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Sono iniziati da una decina di giorni i lavori per la realizzazione di ‘Casa Rider’, in via Palmieri, pieno centro di Firenze, a due passi da piazza Santa Croce. Il progetto è nato su impulso della Cgil di Firenze in collaborazione con L’AltroDiritto, Oxfam, CAT, Nosotras. L’obiettivo è quello di fornire uno spazio dove le centinaia di rider che da mattina a sera corrono per Firenze per consegnare gli ordini ricevuti possano trovare uno spazio di riposo e ristoro.
Ma non solo. Sarà uno spazio, come spiega la Cgil, dove potranno essere ricaricate le batterie delle bici, dove ci saranno servizi igienici, un forno a microonde per scaldarsi un po’ di cibo. Molti rider, del resto, visti i costi dell’abitare a Firenze, vivono lontano dal centro città e non hanno un luogo dove passare i momenti di minor lavoro, o magari qualche pausa. Chiunque avrà visto capannelli di rider in vari punti della città.
“Lavorano per grandi multinazionali del ‘food delivery’ e sono costretti a sostare per l’intera giornata in strada, in attesa di una consegna per la quale sono pagati pochi euro, nonostante il gran caldo o le giornate fredde e di pioggia. Abbiamo deciso insieme di aprire uno spazio, una casa, dove potersi riparare e riposare, bere un bicchiere d’acqua, mangiare un pasto caldo, accedere ai servizi igienici, condividere problemi e necessità e magari organizzarsi per cambiare questo modello opprimente di lavoro”, spiega Ilaria Lani, della segreteria provinciale della Cgil.
Non solo rider
Sarà uno spazio di ascolto e di confronto “in cui mettere a disposizione primi servizi di informazione e orientamento per rompere la condizione di isolamento in cui vivono molti rider, che nella maggior parte dei casi portano con sé percorsi migratori, di vita e familiari molto complessi e a cui la città rischia di essere impermeabile”. La grandissima parte dei rider – in tutto nell’area fiorentina sarebbero circa cinquecento – è di origine pakistana, altri vengono da Bangladesh, Nigeria, Somalia.
‘Casa Rider’ sarà aperta a tutti i migranti, delle cui problematiche profonde si occupano del resto le associazioni partner della Cgil per questa iniziativa: L’Altrodiritto, Cat, Oxfam Intercultura e Nosotras, tutte impegnate in vari modi a tutela delle persone migranti. “Casa Rider infatti – viene spiegato – non vuole essere solo uno spazio fisico di riposo e socialità dedicato ai ciclofattorini, ma anche un centro di comunità per raccogliere i bisogni sociali e offrire una prima informazione e un orientamento verso la rete dei servizi disseminati nel territorio, promossi dalle istituzioni pubbliche e dalla rete delle associazioni”.
Riparo e ristoro ma anche socializzazione e diritti
Uno spazio immaginato insomma come riparo e riposo, ma anche di socializzazione e formazione, dove si terranno corsi di lingua italiana, incontri su diritti dei lavoratori (non è certo un mistero che i migranti siano i più sfruttati anche sul lavoro nero), salute, sicurezza, codice della strada. Per contrastare lo sfruttamento sul lavoro sarà aperto un vero e proprio sportello di informazione e consulenza. E poi orientamento su questioni giuridiche, accesso alla casa, sanità.
Proprio la casa è un problema gravissimo. Molti, come detto, vivono fuori Firenze. Tanti altri sono costretti a sborsare cifre alte per un ‘posto letto’, in una stanza condivisa magari con altre tre, quattro persone. Perché già è difficile trovare casa per un italiano, per gli stranieri è quasi impossibile e bisogna accettare di tutto. “Duecento euro per un letto, in stanza siamo in quattro”, ci dice del resto anche Mohammed.
Casa Rider, uno paio di stanze con una piccola corte interna, in via Palmieri 11 rosso, è stato concesso gratuitamente dal Comune, viste le finalità sociali del progetto. Uno spazio che del resto è sempre stato destinato al sociale: a lungo è stato sede del Movimento di Lotta per la Casa, ai tempi di Lorenzo ‘Mao’ Bargellini, nipote del sindaco dell’alluvione e cugina dell’attuale sindaca Sara Funaro, morto nel 2017. E proprio a Bargellini sarà dedicato un omaggio, per tenerne vivo il ricordo. “Metteremo un quadro, un dipinto con la sua immagine che si veda fin dall’ingresso”, fa sapere Lani.
Ora però servono le risorse economiche per far concludere i lavori entro gennaio. Necessari, viene calcolato, almeno 30mila euro: 6mila euro per impianto elettrico e colonnine elettriche, 5mila per l’impianto di riscaldamento, 4mila per impianto idraulico e bagno, mille euro per allestire la ciclo-officina solidale da allestire nella corte interna, 4mila per scrivanie, pc, lampade, divano, sedie, forno a microonde, frigorifero. Infine occorrono circa 10.000 euro per sistemare gli infissi, i serramenti e risanare l’intonaco. Dalla Fondazione il Cuore si scioglie è già arrivato un importante contributo, che non basta: on line è attivo il crowdfunding per arrivare alla cifra che consenta di portare a termine i lavori.
“Costruisci Casa Rider assieme a noi. Ti chiediamo una donazione anche piccola per un progetto grande: dare riparo e dignità a chi ogni sera ci porta il cibo a casa, per consentire loro di incontrarsi, organizzarsi e lottare per un lavoro con piene tutele, per superare la condizione di fragilità che intrappola le persone migranti, per dimostrare che nel cuore del centro di Firenze è possibile dar vita ad uno spazio sociale che si prenda cura di chi è più vulnerabile”, l’appello on line. Se tutto va bene dovrebbe essere pronta a fine gennaio.
La testimonianza: “Viviamo in 11 in tre stanze”
“Va troppo piano”, quando l’algoritmo fa sanzionare il rider
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