Genova. Anche un avvocato genovese e un poliziotto della Questura di Genova in pensione da qualche anno compaiono nelle carte dell’inchiesta che ha portato ieri all’arresto dell’imprenditore Gabriele Silvano di altre cinque persone. Entrambi – emerge dall’ordinanza di custodia cautelare firmata dalla gip Paola Faggioni – avrebbero agevolato Silvano in alcuni dei reati che lo hanno fatto finire in carcere.
Silvano, difeso dall’avvocato Nicola Scodnik, è accusato – insieme a Salvatore Mario Lo Piccolo – di trasferimento fraudolento di valori con l’aggravante di aver agevolato Cosa Nostra, di estorsione nei confronti della ex moglie e di associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico insieme ad Enrico Bomarsi e tre cittadini sudamericani.
L’avvocato indagato per favoreggiamento
Nella vicenda della compravendita di alcuni terreni a Palermo, che costituisce il primo capo di imputazione per Gabriele Silvano, è indagato a piede libero per favoreggiamento anche un avvocato genovese, S.F. L’avvocato è amico di Silvano e secondo quanto emerso dall’ordinanza di custodia cautelare avrebbe aiutato l’amico nella compravendita del terreno.
In base all’inchiesta il contratto sarebbe stata un favore alla cosca San Lorenzo – Tommaso Natale a cui Salvatore Lo Piccolo era affiliato e che i mafiosi temevano finisse confiscata. Un terreno agricolo che si apprestava a cambiare destinazione d’uso diventando edificabile e che quindi avrebbe avuto un valore molto superiore a quello pattuito.
Scrive la gip Faggioni che l’avvocato avrebbe “perfettamente presente, al pari di Silvano del resto, che lo dice espressamente” che la Dia avrebbe potuto redigere un’informativa per l’intestazione fittizia” di quel terreno e “suggerisce all’amico di non usare il suo cellulare, pur sapendo certamente che un accertamento amministrativo non potrebbe avvalersi di intercettazioni e/o acquisizioni di traffico telefonico”. Ancora S.F. “partecipa alla individuazione di modalità di comunicazione ‘riservate’ per chiedere all’altra parte contraente di non fare il nome di Lo Piccolo nel caso gli investigatori gli avessero fatto domande per “eludere eventuali investigazioni” decidendo di utilizzare per le comunicazioni con l’intermediario il telefono del factotum di Silvano. “Lo chiami con quello?” diceva l’avvocato all’amico “No, sei matto”.
Il poliziotto ex criminalpol sapeva dei traffici di droga
Ma c’è un’altra figura che emerge dalle carte e il cui ruolo – così come la sua iscrizione o meno nel registro degli indagati – non è chiara. Si tratta di S.T., ex poliziotto della Criminalpol e poi della sezione criminalità organizzata della squadra mobile di Genova. Aveva finito la carriera al servizio scorte e da tre anni è andato in pensione. Viene anche lui intercettato diverse volte in auto con Silvano.
Dalle intercettazioni emerge come il poliziotto, con cui l’imprenditore della Valpolcevera si confida, sia perfettamente a conoscenza delle amicizie pericolose dell’imprenditore, con le cosche mafiose, che conosce bene per il lavoro che fa.
Ma soprattutto emerge come Silvano, scrive la gip Paola Faggioni, sembra sfruttare le conoscenze dell’amico poliziotto “per monitorare ed escludere possibili attività investigative sui containers di interesse”, quelli con la cocaina importata dall’Ecuador.
Insomma, da quanto emerge dalle carte dell’inchiesta S.T sembrava essere perfettamente a conoscenza dei traffici illeciti dell’amico. Non essendo all’epoca dei fatti – le conversazioni intercettate sono tutte tra il 2022 e il 2023 – non era più un pubblico ufficiale con l’obbligo di denunciare un reato di cui a conoscenza. Ma c’è un altro stralcio di conversazione che emerge dalle carte e che potrebbe far supporre un interessamento specifico del poliziotti nella vicenda. E’ un’intercettazione del 17 maggio dell’anno scorso Silvano parla con un altro amico, C.R., probabilmente un complice visto che parla esplicitamente di un carico di 500 kg cocaina che dovevano arrivare al porto di Voltri. Gli dice che il capo del cartello in Sudamerica però gli aveva detto di “lasciar andare i containers” perché “c’è qualcosa sotto”. Ma Silvano all’amico C.R dice che però l’amico poliziotto “insisteva perché li recuperassi” perché le sue fonti sembravano sicure che non ci sarebbero stati problemi.
In realtà poi quel carico a Genova non arriverà mai, ufficialmente perché Silvano non aveva saldato i debiti precedenti con il cartello sudamericano.
Venerdì gli interrogatori in carcere
Intanto sono in corso ulteriori approfondimenti da parte della Dia su eventuali ulteriori complici di Silvano e degli altri arrestati che al momento si trovano in carcere a Marassi e venerdì mattina saranno tutti sentiti dalla gip Faggioni nell’interrogatorio di garanzia.
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