 230 vittime. I settori più colpiti dagli infortuni mortali rimangono, quindi, costruzioni (128 decessi), attività manifatturiere (86 decessi), trasporti e magazzinaggio (84 decessi), con il commercio che registra 48 morti. Il settore delle costruzioni continua a essere il principale responsabile dei decessi sul lavoro, con una media di quasi 13 morti al mese, pari a 3 vittime alla settimana. Per quanto riguarda il genere, 47 donne hanno perso la vita in occasione di lavoro e 28 in itinere, mentre i lavoratori stranieri sono più vulnerabili, con 149 morti in occasione di lavoro e 40 in itinere.
Ancora una volta, il giorno più mortale della settimana è il martedì, con un totale di 20,2% degli incidenti mortali che si verificano in questo giorno. Le denunce totali di infortunio continuano a crescere, seppur di poco, con un aumento dello 0,4% rispetto all’anno scorso. Nel periodo gennaio-ottobre 2024, sono state presentate 491.439 denunce di infortunio, rispetto alle 489.526 dello stesso periodo del 2023. Le attività manifatturiere si confermano come il settore con il più alto numero di infortuni, seguite dalle costruzioni e dalla sanità. Per quanto riguarda le denunce totali per genere, si registrano 174.337 denunce per le donne e 317.102 per gli uomini.
Il rischio di morte sul lavoro, analizzato per singole regioni, evidenzia un panorama inquietante. Le regioni con la maggiore incidenza di mortalità rispetto alla media nazionale sono quelle classificate in zona rossa, tra cui l’Umbria, che si conferma come una delle regioni più rischiose per la sicurezza sul lavoro. In particolare, la regione presenta un tasso di mortalità che supera il +25% rispetto alla media nazionale, con un rischio che rimane costantemente elevato, in linea con la situazione delle altre regioni meridionali e insulari. In termini di settore, le costruzioni continuano a rappresentare il campo più pericoloso, con 128 decessi registrati a fine ottobre 2024. Questo dato conferma che il rischio in questo settore non è mai diminuito, malgrado gli sforzi per migliorare la sicurezza sul lavoro. Seguono le attività manifatturiere con 86 decessi, e i settori del trasporto e magazzinaggio, con 84 vittime.
Il commercio, seppur più sicuro, continua a registrare 48 morti. Le denunce di infortunio per lavoratori stranieri sono anch’esse in aumento, con 85.747 denunce per infortuni in occasione di lavoro. Questo dato sottolinea ancora una volta la maggiore vulnerabilità di questa categoria di lavoratori, che continua a registrare tassi di mortalità e infortuni molto più alti rispetto agli italiani. Un fenomeno che evidenzia la necessità di un impegno maggiore per garantire la sicurezza e le condizioni di lavoro dignitose per tutti i lavoratori, senza distinzioni. Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering, commenta i dati aggiornati con una preoccupazione crescente: “Anche se mancano due mesi alla fine dell’anno, è già chiaro che il bilancio delle vittime sarà tragicamente simile a quello del 2023.
Le statistiche di ottobre 2024 confermano un altro anno drammatico, con più morti e più infortuni. Dietro ogni vittima c’è una famiglia distrutta, e purtroppo ogni giorno vediamo continuare questa strage. Il rischio non diminuisce, e la sicurezza sul lavoro sembra ancora troppo lontana dal diventare una realtà”. Il monitoraggio del fenomeno dell’infortunio sul lavoro, condotto dall’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega Engineering, fornisce anche una zonizzazione delle regioni italiane in base all’incidenza degli infortuni mortali.
Le zone rosse, che segnalano le regioni con un’incidenza superiore al 25% rispetto alla media nazionale, sono quelle dove il rischio di morte sul lavoro è più alto. In queste zone, il rischio è costante, e le statistiche non sembrano dare segni di miglioramento. La zonizzazione aiuta a comprendere dove gli interventi di prevenzione debbano essere maggiormente intensificati per ridurre il numero di vittime. In conclusione, la situazione delle morti sul lavoro in Italia è inaccettabile e richiede un cambiamento radicale nella gestione della sicurezza. Le regioni più colpite devono aumentare gli sforzi per proteggere i lavoratori, garantendo condizioni di lavoro più sicure e promuovendo una cultura della sicurezza che coinvolga tutti, dai lavoratori alle istituzioni.
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