Affitti brevi, Regione Liguria annuncia nuove norme per ottenere il CIN

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Tra le prime manovre su cui sta lavorando la nuova giunta di Regione Liguria, c’è la questione sempre più pressante degli affitti brevi e delle strutture ricettive non a norma, con misure per semplificare le procedure per ottenere il Codice Identificativo Nazionale (CIN), che diventerà obbligatorio dal 1° gennaio 2025.

In tal senso, «stiamo adottando tutte le misure necessarie per agevolare l’adeguamento da parte delle strutture ricettive e delle locazioni turistiche alla nuova normativa. I nostri uffici hanno già inviato una comunicazione massiva ai locatori, fornendo indicazioni chiare sugli obblighi e semplificando le procedure per ottenere il Codice Identificativo Nazionale (CIN)», ha comunicato l’assessore al Turismo di Regione Liguria, Luca Lombardi.

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«Si tratta», prosegue Lombardi, «della prosecuzione di un percorso che Regione Liguria ha intrapreso da tempo e che porta avanti con determinazione, e che ha come obiettivo quello di rafforzare la sicurezza e promuovere una maggiore trasparenza nel settore turistico».

La Regione ha inoltre avviato un confronto diretto con i territori: «È fondamentale coinvolgere Comuni, associazioni di categoria e stakeholder locali per garantire un adeguamento efficace e condiviso», prosegue Lombardi. «L’obiettivo è costruire un sistema che non sia solo rispettoso della legge, ma che contribuisca a valorizzare e qualificare il nostro turismo».

Affitti brevi, tra offerta non concorrenziale e caro affitti

Come in tutta Italia e in molte zone d’Europa, una regione ad alti flussi turistici soffre sempre di più del problema del diffondersi degli affitti brevi di abitazioni, spesso non a norma rispetto a quanto le strutture ricettive devono rispettare.

La Liguria è in ritardo sulla regolarizzazione degli affitti brevi: a un mese esatto dall’entrata in vigore del nuovo decreto legge, previsto per il 1° gennaio 2025, il 44% delle strutture destinate alla locazione turistica in Regione non ha ancora richiesto il Codice identificativo nazionale (CIN). Secondo i dati del Ministero del Turismo, inoltre, più di 18mila delle oltre 41.800 strutture registrate nel territorio ligure sono ancora sprovviste del codice obbligatorio, questione che mette in seria difficoltà sia i proprietari che le autorità locali.

Il fenomeno è diffuso su tutto il territorio regionale: se la situazione più critica si registra a Savona, con addirittura più della metà (ben il 54%) delle strutture non è ancora in regola nemmeno il capoluogo se la passa meglio: circa il 38% delle realtà deve ancora ottenere il codice identificativo nazionale. Una via di mezzo le altre due province: a La Spezia non ha ancora il CIN il 39% delle strutture, a Imperia il 43%.

Il rischio per i proprietari dettato da questo ritardo è di incorrere in pesanti sanzioni a partire dal 1° gennaio, quando la normativa sul codice identificativo entrerà in vigore. Le sanzioni variano da 800 a 8.000 euro per l’assenza del CIN, oltre a multe da 500 a 5.000 euro per la mancata esposizione del codice all’esterno della struttura.

Regione precisa: non è una operazione punitiva ma uno strumento per combattere l’abusivismo

«L’introduzione del CIN», precisa Lombardi, «rappresenta uno strumento cruciale per combattere l’abusivismo e migliorare la competitività dell’offerta turistica. La Liguria è sempre stata un modello di riferimento nel settore: siamo stati i primi in Italia a introdurre il codice CITRA (Codice identificativo turistico regionale appartamenti) per le locazioni turistiche, un passo importante che oggi si integra perfettamente con il nuovo quadro normativo»

Il neo assessore si impegna anche a monitorare «costantemente l’andamento di questa fase di adeguamento, pronti a intervenire con ulteriori strumenti e iniziative a supporto degli operatori. Il nostro impegno è rendere il turismo in Liguria sempre più sicuro, accessibile e sostenibile».

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