Un tram giallo a Milano (Foto di Getty Images)
L’ economia circolare, intesa non solo come modello di produzione e consumo basato sul recupero, il riciclo e il riutilizzo, ma come sistema economico che parte da cittadini e imprese e, passando attraverso le istituzioni, ritorna a essi sotto forma di benessere sostenibile: è stato questo il senso del Forum regionale per lo sviluppo sostenibile, organizzato da Regione Lombardia e giunto alla sua quinta edizione. La manifestazione si è svolta dal 13 settembre al 30 ottobre e si è articolata in quattro tappe (Brescia, Varese, Sondrio e Mantova) e una giornata conclusiva a Milano. Il tema attorno a cui è ruota- ta questa edizione del Forum è, appunto, l’economia circolare. Uno dei pilastri del Green Deal e dell’Obiettivo 12 (Consumo e produzione responsabili) dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Restando sul significato stretto dell’espressione «economia circolare», l’Italia può definirsi tra i Paesi più virtuosi dell’Unione europea: secondo i dati Ispra, la raccolta differenziata dei rifiuti urbani è al 65,2 per cento della produzione, un dato già superiore all’obiettivo previsto per il 2035 (65 per cento) dall’Ue.
Il lavoro locale
La Lombardia, a sua volta, risulta tra le Regioni più efficienti: la raccolta differenziata è al 73 per cento, il conferimento in discarica dei rifiuti è dello 0,04 per cento, la trasformazione in risorse è all’85 per cento. «Si tratta di ottimi risultati, ma non dobbiamo fermarci: c’è ancora molto lavoro da fare sulla diffusione della cultura della sostenibilità in scuole, imprese e tra i cittadini, così come sul sostegno alle nuove professioni, come i green jobs, e sull’innovazione: pensiamo all’ecodesign, che permette di utilizzare meno materie prime vergini negli imballaggi, o anche a una nuova idea di turismo, più attento al consumo delle risorse locali», spiega Giorgio Maione, assessore Ambiente e Clima di Regione Lombardia.
Il Protocollo per lo sviluppo
Ogni anno il Forum è un momento di confronto tra tutti gli attori della Regione. E a questa iniziativa è legato anche il Protocollo lombardo per lo sviluppo sostenibile
, che con l’adesione di circa 60 associazioni, fondazioni e altri enti rappresentativi della società lombarda costituisce una piattaforma di collaborazione tra l’amministrazione e il territorio. I sottoscrittori presentano con l’adesione un piano di impegni per coinvolgere i cittadini attraverso iniziative di sensibilizzazione, formazione, riduzione degli impatti ambientali e molto altro. Il contatto con le realtà territoriali è una delle basi di un progetto ambizioso che Regione Lombardia sta portando avanti: l’approvazione di una legge regionale sul clima. «Si tratta di un provvedimento che permetterà di alzare l’asticella su molti obiettivi, come le città e gli edifici smart, i territori interconnessi e molto altro», racconta Maione. «Stiamo realizzando le prime bozze, entro fine anno comincerà il confronto con le categorie per arricchire questo progetto». Dal confronto con cittadini, imprese e associazioni, quest’anno sono emerse alcune priorità.
Snellire le procedure
In cima alla lista c’è la semplificazione normativa: l’eccessiva burocrazia e la lunghezza delle pratiche può disincentivare le piccole e medie imprese, che rappresentano la maggior parte del tessuto economico lombardo, a investire in tecnologie e sostenibilità. Per questo motivo le Pmi chiedono leggi e iniziative più adatte alla loro taglia. Un tema che, almeno per quanto riguarda la Lombardia, si collega a un settore che, in particolare all’inizio del 2024, è stato molto in fermento: l’agricoltura. «Noi siamo convinti che economia, ambiente e agricoltura non siano in contrasto, bensì elementi per garantire uno sviluppo sostenibile. Da questo punto di vista dobbiamo dialogare con le associazioni di categoria per creare norme e iniziative che rendano una delle principali regioni agricole europee, come la Lombardia, un modello di agricoltura sostenibile», dice l’assessore.
Gli investimenti da fare
Per raggiungere obiettivi così ambiziosi, anche per quanto riguarda altri settori, servono però investimenti in nuove tecnologie, che spesso le Pmi non sono in grado di sostenere.
«Dobbiamo ragionare in ottica di filiera, solo così si crea mercato e si riesce a difendere meglio tutti i componenti del comparto», argomenta Maione. «La Regione sta finanziando diverse startup e filiere: quelle che si occupano di materie prime critiche e Raee, con 40 milioni di euro; quelle che sviluppano intelligenza artificiale, con 80 milioni; e ancora, altri 80 milioni per sostenere il rilancio di startup e Pmi». Dopo cinque edizioni, per Giorgio Maione – che ha partecipato negli scorsi giorni alla Cop 29 in quanto dallo scorso giugno ricopre anche l’incarico di vicepresidente di Regions4, la rete internazionale delle Regioni sul clima – la formula adottata dal Forum per lo sviluppo sostenibile si è rivelata efficace. «Crediamo che ascoltare i territori e costruire gli incontri basandoci sulle varie realtà e le loro peculiarità, sia una strategia vincente», conclude l’assessore: «Attraverso questi continui confronti il modello di scrittura delle norme, che sono andate verso una maggiore semplificazione e in alcuni casi verso obiettivi Esg sempre più ambiziosi, si è dimostrato più funzionale».
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